Il cardinale Angelo Amato: Wojtyla Beato, la Chiesa è in festa in ogni parte del mondo
Pellegrini in arrivo su Roma, mass media pronti a dirette no-stop, innumerevoli iniziative
spirituali e culturali su scala mondiale. Il fermento che sta caratterizzando l'antivigilia
della Beatificazione di Giovanni Paolo II rappresenta solo l'inizio di un crescendo
che avrà il suo culmine con il rito del primo maggio. Dietro ogni evento, piccolo
o grande, si scorge la grande venerazione che milioni di persone nutrono per Papa
Wojtyla. Un legame che resta vivissimo, a sei anni di distanza dalla sua scomparsa,
e che unisce i semplici cristiani come quelli che furono i primi collaboratori del
Pontefice polacco. Tra questi ultimi figura il cardinale Angelo Amato, prefetto
della Congregazione delle Cause dei Santi, che ha seguito da vicino la Causa di Beatificazione
di Giovanni Paolo II. Roberto Piermarini gli ha chiesto con quali sentimenti
personali si prepari a questo evento:
R. - Con
sentimenti di gratitudine a Dio Trinità per il dono di questo grande Pontefice, che
ha vissuto con radicalità il Vangelo di Cristo, da lui proclamato con coraggio ai
quattro angoli della terra. Un aspetto significativo del suo pontificato è stato proprio
l’entusiasmo missionario. I suoi viaggi apostolici erano vere e proprie “missiones
ad gentes” per testimoniare la parola di vita e di verità di Nostro Signore Gesù Cristo.
D.
- Papa Wojtyła ha ripetuto lungo tutto il suo Pontificato che la Chiesa e il mondo
hanno bisogno di Santi. La sua Beatificazione ne è una conferma?
R.
- Certamente. Se i conti sono giusti, Papa Wojtyła ha celebrato 1.338 beatificazioni
(in questo numero ci sono anche gruppi di centinaia di martiri per una sola cerimonia)
e 482 canonizzazioni. Sono tre le ragioni di questo autentico impegno pastorale:
1. ricordare ai fedeli di onorare con fedeltà gli impegni battesimali, corrispondendo
alla loro chiamata alla santità (come dice il Vaticano II nel capo V della Lumen gentium);
2. mostrare al mondo che i beati e i santi, vivendo le beatitudini evangeliche, sono
delle “buone notizie” per tutti. Essi, infatti, sono stati miti, misericordiosi, pacifici.
I Santi sono autentici benefattori dell’umanità con l’accoglienza dei poveri e dei
bisognosi, con la consolazione degli afflitti, con l’istruzione degli ignoranti, con
la difesa dei deboli; 3. con il loro spirito di preghiera e di adorazione, i santi
ci richiamano costantemente a vivere protesi verso la Gerusalemme celeste. I santi
cioè spalancano la finestra di questo mondo al sole eterno della vita divina trinitaria.
Uno degli aspetti più qualificanti del pontificato di Papa Wojtyła è
stata la sua attenzione pastorale alla valorizzazione della santità. Del resto, mediante
i beati e i santi molte famiglie cristiane e non sono state soccorse da miracoli clamorosi
ottenuti con la loro intercessione. È come un potente raggio di grazia divina che
risana le ferite dell’umanità.
D. - Per elevare un Servo di Dio all’onore
degli altare c’è bisogno di un miracolo che nel caso di Giovanni Paolo II è stato
accertato scientificamente. Ma quante altre testimonianze di santità avete ricevuto
in questi anni dopo la sua morte?
R. - Una Beatificazione esige due
elementi: la fama sanctitatis, e cioè la diffusa convinzione tra i fedeli della
vita santa di un Servo di Dio, e la fama signorum, che è una conseguenza della fama
di santità e che consiste nell’abbondanza di grazie e di favori ottenuti dai fedeli
mediante l’intercessione di un Servo di Dio. Da questo punto di vista la causa di
Giovanni Paolo II è stata facilitata sia da una diffusissima fama sanctitatis, sia
anche da un’altrettanto solida fama signorum. Sono infatti innumerevoli le grazie
– tra esse c’è anche il miracolo ottenuto da Suor Marie Simon Pierre – che
i fedeli di tutto il mondo hanno ricevuto con l’intercessione di Papa Wojtyła. Ancora
oggi arrivano testimonianze in tal senso. Proprio ieri mattina sul “Giornale”
c’è la testimonianza della scrittrice Margherita Enrico che in un suo libro narra,
fra l’altro, anche la guarigione miracolosa ottenuta dal suo bambino.
