Ucciso Osama Bin Laden. Obama: "ora il mondo è più sicuro"
"Giustizia è fatta''. Così il presidente Usa Obama ha dato notizia, intorno alla mezzanotte,
dell’uccisione del leader di Al Qaeda, Osama Bin Laden. “Ora il mondo è più sicuro”
ha aggiunto in serata il Capo della Casa Bianca. Il Pentagono fa sapere che il cadavere
di Bin Laden, dopo i funerali, è stato 'sepolto' in mare perchè nessun Paese ha accettato
di ospitare la salma sul suo terreno. Ma “la lotta al terrorismo non finisce” spiega
il segretario di Stato USA Hillary Clinton, mentre cresce il timore di attentati,
“quasi certi” secondo la Cia. Unanime la soddisfazione in Occidente e in gran parte
del mondo islamico. Paolo Ondarza:
L'uccisione
in Pakistan di Osama Bin Laden è avvenuta a 3.519 giorni dagli attentati dell'11 settembre
2001 e a poco più di un anno dalle presidenziali americane del 2012. Sul significato
di questo momento per gli Stati Uniti, Giada Aquilino ha intervistato Loretta
Napoleoni, esperta di terrorismo internazionale:
R. – Ha un
significato molto importante dal punto di vista simbolico: gli Stati Uniti ce l’hanno
fatta e, a quanto pare, da soli perché sembra che le forze di polizia e l’esercito
pachistano non abbiano avuto nulla a che fare con questa operazione. Certo, ci hanno
messo 10 anni, ci hanno messo molto tempo e la situazione è cambiata radicalmente.
Se avessero trovato Bin Laden all’indomani dell’11 settembre la storia del mondo sarebbe
stata completamente diversa. Dal punto di vista pratico, Osama Bin Laden era assolutamente
un simbolo, quindi questo non cambia nulla sull’operatività della rete del terrorismo
internazionale a carattere islamico e non.
D. - A che punto è oggi la lotta
al terrorismo dopo l’uccisione di Osama Bin Laden? Verso quale direzione va?
R.
- Penso che adesso gli Stati Uniti dovranno necessariamente concentrarsi sul problema
rappresentato dai talebani, sulla loro avanzata e sulla destabilizzazione progressiva
che sta avvenendo in Afghanistan. Chiaramente il problema fondamentale è come uscire
dal pantano in cui si trovano al momento, cioè come uscire da questo conflitto, perché
sicuramente dal punto di vista elettorale è molto importante per il presidente Obama
presentarsi alle prossime elezioni e fare una campagna elettorale senza avere due
guerre sulle spalle, una in Iraq e una in Afghanistan. Però non credo che nel breve
periodo riusciranno a trovare una soluzione a questi problemi.
D. – L’Interpol
ha subito messo in guardia sulla possibilità di un accresciuto rischio terroristico
dopo la morte di Bin Laden. Obama ha precisato che gli Stati Uniti non sono in guerra
con l’Islam. Cosa si teme?
R. - Penso che sia molto difficile prevedere esattamente
la reazione del mondo dei seguaci. Io non parlerei assolutamente di mondo islamico
né tantomeno musulmano, perché la connotazione religiosa non ha nulla a che vedere
con il terrorismo. Sicuramente Bin Laden era un’icona per un gruppo di persone nel
mondo, molto radicali, che vedevano in lui il simbolo di quella lotta antimperialista
contro gli Stati Uniti che si chiama “fondamentalismo islamico”. E’ difficile prevedere
quale sarà la reazione. Sicuramente tutti i servizi segreti al momento sono in allerta
proprio perché si teme che ci sarà una reazione: si teme cioè che qualcuno organizzi
un attacco per vendicare la morte di Osama Bin Laden. Però, detto questo, penso che
sarà molto difficile che si verifichi un attacco della portata sia dell’11 settembre,
sia dell’attacco a Madrid - alla stazione di Atocha - e sia di quello in Inghilterra,
proprio perché l’antiterrorismo è ben organizzato e questa rete che aveva il suo centro
in Osama Bin Laden si è molto indebolita dall’11 settembre in poi. D’altra parte c’è
anche un altro elemento molto importante. I giovani del mondo musulmano, oggi come
oggi, sono concentrati su quello che sta succedendo in Nordafrica e Medio Oriente,
su quella che è stata definita da molti giornalisti la “primavera araba”: quindi c’è
un’alternativa democratica all’attività, invece, del terrorismo di stampo di Al Qaeda.