In 200mila alla Veglia al Circo Massimo: notte di preghiera a Roma
Una preghiera a Maria, Madre di Cristo, perché “rinnovi il mondo dal di dentro”: l’ha
pronunciato ieri sera Benedetto XVI, in video collegamento con il Circo Massimo di
Roma, dove si è svolta la Veglia di preghiera in preparazione alla Beatificazione
di Giovanni Paolo II. Circa 200mila i fedeli presenti che hanno vissuto l’evento con
commozione ed hanno poi animato con la preghiera le otto Chiese di Roma rimaste aperte
tutta la notte. Il servizio di Isabella Piro:
(Parole di
Giovanni Paolo II:)
“Questo chiasso ha sentito
Roma e non lo dimenticherà mai!”.
No, non lo dimentica
quel chiasso Roma, e non lo dimentica tutto il mondo, riunito simbolicamente al Circo
Massimo per pregare Giovanni Paolo II. Migliaia di fiaccole tremolanti al vento della
sera, ma migliaia di cuori saldi nella fede per ricordare il Beato Papa Wojtyla. Sul
palco si alternano brevi filmati sui 26 anni di Pontificato del “Papa polacco”, canti
e testimonianze. A parlare per primo è Joaquìn Navarro-Valls,
già portavoce di Giovanni Paolo II. “Chi grida ‘Santo subito’ arriva tardi – dice
– perché i Santi o lo sono in vita o non lo saranno mai”. E Giovanni Paolo II lo è
stato:
“Ho imparato molto da lui nel rispetto della persona umana,
dove lui vedeva l’immagine di Dio e sta al centro del suo Pontificato conservare il
carattere trascendente della persona che c’è un grande rischio che venga trattata
come cosa, come oggetto. E questo rispetto è una cosa che, vissuta accanto a lui,
non ti puoi scordare mai … Grazie Giovanni Paolo II per quel capolavoro che, con l’aiuto
di Dio, hai fatto della tua vita!”
Il silenzio pervade il Circo Massimo
quando parla suor Marie Simon-Pierre, guarita dal morbo di Parkinson
grazie all’intercessione di Papa Wojtyla. La religiosa racconta il suo calvario e
tratteggia Giovanni Paolo II con queste parole:
“Le Pape Jean-Paul
II était un Pasteur… Papa Giovanni Paolo II era un Pastore secondo il cuore
di Dio, vicino a tutti, ai poveri, ai piccoli, ai malati, un difensore della vita,
della famiglia e della pace”.
E parole di grande affetto per il Papa
Beato arrivano anche dal cardinale Dziwisz, segretario particolare
di Giovanni Paolo II per quarant’anni. Il porporato ricorda gli appelli di Papa Wojtyla
contro la mafia e la guerra in Iraq, l’amicizia con il presidente Pertini che gli
confidò di essere cristiano e poi il momento della morte:
“È morto
Santo e lui ci ha preparati a questo momento della morte. E così è andato come si
va verso un’altra vita. Ha ridato dignità alla morte, come si muore da cristiano”.
Poi, sulle note della Salve Regina, tutti alzano le fiaccole al cielo,
mentre inizia il collegamento con Benedetto XVI. Il Papa recita
la preghiera conclusiva dedicata a Maria, “Donna povera ed umile”, “gloriosa Madre
di Cristo”. A Lei chiede di farci da guida nel mondo e di insegnarci a stare accanto
ai deboli, ai sofferenti, agli emarginati:
“Insegnaci a rinnovare
il mondo dal di dentro: nella profondità del silenzio e dell'orazione, nella
gioia dell'amore fraterno, nella fecondità insostituibile della Croce”.
(canto: Salve Regina)
La Veglia di preghiera è stata
caratterizzata dalla recita dei misteri luminosi del Rosario, in collegamento diretto
con cinque Santuari mariani: Cracovia in Polonia, Bugando in Tanzania, Harissa in
Libano, Guadalupe in Messico e Fatima in Portogallo. Ogni decina è stata introdotta
dalla voce di Papa Wojtyla. Ha guidato la preghiera il cardinale vicario Agostino
Vallini. Il servizio di Francesca Sabatinelli.
Venerazione,
affetto, ammirazione, profonda gratitudine. Sono stati i sentimenti espressi a nome
della Chiesa e del mondo verso Giovanni Paolo II dal cardinale vicario Agostino
Vallini:
“Della sua vita raccogliamo anzitutto la testimonianza
di fede: una fede convinta e forte, libera da paure e compromessi, coerente fino all’ultimo
respiro, forgiata dalle prove, dalla fatica e dalla malattia, il cui influsso benefico
si è diffuso in tutta la Chiesa, anzi in tutto il mondo; una testimonianza accolta
dappertutto, nei suoi viaggi apostolici, da milioni di uomini e donne di tutte le
razze e le culture”.