D.
- Dopo l’annuncio della Beatificazione, che reazioni ha raccolto da parte della Chiesa
nel mondo?
R. - Sono state tutte risposte di soddisfazione e di esultanza
da parte dei Pastori e dei fedeli. Finalmente essi vedevano realizzato il sogno
di venerare come Beato il Papa venuto dall’est. Dopo la sua morte, i cattolici di
tutto il mondo erano profondamente convinti che Papa Wojtyła godeva già la
comunione con Dio Trinità. Del resto, la sua tomba è stata ogni giorno meta di pellegrinaggi
quotidiani, in tutte le stagioni, anche nelle giornate piovose e fredde. La beatificazione
è la conferma solenne della convinzione del popolo di Dio, che crede che Giovanni
Paolo II si trovi già in paradiso, da dove continua a ricordarsi di noi e a intercedere
per i nostri bisogni spirituali e temporali.
D. - In molti già si chiedono
quanto tempo trascorrerà prima della Canonizzazione di Giovanni Paolo II. Si può
fare una previsione?
R. - Per la canonizzazione ci vuole un altro miracolo.
Non credo che si possa fare una previsione precisa sulla data. Si può solo dire che
dopo la beatificazione la postulazione si metterà all’opera per la raccolta delle
grazie e per una loro eventuale valutazione. Una volta individuata una grazia, che
potrebbe configurarsi come straordinaria, dopo l’indagine diocesana, ci sarà il processo
romano, che comprende alcuni passaggi obbligati: commissione scientifica, consulta
teologica, voti dei Padri Cardinali e Vescovi della Congregazione delle Cause dei
Santi. Se tutto va bene, il Prefetto porta la documentazione dal Santo Padre per il
suo consenso. Una volta espletata la procedura canonica, il Papa indice un concistoro
pubblico, nel quale annuncia la data della canonizzazione. Vorrei fare una considerazione
sul tempo. C’è in tutti una grande aspettativa di urgenza. È una realtà positiva.
Vorrei solo aggiungere che il tempo in vista della canonizzazione non dovrebbe essere
considerato tempo vuoto o semplice tempo di attesa. Questi mesi, questi anni sono
un tempo provvidenziale per conoscere meglio la figura del Beato, per corrispondere
con più fedeltà ai suoi esempi e insegnamenti. Questo tempo di attesa è quindi un
tempo da riempire sia con la contemplazione del Beato sia con l’imitazione delle sue
virtù. Un Santo non è solo da celebrare, ma soprattutto da imitare.
D.
- Quali frutti si aspetta per la Chiesa da questa Beatificazione del primo maggio?
R.
- Io credo che sono molti i frutti che la Chiesa si aspetta. Per i singoli fedeli
Papa Wojtyła sarà ancora una volta ispiratore di conversione alla vita buona,
di vocazione alla missione, di invito a “prendere il largo” (Lc 5,4) abbandonando
gli atteggiamenti egoistici e incentivando gli abiti virtuosi della fede, della speranza,
della carità, della fortezza. Per le nazioni “cristiane” la beatificazione
di Papa Wojtyła sarà un richiamo serio a essere fedeli alle radici cristiane
della loro civiltà, a evitare la deriva del materialismo pratico (dopo il perverso
materialismo ideologico) e del relativismo etico, rifiutando l’aborto, le manipolazioni
genetiche, l’eutanasia, la contraccezione, il divorzio. La Beatificazione non è solo
un evento mediatico o sentimentale, ma un evento di grazia che deve produrre frutti
spirituali di maggiore fedeltà al Vangelo. Se la beatificazione di Papa Wojtyła
produrrà questi frutti sarà un’ulteriore conferma della sua santità.