Libia: bombe su Misurata. Raid italiani: passano le mozioni di maggioranza, Pd
e Terzo Polo
Resta alta la tensione in Libia: almeno cinque persone sono rimaste uccise oggi nei
bombardamenti delle truppe fedeli a Gheddafi al porto di Misurata. Questa mattina
a Tripoli tre esplosioni successive, probabilmente un nuovo attacco aereo della Nato,
seguono l’esplosione, la notte scorsa, di un’autobomba a Bengasi, nei pressi della
sede del Consiglio nazionale di transizione libico, proprio nelle ore in cui scadeva
la proposta di amnistia lanciata dal governo ai ribelli di Misurata, ultimatum che
potrebbe essere prolungato. E proprio a Misurata almeno 23 giornalisti chiedono all’Organizzazione
internazionale dei migranti di essere evacuati dalla città da giorni sotto l’assedio
delle truppe fedeli a Gheddafi. Secondo le ultime stime dell’Unione europea, infine,
sono già 650mila le persone che hanno lasciato il Paese per sfuggire alla guerra e
alle violenze.
Intanto, in Italia, alla Camera dei Deputati è stata approvata
la mozione della maggioranza sull'intervento militare italiano in Libia, su cui il
governo aveva espresso parere favorevole. I voti favorevoli sono stati 309, i contrari
294. Due gli astenuti. Berlusconi soddisfatto: "Ancora una volta la maggioranza dimostra
solidità". Approvate anche le mozioni del Partito Democratico e del Terzo Polo. Bocciata
invece la mozione contro l’intervento militare, promossa dall'Italia dei valori, che
aveva avuto parere contrario del governo. Prima del voto il ministro della Difesa,
Ignazio La Russa, aveva precisato il significato delle mozioni: non un termine alla
durata delle operazioni in Libia, che non è nelle competenze dell’Italia, ma un termine
prefissato alle azioni mirate italiane contro obiettivi militari in territorio libico.
Sono
enormi le difficoltà per i medici impegnati sul campo in varie città della Libia,
dove le condizioni delle strutture sanitarie sono pessime. Anche per questo il governo
provvisorio dei ribelli ha chiesto l’intervento dell’Onu e l’Italia ha prontamente
risposto trasportando 25 feriti all’ospedale San Camillo-Forlanini di Roma. Luca
Attanasio ne ha parlato con il prof. Aldo Morrone, neodirettore generale
del nosocomio, che nei giorni scorsi era in Libia con una task force:00:01:59:06
R.
– Siamo andati in Libia a Bengasi e abbiamo individuato, visitato, 25 persone ferite,
quasi tutti combattenti delle battaglie di Misurata: si tratta soprattutto di giovani
che hanno traumi cranici, ferite di proiettili, frammenti di mine, frammenti di bombe.
Quindi, pazienti sufficientemente seri e anche abbastanza gravi. Abbiamo deciso con
l’autorizzazione e la richiesta delle autorità libiche di portarli in Italia per curarli
e appena staranno meglio riportarli in Libia, con la possibilità di portare altri
feriti a Roma.
D. – Avete avuto problemi di tipo pratico a svolgere
il vostro compito?
R. – Immediatamente dopo l’atterraggio, quando siamo
usciti dal C-130 dell’aeronautica militare siamo stati accolti con grande gioia da
tutta la popolazione locale presente all’aeroporto di Bengasi. Ci sono stati consegnati
fiori in segno di grande amicizia e di grande gratitudine nei confronti dell’Italia
che seguiva questa operazione. Ovviamente la situazione a Bengasi è molto difficile
e drammatica e, quindi, questo nostro impegno umanitario è stato accolto con grande
gioia dalla popolazione.
D. – Lei ha passato poche ore in Libia, si
è fatto un’idea di come può evolvere la situazione?
R. – Intanto, la
situazione, anche per quelle poche ore che abbiamo trascorso a Bengasi, è di una guerra
vera, di una guerra drammatica, con persone che muoiono davvero, con persone ferite
molto gravi. In Europa si ha un’idea di una guerra più mediatica che reale. Ci sono
sofferenze, drammi, tantissimo dolore, i feriti sono tutti uomini, proprio perché
sono loro che combattono in questo momento. Il dolore delle sorelle, delle madri che
noi abbiamo visto, che abbracciavano questi feriti che noi trasportavamo in Italia
era immenso. Si scopre davvero una situazione di grande dolore, di grande sofferenza,
una guerra vera, drammatica, con tante vittime. (ap)