La Commissione Europea: più solidarietà davanti all'emergenza immigrazione
La Commissione Europea ha presentato stamane il suo nuovo piano di azione in tema
di migrazione perché l’Europa abbia davvero una politica comune su questo tema. Si
tratta di linee guida in cui compare la parola solidarietà accanto alle raccomandazioni
sul controllo delle frontiere. Ma ascoltiamo l’intervista di Fausta Speranza
al portavoce della Commissione Europea Michele Cercone:
R. – I recenti
eventi a cui abbiamo assistito nel Nord Africa indicano in maniera molto chiara che
l’Europa deve fare ulteriori progressi, in vista di una politica comune dell’immigrazione.
E’ una richiesta che viene prima di tutto dai cittadini europei, ma è una richiesta
che è indispensabile, è un obiettivo che è indispensabile per dotare l’Unione Europea
degli strumenti adeguati per poter far fronte a questo tipo di emergenza. L’obiettivo
della comunicazione è esattamente questa: a 360 gradi lancia dei messaggi e delle
richieste politiche agli Stati membri molto forti in settori che vanno dalla gestione
dell’immigrazione regolare alla lotta all’immigrazione irregolare, la gestione delle
frontiere esterne dell’Unione Europea, la gestione della libera circolazione all’interno
dello spazio Schengen, la cooperazione e il partenariato con i Paesi terzi di origine
e di transito dei migranti, il lavoro in materia di accordi di riammissione per garantire
e facilitare il rimpatrio degli immigrati, che non hanno titolo legale per essere
in Europa. Su tutti questi temi, questa comunicazione lancia un messaggio forte agli
Stati membri, in vista di un impegno maggiore per la solidarietà e in vista anche
– è importante ricordarlo – della necessità di occuparsi non solo dell’aspetto della
migrazione legale e regolare, ma anche del problema dei richiedenti asilo e di coloro
che hanno bisogno di protezione internazionale, perché accanto allo spazio comune
di immigrazione, l’Europa ha bisogno di uno spazio comune dell’asilo, che esiste già
in base alle normative in vigore, ma che deve essere rafforzato e, soprattutto, il
termine solidarietà deve acquisire un significato nuovo e più concreto, soprattutto
per quello che riguarda la reinstallazione delle persone, che possono aver bisogno
della protezione internazionale, e la reinstallazione in particolare di coloro che
si trovano in Paesi terzi e che hanno bisogno di aiuto lì dove sono e che con l’attività
e il coordinamento dell’Ufficio delle Nazioni Unite per i Rifugiati potrebbero già
trovare protezione internazionale in alcuni Paesi europei.
D. – Quindi,
in definitiva, adesso è la richiesta ai governi di agire...
R. – Gli
esempi possono essere un rafforzamento del sistema di Schengen per fare in modo che
ci sia maggiore fiducia e che ci sia la possibilità per tutti i Paesi di sapere in
anticipo quali sono le regole che si applicano e chi è competente per sorvegliare
queste regole; la possibilità che le frontiere esterne dell’area Schengen possano
essere meglio sorvegliate attraverso un ruolo più forte - il fronte dell’Agenzia per
la sorveglianza delle frontiere - ma anche la possibilità di dotarsi di strumenti
finanziari più rapidi, più flessibili per intervenire a favore degli Stati membri,
che si confrontano con flussi migratori straordinari. Di certo c’è una cosa, la Commissione
ha un ruolo propositivo, propulsivo, ma non scordiamoci che poi gli Stati membri hanno
la competenza di stabilire quali di queste misure si trasformerà in azioni concrete.
(ap)