Bin Laden, annunciato video della sepoltura in mare. P. Samir: se cresce la democrazia,
il terrorismo non ha futuro
La notizia dell’uccisione di Osama Bin Laden sarà accompagnata, nelle prossime ore,
dalla pubblicazione di documenti esclusivi. L’amministrazione statunitense ha annunciato
che verrà reso pubblico il filmato della cerimonia di sepoltura del leader di Al Qaeda.
Fonti di stampa statunitensi riferiscono inoltre che, a breve, sarà diffuso anche
l’ultimo messaggio di Osama Bin Laden, registrato pochi giorni prima del blitz compiuto
da forze speciali americane ad Abbottabad, in Pakistan. La morte dello sceicco saudita
è stata interpretata da molti, in Occidente, come l’inizio della fine di un’era. Ma
la rete di Al Qaeda è ancora viva e pericolosa, come sottolinea al microfono di Fabio
Colagrande l'islamologo gesuita egiziano, padre Samir Khalil Samir:
R. - Non
credo che questa morte fermerà il terrorismo - anche se lui era come un portabandiera
- perché c’è il suo secondo, l’egiziano il dottor Zawahiri, ma ci sono anche decine
di capi del terrorismo in tutto il mondo islamico e altrove. Credo che la lotta continuerà
a lungo ancora, finché i problemi del mondo islamico non verranno man mano risolti.
D. - Ci sono motivi, in questo senso, che inducono a sperare?
Forse
c’è una piccola speranza che viene dal cambiamento che sta riguardando in questo momento
il mondo arabo. Se si riuscirà ad andare verso una società più democratica, più pacifica,
allora anche il terrorismo diminuirà perché in parte è una reazione all’ingiustizia
del mondo islamico. Si dice spesso che è una reazione all’Occidente ed è vero anche
questo, ma il punto di partenza di Bin Laden era l’Arabia Saudita. La sua vita indica
che c’è nel mondo arabo e islamico un sentimento di qualcosa che non va e speriamo
che questa “primavera araba” sia veramente una primavera.
D. - Come
interpretare questo periodo storico del mondo arabo?
R. - La cosa sicura
è che stiamo vivendo un momento chiave della storia moderna del mondo arabo. Ciò che
è sicuro è che la gente vuole vivere in pace e non in una tale disuguaglianza tra
ricchissimi e poverissimi e su questo dobbiamo mettere l’accento adesso. Unirsi per
costruire un mondo più giusto, un mondo arabo, un mondo islamico, un mondo cristiano,
un mondo occidentale, orientale: tutti ricercano questi elementi fondamentali.(bf)
L’amministrazione
americana, che sta valutando in queste ore l’ipotesi di diffondere le fotografie del
corpo senza vita di Osama Bin Laden, ha anche reso noto che il Dna prelevato dal corpo
dell’uomo ucciso in Pakistan corrisponde al 99 per cento a quello dello sceicco saudita.
Sul significato della scomparsa del leader di Al Qaeda, si sofferma il teologo
musulmano Adnane Mokrani, docente alla Pontificia Università Gregoriana,
intervistato da Fabio Colagrande:
R. – L’uccisione
di Bin Laden è la fine di un simbolo del terrore. Ma, secondo me, quello che è più
importante è la morte della sua ideologia criminale. In queste rivoluzioni arabe,
pacifiche, per libertà, per i diritti umani, vediamo il superamento di questa ondata
di terrorismo causata dalla deriva di Bin Laden.
D. – Quindi, secondo
lei è da rimarcare la coincidenza tra questa azione delle forze statunitensi e quello
che sta succedendo invece ormai da diversi mesi nei Paesi arabi…
R.
– Vedo in queste rivoluzioni pacifiche la dichiarazione più chiara della morte dell’ideologia
settaria di Bin Laden. Il terrorismo di al Qaeda non ha alcun futuro, nessuna prospettiva.
Non ha potuto coinvolgere l’opinione pubblica, i popoli, ed è sempre più emarginato.
L’uccisione di Bin Laden è la conferma di questo fallimento.(ap)
Dopo
il blitz che ha portato all’uccisione di Bin Laden, la Cia è entrata in possesso dell'archivio
segreto del leader di Al Qaeda. Sono stati trovati i computer, i dischi, i Dvd e altre
attrezzature dello sceicco saudita. La Casa Bianca ha precisato che si tratta di “un
tesoro di informazioni”. Il materiale, che può rivelarsi utilissimo per contrastare
eventuali azioni terroristiche da parte di Al Qaeda, è attualmente all’esame del "National
counterterrorism center" e della "National security agency" in una base in Afganistan.
Il raid è durato 38 minuti, 8 più del prestabilito, proprio perché le forze speciali
si sono attardate alla ricerca dell’archivio, come ordinato da Leon Panetta, il direttore
della Cia.