Pakistan: a Lahore, Pasqua nel ricordo di Shahbaz Bhatti
L’intera comunità cristiana pakistana, circa due milioni e 900mila persone, è stata
quest’anno particolarmente impegnata nelle cerimonie e nei riti di Pasqua, per festeggiare
quello che è un giorno di speranza e di buona volontà e prosperità, un giorno di pace,
amore, libertà e giustizia. Nelle chiese illuminate - riferisce l'agenzia AsiaNews
- sono state organizzate numerose cerimonie, nelle quali si è pregato in maniera particolare
per la pace e la libertà nel Paese e nella regione. L’arcivescovo Evarist Pinto, nella
cattedrale cattolica di Karachi, ha detto che “l’intolleranza e il terrorismo sono
un fenomeno globale; Pasqua è il momento di lavorare insieme per la pace e la prosperità.
Facciamo appello alla comunità internazionale di riunirsi e lavorare per la promozione
della giustizia e della pace. Crediamo in un Dio vivente, Gesù Cristo, che ha sacrificato
la Sua vita per noi, così che possiamo essere salvati. In questa Pasqua dobbiamo lavorare
insieme per affrontare la crescente intolleranza nel Paese”. Il vescovo cattolico
Andrew Francis, di Multan, ha dichiarato: “Pasqua è un giorno di celebrazione perché
rappresenta il compimento della nostra fede di cristiani. San Paolo ha scritto che
se Cristo non fosse risorto, vana sarebbe la nostra fede. Dobbiamo restare fermi nella
nostra fede, nel momento in cui in Pakistan la situazione per le minoranze è difficile.
Dobbiamo ricordare nelle nostre preghiere i perseguitati”. Da Islamabad, il vescovo,
Rufin Anthony, ha ricordato che “a Pasqua, Gesù ha dato l’esempio di ciò che vuol
dire vivere (e morire) in perfetta obbedienza e fede in Dio. Ha sofferto in maniera
tremenda e tuttavia non aveva colpe. I credenti dovrebbero patire le loro sofferenze
e non lamentarsene. Gesù è risorto dai morti nella domenica di Pasqua, e questo prova
la Sua divinità e il Suo potere di salvare per l’eternità coloro che si affidano a
Lui. Questo evento nella storia ha un grande significato permanente. La comunità cristiana
in Pakistan soffre ogni giorno la persecuzione. Dobbiamo restare fermi nella nostra
fede incrollabile”. Il vescovo anglicano Alexander John Malik ha parlato invece della
speranza della vittoria: “Crediamo che il Dio rivelato da Gesù è il Dio dell’amore
e della compassione, che desidera per noi amore e compassione. Gesù è sempre al fianco
di chi soffre. La resurrezione di Gesù dalla morte ci fa fare un passo ulteriore,
dichiara che nella provvidenza di Dio la morte, la distruzione e la tragedia non sono
l’ultima parola. Alla fine sono Dio e la vita, con la resurrezione, che trionfano;
e tutti noi, come discepoli di Gesù, siamo invitati a unirci a Lui nella cura per
le vittime del nostro mondo, a lavorare per una società più giusta e così a unirsi
a Lui nel rendere tutto il mondo il Suo mondo”. A Khushpur, paese natale di Shahbaz
Bhatti, la messa di Pasqua è stata celebrata da padre Rehmat Sohail. Gli abitanti
di Khushpur vivono ancora nella paura, dopo l’assassinio del ministro per le Minoranze.
E prima di Pasqua c’era chi aveva detto che i cristiani non avrebbero potuto celebrare
la festa come erano abituati a fare negli anni precedenti. “Pasqua - ha detto padre
Sohail - rappresenta la vittoria della vita sulla morte, del bene sul male. Come è
possibile che i seguaci del Dio vivente non celebrino la resurrezione? Dio non ci
ha dato uno spirito di paura. Anche se il Punjab è il centro della persecuzione religiosa,
non possiamo smettere di praticare la nostra religione. Un credente rimane fedele,
sino alla morte”. Alla messa era presente la famiglia di Shahbaz Bhatti. (R.P.)