2011-05-01 06:48:14

In 200mila alla Veglia al Circo Massimo: notte di preghiera a Roma


Una preghiera a Maria, Madre di Cristo, perché “rinnovi il mondo dal di dentro”: l’ha pronunciato ieri sera Benedetto XVI, in video collegamento con il Circo Massimo di Roma, dove si è svolta la Veglia di preghiera in preparazione alla Beatificazione di Giovanni Paolo II. Circa 200mila i fedeli presenti che hanno vissuto l’evento con commozione ed hanno poi animato con la preghiera le otto Chiese di Roma rimaste aperte tutta la notte. Il servizio di Isabella Piro:RealAudioMP3

(Parole di Giovanni Paolo II:)

“Questo chiasso ha sentito Roma e non lo dimenticherà mai!”.

No, non lo dimentica quel chiasso Roma, e non lo dimentica tutto il mondo, riunito simbolicamente al Circo Massimo per pregare Giovanni Paolo II. Migliaia di fiaccole tremolanti al vento della sera, ma migliaia di cuori saldi nella fede per ricordare il Beato Papa Wojtyla. Sul palco si alternano brevi filmati sui 26 anni di Pontificato del “Papa polacco”, canti e testimonianze. A parlare per primo è Joaquìn Navarro-Valls, già portavoce di Giovanni Paolo II. “Chi grida ‘Santo subito’ arriva tardi – dice – perché i Santi o lo sono in vita o non lo saranno mai”. E Giovanni Paolo II lo è stato:

“Ho imparato molto da lui nel rispetto della persona umana, dove lui vedeva l’immagine di Dio e sta al centro del suo Pontificato conservare il carattere trascendente della persona che c’è un grande rischio che venga trattata come cosa, come oggetto. E questo rispetto è una cosa che, vissuta accanto a lui, non ti puoi scordare mai … Grazie Giovanni Paolo II per quel capolavoro che, con l’aiuto di Dio, hai fatto della tua vita!”

Il silenzio pervade il Circo Massimo quando parla suor Marie Simon-Pierre, guarita dal morbo di Parkinson grazie all’intercessione di Papa Wojtyla. La religiosa racconta il suo calvario e tratteggia Giovanni Paolo II con queste parole:

“Le Pape Jean-Paul II était un Pasteur…
Papa Giovanni Paolo II era un Pastore secondo il cuore di Dio, vicino a tutti, ai poveri, ai piccoli, ai malati, un difensore della vita, della famiglia e della pace”.

E parole di grande affetto per il Papa Beato arrivano anche dal cardinale Dziwisz, segretario particolare di Giovanni Paolo II per quarant’anni. Il porporato ricorda gli appelli di Papa Wojtyla contro la mafia e la guerra in Iraq, l’amicizia con il presidente Pertini che gli confidò di essere cristiano e poi il momento della morte:

“È morto Santo e lui ci ha preparati a questo momento della morte. E così è andato come si va verso un’altra vita. Ha ridato dignità alla morte, come si muore da cristiano”.

Poi, sulle note della Salve Regina, tutti alzano le fiaccole al cielo, mentre inizia il collegamento con Benedetto XVI. Il Papa recita la preghiera conclusiva dedicata a Maria, “Donna povera ed umile”, “gloriosa Madre di Cristo”. A Lei chiede di farci da guida nel mondo e di insegnarci a stare accanto ai deboli, ai sofferenti, agli emarginati:

“Insegnaci a rinnovare il mondo dal di dentro:
nella profondità del silenzio e dell'orazione,
nella gioia dell'amore fraterno,
nella fecondità insostituibile della Croce”.

(canto: Salve Regina)

La Veglia di preghiera è stata caratterizzata dalla recita dei misteri luminosi del Rosario, in collegamento diretto con cinque Santuari mariani: Cracovia in Polonia, Bugando in Tanzania, Harissa in Libano, Guadalupe in Messico e Fatima in Portogallo. Ogni decina è stata introdotta dalla voce di Papa Wojtyla. Ha guidato la preghiera il cardinale vicario Agostino Vallini. Il servizio di Francesca Sabatinelli.RealAudioMP3

Venerazione, affetto, ammirazione, profonda gratitudine. Sono stati i sentimenti espressi a nome della Chiesa e del mondo verso Giovanni Paolo II dal cardinale vicario Agostino Vallini:

“Della sua vita raccogliamo anzitutto la testimonianza di fede: una fede convinta e forte, libera da paure e compromessi, coerente fino all’ultimo respiro, forgiata dalle prove, dalla fatica e dalla malattia, il cui influsso benefico si è diffuso in tutta la Chiesa, anzi in tutto il mondo; una testimonianza accolta dappertutto, nei suoi viaggi apostolici, da milioni di uomini e donne di tutte le razze e le culture”.

