Il direttore dei Programmi della Radio Vaticana: la Beatificazione di Papa Wojtyla,
grande testimonianza di fede
Alla cerimonia di Beatificazione in Piazza San Pietro era presente la “generazione
di Giovanni Paolo II”. E’ quanto sottolinea il direttore dei Programmi della nostra
emittente, Andrea Koprowski, che al microfono di Alessandro Gisotti
si sofferma sulla portata universale dell’evento di ieri:
R. - Abbiamo
assistito ad una grande testimonianza della fede della Chiesa universale! In diverse
dimensioni: l’espressione della gratitudine a Dio e a Giovanni Paolo II da parte della
gente giunta da tutto il mondo … C’è da dire che molti hanno partecipato alla Beatificazione
anche nei loro Paesi, penso al Messico e altri Paesi dell’America Latina, in Africa
e Terra Santa. Ma la presenza di tanti pellegrini a Roma, il clima di fede, di gioia,
di vicinanza, era impressionante. E così l’accoglienza da parte della Diocesi di Roma,
delle istituzioni del Comune di Roma e poi il volontariato: per me il volontariato
è significativo in modo speciale, riflette la società civile, riflette l’Italia come
tale, il popolo italiano. C’è poi quanto ha detto il Santo Padre Benedetto XVI, molto
commosso e intenso nell’esprimere i punti fondamentali del cammino della Chiesa come
comunità di fede e di speranza.
D. - Qual è il passaggio dell’omelia
di Benedetto XVI che più l’ha colpita e perché?
R. - Sinceramente –
sono parecchi. Difficile limitarsi “ad uno”… Benedetto XVI ha visto la Beatificazione
nel quadro della realtà cristiana della “beatitudine della fede” “Beato sei tu, Simone,
figlio di Giona, perché né carne né sangue te lo hanno rivelato, ma il Padre mio che
è nei cieli” , “Beata colei che ha creduto nell’adempimento di ciò che il Signore
le ha detto” (Lc 1,45). San Pietro che scrive, pieno di entusiasmo spirituale, indicando
ai neo-battezzati le ragioni della loro speranza e della loro gioia….. In questa realtà
del Vangelo, il nuovo Beato è beato per la sua fede, forte e generosa, apostolica.
Il nuovo Beato come un “punto forte” nel cammino della Chiesa. “Non abbiate paura!
Aprite, anzi, spalancate le porte a Cristo!”. Quello che il neo-eletto Papa chiedeva
a tutti, egli stesso lo ha fatto per primo: ha aperto a Cristo la società, la cultura,
i sistemi politici ed economici, operando con la forza di un gigante – forza che gli
veniva da Dio.
D. - Quali frutti possiamo attenderci da questa Beatificazione?
R.
- L’esperienza concreta della comunione umana fondata sulla fede, radicata nel Cristo,
Redentore dell’uomo. L’esperienza che l’uomo è la via della Chiesa, e Cristo è la
via dell’uomo. Questa era una esperienza molto forte. Mi hanno colpito numerose famiglie
che sono venute dall’estero – dalla Polonia, ma anche dalla Francia, dalla Germania,
dalla Spagna – con i bambini, con i parenti. Per me questo era impressionante. Una
“generazione di Giovanni Paolo II” che cresce, si moltiplica. I media, le radio, la
TV, i “nuovi media, i social network” hanno portato le immagini e le voci a tutto
il mondo. Diventerà un seme per la qualità di vita della comunità locali, di quelle
della società civile e delle Chiese particolari… Benedetto XVI ha menzionato una cosa
fondamentale, spero che possiamo includerla tra i “frutti della Beatificazione”: attraverso
il lungo cammino di preparazione al Grande Giubileo, ha dato al Cristianesimo un rinnovato
orientamento per il futuro, il futuro di Dio, trascendente rispetto alla storia, ma
che pure incide sulla storia, da vivere nella storia con uno spirito di “avvento”,
in un’esistenza personale e comunitaria orientata a Cristo, pienezza dell’uomo e compimento
delle sue attese di giustizia e di pace.