2011-05-05 15:07:35

Orissa: sciopero della fame contro le persecuzioni anticristiane


Il movimento ecumenico indiano “Global Council of Indian Christians” (GCICC) ha annunciato per domani, 6 maggio, una Giornata di sciopero della fame che si terrà a Bubaneshwar, capoluogo dell’Orissa. Il Consiglio, come spiega a Fides il suo Presidente nazionale, Sajan K.George, intende attirare l’attenzione delle istituzioni sull’attuale situazione dell’Orissa, dove il fenomeno delle violenze, manifeste o latenti, sui cittadini di fede cristiana “continua in modo strisciante, pronto a riesplodere, con la copertura delle autorità civili”. Questi gli obiettivi dello sciopero della fame: protestare in modo non violento per le discriminazioni e le persecuzioni dei cristiani in Orissa; chiedere una indagine approfondita sul coinvolgimento dei vertici militari nei massacri anticristiani a Kandhamal, il distretto dell’Orissa teatro delle violenze del 2008; processare i colpevoli; denunciare il boicottaggio sociale, economico e religioso che oggi si registra in Orissa, imposto ai cristiani dai militanti di movimenti estremisti indù come il "Rashtriya Swayamsevak Sangh" (RSS); chiedere la revoca della discussa “Legge anti conversioni”, in nome della quale si compiono arresti e violenze sui cristiani. Sajan K.George guiderà a Bubaneshwar la Giornata pubblica di protesta e di digiuno, a cui tutti i fedeli e tutti gli uomini di buona volontà potranno unirsi, in ogni parte dell’India. Si prevede una grande affluenza di fedeli, mentre anche in altre città come Delhi e Bangalore si terranno, in contemporanea, simili iniziative. I fedeli dell’Orissa, nota il GCICC, “sono emarginati e privati dei loro diritti fondamentali a causa della loro fede. Si fa di tutto perfino per impedire loro di professare semplicemente il culto cristiano. La situazione è molto grave e richiede una piena presa di coscienza del governo federale”. Nel 2008 la violenza contro i cristiani in Orissa colpì 13 distretti e fece oltre 100 morti; nel solo distretto di Kandhamal 6.600 case furono distrutte e 56.000 furono gli sfollati interni.







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