Giovanni Paolo II, ha proseguito il porporato, si è consegnato direttamente a Dio per servire la Chiesa; suo grande desiderio era diventare sempre più una sola cosa con Cristo Sacerdote, mediante il sacrificio eucaristico:

“Cristo era all’inizio, al centro e al vertice di ogni sua giornata; Cristo era il senso e lo scopo della sua azione; da Cristo attingeva energia e pienezza di umanità. Ciò spiega il bisogno e il desiderio che aveva di pregare: ogni giorno dedicava alla preghiera lunghe ore, e il suo lavoro era penetrato e attraversato dalla preghiera”.

Il cardinale Vallini ha quindi rintracciato in questa fede il mistero della sofferenza che ha sempre segnato la vita di Papa Wojtyla e con la quale ha affrontato la malattia, l’agonia e la morte. Giovanni Paolo II, ha aggiunto, ha colto con anticipo il travaglio della transizione dell’epoca moderna verso una nuova fase della storia, credendo nella persona umana e difendendola sempre presso Stati e Istituzioni internazionali. Ha amato l’uomo, soprattutto coloro che chiamava i “feriti dalla vita”, i poveri, i malati, i senza nome, gli esclusi a priori. E soprattutto, ha detto il cardinale vicario, ha amato i giovani, rendendoli protagonisti del loro futuro attraverso le giornate mondiali della gioventù. Il ricordo dell’amato Pontefice, ha quindi concluso il cardinale Vallini, non deve significare un ritorno al passato, ma una spinta a guardare avanti grazie alla sua eredità umana e spirituale.

In conclusione, la recita dei misteri luminosi introdotti dalla voce di Giovanni Paolo II, trasmessa da cinque Santuari mariani, ognuno dei quali ha presentato un’intenzione di preghiera: Cracovia in Polonia per i giovani, Bugando in Tanzania per la famiglia, Guadalupe a Città del Messico per il dono della speranza e della pace a tutte le genti, Fatima in Portogallo per la Chiesa e poi quella per l’annuncio del Vangelo a tutti i popoli, da Harissa, in Libano, dove Giovanni Paolo II si recò nel maggio del 1997:

“Jésus est ressuscité…
“Gesù è risorto; li precede per le vie del mondo. La speranza non è morta. Subito, ritornano a Gerusalemme ad annunciare la Buona Notizia. Forti di queste promesse, anche noi sappiamo che Cristo è vivo e realmente presente in mezzo ai suoi fratelli, tutti i giorni e fino alla fine dei tempi”.

E alla veglia erano presenti migliaia di giovani. Ma cosa li ha spinti a prendere parte a questo evento? Ascoltiamo alcune testimonianze raccolte da Marina Tomarro:RealAudioMP3

R. – Sono qui perché è stato un Papa molto buono e soprattutto vicino a noi giovani!

R. – Per noi rappresenta il Papa della nostra crescita, perché noi l’abbiamo conosciuto quando eravamo già adolescenti; ci ha accompagnato nelle prime Giornate mondiali della gioventù. E’ stato un uomo che ha vissuto all’interno della società e ci ha trasmesso valori in cui lui per primo credeva. Ha lottato con gli operai, ha lottato contro gli errori della Chiesa, ha chiesto scusa … è stato un uomo che ha dato l’esempio.

D. – Qual è un tuo ricordo personale di Giovanni Paolo II?

R. – La sua voce che in questi giorni è risuonata spesso, con la famosa frase: “Non abbiate paura!”. Credo che quella sia la parola che entra sempre nei nostri cuori.

R. – Quello che ricordo di più di lui è la sua dolcezza nel trattare con i giovani, soprattutto con i bambini. Quando li accarezzava era molto emozionante, era bello; era proprio un papà, oltre che un Papa …

R. – Il mio più bel ricordo è forse quella frase detta da lui in romanesco, incitando i romani … in tempi non sospetti diceva già: “Damose da fa’!”.

R. – Io lo ricordo soprattutto nelle grandi manifestazioni con i ragazzi: quindi, la Giornata mondiale nel 2000 a Roma, nel Giubileo; tutta la felicità che lui trasmetteva nel vivere le cose insieme ai giovani. Non era soltanto una presenza fisica dovuta, ma partecipava veramente ad ogni manifestazione, anche all’interno delle piccole comunità cittadine, con i bambini, con le persone ammalate … Lui è stato un esempio perché fino all’ultimo veramente non si è mai tirato indietro nonostante non avesse più forza fisica.
R. – Io ho avuto la fortuna di avere fatto varie cose con Giovanni Paolo II: ho servito la Messa, ho fatto l’offertorio, quindi ho avuto modo di stargli vicino e anche di scambiarci qualche parola. E’ una cosa difficile da descrivere: lo consideravo proprio come un padre, perché trasmetteva un’emozione che non credo di avere mai provato nella mia vita.







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