Aquileia e Venezia in attesa del Papa. Il cardinale Scola: viene a confermare la nostra
fede
Cresce l’attesa nel Veneto per l’arrivo, il prossimo 7 maggio, del Papa in visita
pastorale per due giorni nel nord est d’Italia. Il Santo Padre farà tappa nel pomeriggio
di sabato ad Aquileia, dove nell’aprile del 2012 si terrà il Convegno delle diocesi
del Triveneto, quindi si trasferirà a Venezia per incontrare la cittadinanza in Piazza
San Marco, mentre domenica celebrerà al mattino la Santa Messa nel Parco di San Giuliano
a Mestre. Fitto di appuntamenti il programma di questo viaggio apostolico, il 22.mo
in Italia di Benedetto XVI, in 6 anni di Pontificato. Luca Collodi ha intervistato
il cardinaleAngelo Scola, patriarca di Venezia.
D. – Perché
il Papa viene nel ricco Nordest italiano, meta di immigrazione per il lavoro, terra
che ha ricevuto il Vangelo dalla predicazione di San Marco?
R. – Credo
che il motto che abbiamo scelto, e che suona così: “Tu conferma la nostra fede”, spieghi
molto bene la ragione per cui il Papa viene nel Nordest, ad Aquileia ed a Venezia.
L’uomo di oggi è esposto ad una grande insicurezza: nel cuore di ogni uomo, di ogni
tempo, c’è sempre la grande domanda: chi, alla fine, mi assicura, oltre la morte,
mi dona un amore così definitivo che io possa a mia volta imparare ad amare e quindi
conquistare il senso pieno della vita? Allora, la fede è questo grande dono. Il compito
del Successore di Pietro, come ha detto Gesù, è proprio quello di confermare i fratelli
nella fede e da questo essere appoggiati sulla roccia solida di Cristo scaturisce
una visione ed una pratica della vita che rinnova l’Io. L’altro elemento fondamentale
della visita, che è contenuto nel motto, è proprio quel “Tu”: noi abbiamo osato dare
al Papa del “tu” perché lo sentiamo di famiglia; sentiamo che lui è dentro ogni Chiesa
particolare. Ci donerà il suo sguardo, la sua testimonianza, il suo magistero e questo
potrà produrre negli uomini nelle donne del Nordest quel rinnovamento profondo di
cui tutti sentiamo il bisogno.
D. – Il Papa, il 7 maggio, sarà anche
ad Aquileia. Aquileia ci ricorda la storia millenaria della Chiesa, fatta di martiri
ma anche di scisma e di lontananza da Roma …
R. – Si tratta di storia
e fa parte delle tumultuose vicende che sempre accompagnano la storia dell’Uomo. Ma
noi vogliamo radicarci in Aquileia per il suo significato profondo: da Aquileia sono
nate ben 57 chiese, non soltanto nella realtà del Friuli-Venezia Giulia, del Trentino-Alto
Adige, del Veneto ma anche in Croazia, in Slovenia, in Austria, in Baviera, nel Sud
dell’Ungheria … Quindi, vogliamo recuperare il profondo significato di questa genesi
non per un gusto puro di ricostruzione storica, ma – come ci siamo detti proprio in
vista del grande convegno di Aquileia II, entro il quale va ad inserirsi anche la
visita del Papa – perché oggi è necessario riscoprire la vocazione del Nordest, che
afferra le identità specifiche di queste realtà pur così diverse nella forma, nella
storia e nella sostanza, dentro un’unità che è propria della comunione ecclesiale
e le lancia verso il compito futuro. Questo non è più soltanto quello della fusione
di popoli slavi, germanici e latini lungo l’asse est-ovest, ma è anche quello di farsi
carico ed interprete dei nuovi bisogni che stanno venendo alla ribalta nella nostra
Europa – e penso soprattutto a quello che sta succedendo nel Maghreb e nel Vicino
Oriente – in modo da contribuire all’edificazione autentica di un ordine mondiale
giusto.
D. – Come sta cambiando la fede in questa terra che si basa
sul lavoro, sulla famiglia ma anche su una forte autonomia del territorio?
R.
– Come lei ha ben detto: lavoro e famiglia restano due capisaldi nella grande tradizione
del Nordest, che ha saputo coniugarli – soprattutto dopo la grande emigrazione – in
una maniera geniale, fino a costruire quello che fu chiamato “il modello di sviluppo”.
Ora, però, i tempi stanno cambiando radicalmente: abbiamo proprio bisogno di guardare
con molto realismo alle mutazioni che sono in atto in campo affettivo, nel campo del
lavoro, nel campo della vita, della cultura, dell’economia e della finanza, nella
consapevolezza che, se approfondiamo il valore della persona e il bene del suo essere
in relazione, noi possiamo – come abitanti del Nordest – recuperare in profondità
il senso dell’amore bello, fedele, autentico, aperto alla vita; il senso del lavoro
geniale, costruttivo ed equilibrato e, in questo modo, guardare al futuro carichi
di speranza per noi, per tutti coloro che vengono alle nostre terre, che dobbiamo
accogliere con magnanimità equilibrata, e per la capacità di interloquire con tutti
gli abitanti del mondo che è evidentemente visibile, in maniera chiara, soprattutto
da Venezia che parla a tutta l’umanità e a cui tutta l’umanità viene. (gf)