Obama depone una corona di alloro a Ground Zero. L'Onu chiede spiegazioni sull'uccisione
di Bin Laden
Il presidente Usa Obama depone una corona d’alloro a Ground Zero nel giorno in cui
l’Onu chiede spiegazioni sul bliz in cui è morto Bin Laden. Le Nazioni Unite fa sapere
il commissario per i diritti umani Navy Pillay “condannano il terrorismo ma ci sono
delle regole che vanno rispettate anche in operazioni come questa”. La richiesta arriva
dopo la decisione del presidente Usa Obama di non mostrare le foto del capo di Al
Quaeda.
Intanto,
il sottosegretario agli Esteri pakistano ha detto che sarebbe un fatto “catastrofico”
se altri Paesi seguissero l’esempio americano e compissero dei raid militari violando
la sovranità del Pakistan. Si acuisce dunque la polemica tra Stati Uniti e Pakistan
sulle modalità del raid che ha portato all’uccisione di Bin Laden. Su questi contrasti,
Alessandro Gisotti ha intervistato il presidente del Cesi, Andrea Margelletti:
R. – Sicuramente
c’è un gioco delle parti, ma c’è un problema di fondo molto grave: gli americani considerano
i radicali islamici un pericolo, mentre alcuni settori dell’establishment pakistano
li considerano delle opportunità da utilizzare in chiave di rafforzamento alla loro
influenza in Afghanistan e, dall’altra parte, in chiave sicuramente anti-indiana.
Questa mi pare che sia la chiave di lettura più corretta: un’esigenza di fondo strategicamente
differente tra due nazioni, che comunque rimangono alleate.
D. – Quali
sono però i contraccolpi che si possono ora avere sulla sua organizzazione terroristica.
Il mito può continuare ad avere un suo effetto?
R. – I miti sono miti
e quindi sopravvivono a qualunque cosa. Certamente Al Qaeda avrà un contraccolpo devastante,
perché non viene a mancare solo il capo, ma viene a mancare l’ideologo, colui che
ha costruito una realtà, l’ha plasmata secondo quelli che erano i suoi intenti. E’
anche vero che lui non era il responsabile operativo, ma le decisioni finali le prendeva
lui.
D. – L’uccisione di Bin Laden ha anche riacceso il dibattito, soprattutto
negli Stati Uniti, sull’utilizzo della tortura per estorcere in qualche modo delle
ammissioni dai terroristi. Ma chi è sottoposto a tortura è davvero attendibile?
R.
– Secondo me no, al di là del lato umano della vicenda di chi tortura e di chi viene
torturato: una persona pur di far smettere il dolore è in grado di dire qualunque
cosa e quindi, di fatto, non è attendibile. Sono ben altri i metodi psicologici che
possono portare una persona a confessare, non certo la violenza nei suoi confronti.
(ap)
Ricordiamo che nel 1984, l’Assemblea generale dell’Onu ha adottato
la Convenzione contro la tortura ed altre pene o trattamenti crudeli, disumani o degradanti.
Il documento è entrato in vigore nel 1987. Secondo la Convenzione, nessuna circostanza
eccezionale - come uno stato o una minaccia di guerra - può essere invocata come giustificazione
di atti di tortura.