Pasqua in Costa d'Avorio. Mons. Kutwa: dopo il sangue è il momento della riconciliazione
Dopo il dolore e i lutti, per le figlie e i figli della Costa d’Avorio è giunto il
momento del perdono e della riconciliazione. È il forte messaggio lanciato nella domenica
di Pasqua dall’arcivescovo di Abidjan Jean Pierre Kutwa, a quasi due settimane dall’arresto
dell’ex presidente Laurent Gbabgo che ha riportato una relativa calma nel Paese africano
dopo cinque mesi di guerra civile. “Noi cristiani e cristiane della Costa d’Avorio
– ha ricordato il presule nell’omelia per la Messa pasquale di cui il quotidiano locale
“Le Patriote” riporta alcuni stralci – viviamo oggi in un contesto socio-politico
doloroso, fatto di grandi sofferenze e invaso dall’angoscia e dallo smarrimento. Abbiamo
ancora nel cuore e nei nostri occhi il ricordo di questo flusso ininterrotto di persone
per strada, la scena penosa di uomini, donne, bambini e anziani ammassati nelle nostre
parrocchie o in strutture di fortuna messe in piedi in fretta e furia per accoglierli.
I nostri villaggi e le nostre città portano ancora i segni di questi terribili scontri.
Come sopravvissuti a questa tragedia ognuno di noi porta sul proprio corpo e nella
propria anima ferite profonde e ogni genere di frustrazioni. Tutte queste ferite e
frustrazioni - ha sottolineato mons. Kutwa - richiedono non cure superficiali, ma
profonde per una guarigione totale”. Di qui l’appello a preparare i cuori di tutti
gli ivoriani “a ricevere e a donare il perdono per potere vivere insieme in pace”.
Sul piano umanitario il responsabile della Caritas ivoriana Jean Djoman sottolinea
all'agenzia Fides che “la popolazione di Abidjan è ancora prudente, le persone rientrano
a casa, ma vi è ancora un numero importante di sfollati, che si trovano in alcuni
centri di accoglienza e in diverse famiglie che li ospitano. Prima di tornare nelle
proprie case, le persone osservano attentamente la situazione del loro quartiere.
In base alle informazioni che abbiamo raccolto nella sola Abidjan, gli sfollati sono
circa 25mila, la maggior parte dei quali ospitati da famiglie di amici e parenti”
aggiunge Djoman. Una parte degli sfollati provenienti da Abidjan si erano diretti
verso altre zone del Paese. Con il progressivo miglioramento delle condizioni di sicurezza
queste persone stanno rientrando nelle proprie abitazioni. Korhogo aveva accolto 15mila
sfollati, la zona centrale intorno a Yamoussoukro 16mila persone, mentre nell’est
e nella zona di frontiera con il Ghana avevano trovato riparo complessivamente circa
3mila sfollati. (L.Z.)