2011-05-05 08:22:33

La Guardia Svizzera Pontificia ricorda il sacrificio di 147 soldati del Corpo morti nel 1527 per difendere il Papa


La Guardia Svizzera Pontificia ricorda il sacrificio di 147 soldati del Corpo caduti nel “Sacco di Roma”, il 6 maggio 1527, nell’atto di difendere il Papa Clemente VII dall’assalto dei Lanzichenecchi. Oltre a commemorare l’eroica morte dei soldati, la ricorrenza è anche l’occasione del solenne giuramento delle reclute. Ad aprire le celebrazioni la liturgia dei Vespri, oggi pomeriggio alle 17.30 nella Chiesa di Santa Maria in Campo Santo, nel Cimitero Teutonico in Vaticano, presenti il Comandante della Guardia, colonnello Daniel Anrig, le nuove reclute e i loro familiari. La giornata di domani 6 maggio inizia con la Santa Messa, che il cardinale Tarcisio Bertone, segretario di Stato, celebra alle ore 7.30 presso l’Altare della Cattedra della Basilica Vaticana per le guardie, i loro familiari ed amici; l’animazione liturgica è affidata al Coro San Michele dell’omonimo Collegio di Friburgo. Seguirà la commemorazione dei Caduti, nel Cortile d’Onore del Quartiere Svizzero, che prevede due momenti: la deposizione di una corona d’alloro davanti al monumento delle guardie uccise, da parte del Comandante Anrig e il conferimento di decorazioni e onorificenze ad alcuni membri del Corpo, da parte dell’arcivescovo Fernando Filoni, sostituto della Segreteria di Stato. Nel pomeriggio, alle 17.00, si terrà la cerimonia del giuramento, nel Cortile di San Damaso del Palazzo Apostolico. Le 34 guardie arruolate presteranno solenne giuramento sulla bandiera del Corpo, davanti all’arcivescovo Filoni, rappresentante della Segreteria di Stato. Saranno presenti cardinali, vescovi e altre personalità della Curia, nonché rappresentanze delle delegazioni diplomatiche accreditate presso la Santa Sede e del Governo cantonale di Friburgo, cantone ospite del 2011. Le manifestazioni si concluderanno con un concerto, che avrà luogo nel Cortile d’Onore del quartiere della Guardia Svizzera, il 7 maggio alle ore 12.30. (A cura di Marina Vitalini)







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