2011-05-02 14:20:48

Il direttore dei Programmi della Radio Vaticana: la Beatificazione di Papa Wojtyla, grande testimonianza di fede


Alla cerimonia di Beatificazione in Piazza San Pietro era presente la “generazione di Giovanni Paolo II”. E’ quanto sottolinea il direttore dei Programmi della nostra emittente, Andrea Koprowski, che al microfono di Alessandro Gisotti si sofferma sulla portata universale dell’evento di ieri:RealAudioMP3

R. - Abbiamo assistito ad una grande testimonianza della fede della Chiesa universale! In diverse dimensioni: l’espressione della gratitudine a Dio e a Giovanni Paolo II da parte della gente giunta da tutto il mondo … C’è da dire che molti hanno partecipato alla Beatificazione anche nei loro Paesi, penso al Messico e altri Paesi dell’America Latina, in Africa e Terra Santa. Ma la presenza di tanti pellegrini a Roma, il clima di fede, di gioia, di vicinanza, era impressionante. E così l’accoglienza da parte della Diocesi di Roma, delle istituzioni del Comune di Roma e poi il volontariato: per me il volontariato è significativo in modo speciale, riflette la società civile, riflette l’Italia come tale, il popolo italiano. C’è poi quanto ha detto il Santo Padre Benedetto XVI, molto commosso e intenso nell’esprimere i punti fondamentali del cammino della Chiesa come comunità di fede e di speranza.

D. - Qual è il passaggio dell’omelia di Benedetto XVI che più l’ha colpita e perché?

R. - Sinceramente – sono parecchi. Difficile limitarsi “ad uno”… Benedetto XVI ha visto la Beatificazione nel quadro della realtà cristiana della “beatitudine della fede” “Beato sei tu, Simone, figlio di Giona, perché né carne né sangue te lo hanno rivelato, ma il Padre mio che è nei cieli” , “Beata colei che ha creduto nell’adempimento di ciò che il Signore le ha detto” (Lc 1,45). San Pietro che scrive, pieno di entusiasmo spirituale, indicando ai neo-battezzati le ragioni della loro speranza e della loro gioia….. In questa realtà del Vangelo, il nuovo Beato è beato per la sua fede, forte e generosa, apostolica. Il nuovo Beato come un “punto forte” nel cammino della Chiesa. “Non abbiate paura! Aprite, anzi, spalancate le porte a Cristo!”. Quello che il neo-eletto Papa chiedeva a tutti, egli stesso lo ha fatto per primo: ha aperto a Cristo la società, la cultura, i sistemi politici ed economici, operando con la forza di un gigante – forza che gli veniva da Dio.

D. - Quali frutti possiamo attenderci da questa Beatificazione?

R. - L’esperienza concreta della comunione umana fondata sulla fede, radicata nel Cristo, Redentore dell’uomo. L’esperienza che l’uomo è la via della Chiesa, e Cristo è la via dell’uomo. Questa era una esperienza molto forte. Mi hanno colpito numerose famiglie che sono venute dall’estero – dalla Polonia, ma anche dalla Francia, dalla Germania, dalla Spagna – con i bambini, con i parenti. Per me questo era impressionante. Una “generazione di Giovanni Paolo II” che cresce, si moltiplica. I media, le radio, la TV, i “nuovi media, i social network” hanno portato le immagini e le voci a tutto il mondo. Diventerà un seme per la qualità di vita della comunità locali, di quelle della società civile e delle Chiese particolari… Benedetto XVI ha menzionato una cosa fondamentale, spero che possiamo includerla tra i “frutti della Beatificazione”: attraverso il lungo cammino di preparazione al Grande Giubileo, ha dato al Cristianesimo un rinnovato orientamento per il futuro, il futuro di Dio, trascendente rispetto alla storia, ma che pure incide sulla storia, da vivere nella storia con uno spirito di “avvento”, in un’esistenza personale e comunitaria orientata a Cristo, pienezza dell’uomo e compimento delle sue attese di giustizia e di pace.







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