Burundi: Messaggio dei vescovi per la Beatificazione di Giovanni Paolo II
“La missione di essere fermento di pace nel nostro Paese”: è questo il messaggio centrale
lasciato da Giovanni Paolo II al Burundi. È quanto scrivono i vescovi del Paese in
occasione della beatificazione del 1° maggio. Il documento, firmato dal presidente
della Conferenza episcopale mons. Gervais Banshimiyubusa, sottolinea gli aspetti
salienti del messaggio di Papa Wojtyla a partire dall’invito “Non abbiate paura, aprite
le porte a Cristo!” con cui aprì il suo lungo pontificato. I presuli ricordano inoltre
il suo straordinario impegno per “annunciare il Vangelo a tutti gli uomini”, soprattutto
attraverso le sue numerose visite pastorali in tutto il mondo; la sua grande sollecitudine
pastorale per i giovani che si è concretizzata con l’istituzione delle Giornate Mondiale
della Gioventù, ma anche per i sacerdoti, come testimoniano le lettere del Giovedì
Santo, e verso i religiosi e le religiose per i quali istituì nel 1994 la Giornata
mondiale per la vita consacrata, il 2 febbraio. Il documento si sofferma quindi sulla
sua incessante opera a favore dei diritti umani e della pace: Giovanni Paolo II –
si legge – è stato “un apostolo impegnato perché nel mondo possa regnare la verità,
la giustizia, l’amore e la pace”. Un altro punto centrale del suo messaggio – annota
ancora il testo - è stato l’invito rivolto ai cristiani a vivere nella consapevolezza
che tutti siamo chiamati ad essere santi: in questa prospettiva nel suo lungo pontificato
ha donato alla Chiesa quasi 500 santi da tutti i popoli e regioni del mondo. Tra gli
altri tratti caratteristici del suo pontificato i vescovi del Burundi ricordano poi
la sua profonda devozione mariana a cui è direttamente legato il suo magistero sulla
donna, ma anche il suo modo speciale di esercitare il ministero petrino e in particolare
il rafforzamento della sua dimensione collegiale di cui sono un esempio i diversi
sinodi da lui convocati. Il messaggio si sofferma quindi sull’insegnamento lasciato
da Giovanni Paolo II al Burundi in occasione del suo viaggio apostolico nel Paese
nel 1990. Esso ricorda in particolare il discorso pronunciato all’arrivo all’aeroporto
di Bujumbura, il 5 settembre, in cui il Papa aveva esortato i burundesi a consolidare
la loro unità “radicandola solidamente per mezzo della riconciliazione e del perdono”
e a basarsi “sulla giustizia e sul principio dell’uguale dignità di ogni uomo” poiché
“siamo tutti creature amate da Dio”. Un messaggio che era rivolto a un Paese appena
uscito da un sanguinoso conflitto etnico, ma che - sottolineano i vescovi burundesi
- resta ancora attuale oggi in Burundi. Di qui il loro l’appello finale: “Giovanni
Paolo II ci ha consigliato di riconciliarci, di condividere i beni che Dio ci ha messo
a disposizione, di ben costruire il nostro Paese e di vivere in pace: non dimentichiamo
questi preziosi consigli”. (A cura di Lisa Zengarini)