Scontri in Costa d'Avorio, ignorato l'appello di Gbabo
Ancora scontri in Costa d’Avorio nonostante l’appello del leader dell’opposizione,
Laurent Gbagbo, ai suoi sostenitori di deporre le armi e lavorare alla ricostruzione
del Paese. Lo stesso presidente in carica, Alassane Ouattara, ha dichiarato di voler
avviare al più presto un processo di riconciliazione nazionale sul modello di quanto
avvenuto in Sudafrica. Tuttavia, entrambi i leader concordano sulla necessità di risollevare
prima le sorti economiche della Costa D’Avorio, che fino agli anni 80 era uno dei
più prosperi del Continente. La crisi politica in corso ormai da molti anni e il crollo
del prezzo del cacao hanno gettato il Paese sul lastrico alimentando cosi le tensioni
sociali ed etniche. Sulla situazione nel Paese africano Stefano Leszczynski
ha intervistato Enrico Casale, africanista della rivista dei Gesuiti “Popoli”.
R. – Il dialogo
e una pacificazione del Paese passeranno certamente da una ripresa economica della
Costa d’Avorio. Senza una ripresa e, quindi, senza un nuovo benessere economico difficilmente
potrà aprirsi un dialogo e un nuovo rapporto tra le parti in conflitto.
D.
– Insomma, è una condizione essenziale per poter avviare un processo di riconciliazione
ed eventualmente anche un governo di unità nazionale, come ha detto il presidente
eletto Ouattara...
R. – La ripresa economica è fondamentale. È chiaro
che, però, chiunque gestisca il potere in Costa d’Avorio non possa prescindere anche
da una riconciliazione nazionale, che cerchi di lenire le ferite psicologiche e umane
che questa lunga crisi ha causato. Il vivere continuamente in uno stato di instabilità
e in una condizione di violenza è frustrante e prostra la popolazione. I nuovi leader,
la nuova classe politica, dovrà puntare molto l’attenzione sulla riconciliazione e
sul guarire le ferite psicologiche di questa guerra.
D. – Una guerra
che è stata molto violenta tanto che entrambe le parti hanno mosso accuse di brutali
violazioni dei diritti umani. Sarà possibile superare questa fase?
R.
– Certamente, questa crisi ha acuito le differenze tra la popolazione del Sud e la
popolazione del Nord del Paese. Si pensava che il processo di pacificazione, che poi
ha portato alle elezioni presidenziali, fosse già un buon avvio verso una riconciliazione
nazionale. Purtroppo, invece, questo non è stato. Ciò significa, quindi, che il lavoro
di riconciliazione sarà molto lungo e che si dovrà partire appunto da una classe politica
che sappia guardare con occhi nuovi al Paese, cercando di coinvolgere nella gestione
di esso spesso tutte le componenti etniche ed economiche. Questo sarà un lavoro veramente
lungo, credo. (ap)