Libia. Sì della Camera alla mozione della maggioranza. Approvate anche quelle di Pd
e Terzo Polo
In Libia le forze di Gheddafi hanno bombardato il porto di Misurata, uccidendo cinque
persone. Lo riferiscono i ribelli. Nel porto della città è però ad attraccare oggi
una nave dell'Oim, l’organizzazione internazionale dei migranti. L’imbarcazione ha
il compito di evacuare circa mille migranti bloccati da giorni a causa dei combattimenti.
Intanto secondo la Corte penale internazionale nel paese continuano ad essere commessi
crimini contro l’umanità e per questo potrebbero essere emessi tre mandati di cattura.
E con 309 voti a favore, 294 contrari e due astenuti, la Camera ha approvato
la mozione di Pdl e Lega sull’intervento in Libia, che fissa tempi certi per concludere
l’impegno militare. Montecitorio dice sì anche alle mozioni del Pd e del Terzo Polo.
Bocciata invece la risoluzione dell’Idv. La Nato però fa sapere di non essere in grado
di fissare una data per la fine delle operazioni, mentre la Farnesina informa che
“dall'Italia non arriverà nessuna decisione unilaterale” sui tempi della missione.
Paolo Ondarza
Sono
enormi le difficoltà per i medici impegnati sul campo in varie città della Libia,
dove le condizioni delle strutture sanitarie sono pessime. Anche per questo il governo
provvisorio dei ribelli ha chiesto l’intervento dell’Onu e l’Italia ha prontamente
risposto trasportando 25 feriti all’ospedale San Camillo-Forlanini di Roma. Luca
Attanasio ne ha parlato con il prof. Aldo Morrone, neodirettore generale
del nosocomio, che nei giorni scorsi era in Libia con una task force:
R. – Siamo andati
in Libia a Bengasi e abbiamo individuato, visitato, 25 persone ferite, quasi tutti
combattenti delle battaglie di Misurata: si tratta soprattutto di giovani che hanno
traumi cranici, ferite di proiettili, frammenti di mine, frammenti di bombe. Quindi,
pazienti sufficientemente seri e anche abbastanza gravi. Abbiamo deciso con l’autorizzazione
e la richiesta delle autorità libiche di portarli in Italia per curarli e appena staranno
meglio riportarli in Libia, con la possibilità di portare altri feriti a Roma.
D.
– Avete avuto problemi di tipo pratico a svolgere il vostro compito?
R. – Immediatamente
dopo l’atterraggio, quando siamo usciti dal C-130 dell’aeronautica militare siamo
stati accolti con grande gioia da tutta la popolazione locale presente all’aeroporto
di Bengasi. Ci sono stati consegnati fiori in segno di grande amicizia e di grande
gratitudine nei confronti dell’Italia che seguiva questa operazione. Ovviamente la
situazione a Bengasi è molto difficile e drammatica e, quindi, questo nostro impegno
umanitario è stato accolto con grande gioia dalla popolazione.
D. – Lei ha
passato poche ore in Libia, si è fatto un’idea di come può evolvere la situazione?
R.
– Intanto, la situazione, anche per quelle poche ore che abbiamo trascorso a Bengasi,
è di una guerra vera, di una guerra drammatica, con persone che muoiono davvero, con
persone ferite molto gravi. In Europa si ha un’idea di una guerra più mediatica che
reale. Ci sono sofferenze, drammi, tantissimo dolore, i feriti sono tutti uomini,
proprio perché sono loro che combattono in questo momento. Il dolore delle sorelle,
delle madri che noi abbiamo visto, che abbracciavano questi feriti che noi trasportavamo
in Italia era immenso. Si scopre davvero una situazione di grande dolore, di grande
sofferenza, una guerra vera, drammatica, con tante vittime. (ap)