Giovanni Paolo II, ha proseguito il porporato,
si è consegnato direttamente a Dio per servire la Chiesa; suo grande desiderio era
diventare sempre più una sola cosa con Cristo Sacerdote, mediante il sacrificio eucaristico:
“Cristo
era all’inizio, al centro e al vertice di ogni sua giornata; Cristo era il senso e
lo scopo della sua azione; da Cristo attingeva energia e pienezza di umanità. Ciò
spiega il bisogno e il desiderio che aveva di pregare: ogni giorno dedicava alla preghiera
lunghe ore, e il suo lavoro era penetrato e attraversato dalla preghiera”.
Il
cardinale Vallini ha quindi rintracciato in questa fede il mistero della sofferenza
che ha sempre segnato la vita di Papa Wojtyla e con la quale ha affrontato la malattia,
l’agonia e la morte. Giovanni Paolo II, ha aggiunto, ha colto con anticipo il travaglio
della transizione dell’epoca moderna verso una nuova fase della storia, credendo nella
persona umana e difendendola sempre presso Stati e Istituzioni internazionali. Ha
amato l’uomo, soprattutto coloro che chiamava i “feriti dalla vita”, i poveri, i malati,
i senza nome, gli esclusi a priori. E soprattutto, ha detto il cardinale vicario,
ha amato i giovani, rendendoli protagonisti del loro futuro attraverso le giornate
mondiali della gioventù. Il ricordo dell’amato Pontefice, ha quindi concluso il cardinale
Vallini, non deve significare un ritorno al passato, ma una spinta a guardare avanti
grazie alla sua eredità umana e spirituale.
In conclusione, la recita
dei misteri luminosi introdotti dalla voce di Giovanni Paolo II, trasmessa da cinque
Santuari mariani, ognuno dei quali ha presentato un’intenzione di preghiera: Cracovia
in Polonia per i giovani, Bugando in Tanzania per la famiglia, Guadalupe a Città del
Messico per il dono della speranza e della pace a tutte le genti, Fatima in Portogallo
per la Chiesa e poi quella per l’annuncio del Vangelo a tutti i popoli, da Harissa,
in Libano, dove Giovanni Paolo II si recò nel maggio del 1997:
“Jésus est ressuscité… “Gesù è risorto; li precede per le
vie del mondo. La speranza non è morta. Subito, ritornano a Gerusalemme ad annunciare
la Buona Notizia. Forti di queste promesse, anche noi sappiamo che Cristo è vivo e
realmente presente in mezzo ai suoi fratelli, tutti i giorni e fino alla fine dei
tempi”.
E alla veglia erano presenti migliaia di giovani. Ma cosa li ha
spinti a prendere parte a questo evento? Ascoltiamo alcune testimonianze raccolte
da Marina Tomarro:
R. – Sono
qui perché è stato un Papa molto buono e soprattutto vicino a noi giovani!
R.
– Per noi rappresenta il Papa della nostra crescita, perché noi l’abbiamo conosciuto
quando eravamo già adolescenti; ci ha accompagnato nelle prime Giornate mondiali della
gioventù. E’ stato un uomo che ha vissuto all’interno della società e ci ha trasmesso
valori in cui lui per primo credeva. Ha lottato con gli operai, ha lottato contro
gli errori della Chiesa, ha chiesto scusa … è stato un uomo che ha dato l’esempio.
D.
– Qual è un tuo ricordo personale di Giovanni Paolo II?
R. – La sua
voce che in questi giorni è risuonata spesso, con la famosa frase: “Non abbiate paura!”.
Credo che quella sia la parola che entra sempre nei nostri cuori.
R.
– Quello che ricordo di più di lui è la sua dolcezza nel trattare con i giovani, soprattutto
con i bambini. Quando li accarezzava era molto emozionante, era bello; era proprio
un papà, oltre che un Papa …
R. – Il mio più bel ricordo è forse quella
frase detta da lui in romanesco, incitando i romani … in tempi non sospetti diceva
già: “Damose da fa’!”.
R. – Io lo ricordo soprattutto nelle grandi manifestazioni
con i ragazzi: quindi, la Giornata mondiale nel 2000 a Roma, nel Giubileo; tutta la
felicità che lui trasmetteva nel vivere le cose insieme ai giovani. Non era soltanto
una presenza fisica dovuta, ma partecipava veramente ad ogni manifestazione, anche
all’interno delle piccole comunità cittadine, con i bambini, con le persone ammalate
… Lui è stato un esempio perché fino all’ultimo veramente non si è mai tirato indietro
nonostante non avesse più forza fisica. R. – Io ho avuto la fortuna
di avere fatto varie cose con Giovanni Paolo II: ho servito la Messa, ho fatto l’offertorio,
quindi ho avuto modo di stargli vicino e anche di scambiarci qualche parola. E’ una
cosa difficile da descrivere: lo consideravo proprio come un padre, perché trasmetteva
un’emozione che non credo di avere mai provato nella mia vita.