2011-04-26 12:40:29

La gioia di movimenti e comunità per la Beatificazione di Giovanni Paolo II: Martinez di Rinnovamento nello Spirito e Corigliano dell’Opus Dei


Giovanni Paolo II ha sempre incoraggiato e sostenuto i movimenti ecclesiali e le nuove comunità, tanto da definirli “la nuova primavera della Chiesa”. Di qui la grande gioia con la quale i movimenti vivono, in questi giorni, l’attesa dell’imminente Beatificazione di Karol Wojtyla. Alessandro Gisotti ha raccolto la testimonianza di Salvatore Martinez, presidente nazionale di Rinnovamento nello Spirito Santo:RealAudioMP3

R. - Questo Pontefice è profondamente uomo, profondamente incarnato, eppure capace nella fede di realizzare cose impossibili, proprio perché lo Spirito lo ha reso capace di cose divine. Per me, la Beatificazione di Giovanni Paolo si riassume proprio in questo assunto: un uomo profondamente incarnato, appassionato, soprattutto di tutta quella umanità esclusa, fondatore anch’egli di una nuova antropologia sempre più orientata a Cristo. Eppure, uomo profondamente interiorizzato, uomo profondamente immerso nel mistero di Dio con una forza interiore, con un magistero interiore, che ha svelato il cuore di Dio attraverso il volto, il ministero del Pontefice.

D. - Quali frutti può dare questa Beatificazione al “Rinnovamento nello Spirito” ma non solo…

R. - Io lo riassumerei nell’espressione “cultura della Pentecoste”, un’espressione che Giovanni Paolo II ci consegnò nel 2002. Questa convivenza pacifica tra gli uomini, questa civiltà dell’amore che Paolo VI volle indicare alla Chiesa si realizza soltanto se gli uomini sapranno riscoprire il primato del soprannaturale, il primato della vita nello Spirito. E’ l’ordine dei miracoli, cioè ciò che la fede può compiere laddove tutto sembrerebbe ormai finito. Laddove verrebbe voglia di arrendersi, di tornare indietro, direi di dichiarare “sciopero della speranza”, il credente ha questa riserva straordinaria che viene dallo Spirito. C’è bisogno di questa nuova cultura nei gesti di ogni giorno, c’è bisogno di includere nel nostro ordine sociologico il primato di Dio, la verità di Dio, il bene che Dio chiede ai suoi discepoli di compiere. Credo che questa sia la missione all’inizio di questo nuovo millennio, la missione che Giovanni Paolo II ci ha assegnato. Lo Spirito Santo è questo benefico amico degli uomini, è questo anelito di unità nel genere umano. Questa è la globalizzazione che noi dobbiamo realizzare, la globalizzazione dell’amore, un nuovo primato dell’amore dato a tutti e a ciascuno. (bf)

Tra le nuove realtà ecclesiali che hanno avuto in Giovanni Paolo II un grande sostenitore c’è sicuramente l’Opus Dei, che proprio Papa Wojtyla eresse in Prelatura personale nel 1982. Sulla particolare sintonia tra il prossimo Beato e l’Opera fondata da San Josemaria Escrivà, Alessandro Gisotti ha raccolto la riflessione del portavoce in Italia dell’Opus Dei, Giuseppe Corigliano:RealAudioMP3

R. – Da una parte, è chiaro che non si può dimenticare la grande intesa che c’è stata con questo grande Papa, che è quella poi che fermenta: penso ai giovani, alla Prelatura personale. Ci sono, quindi, gesti di affetto personale che continuano a fare effetto, perché l’amore è sempre fecondo anche nei ricordi. Guardando al futuro lui è un gran modello: non solo un modello di Papa, di vescovo, di sacerdote, ma è un gran modello di cristiano comune, come l’Opus Dei vorrebbe formare, e cioè una persona che sa unire, in grande unità di vita, lo sport con la ricerca della verità filosofica e teologica, con la poesia e anche con lo stesso gusto di saper vedere le cose belle del mondo. Si pensi a lui quando stava in montagna, a come apprezzava la natura. E’ un uomo che ci aiuta, ci fa capire che il cristiano è un vero uomo, ha tutte le corde, per cui è un modello ottimo anche per il laico.

D. – Il Vangelo arriva dovunque, senza barriere, questo in qualche modo è il grande elemento di sintonia tra Josemaría Escrivá e Karol Wojtyla...

R. – Esattamente! E’ giustissimo questo. Anche questo suo aver voluto girare tutto il mondo, che perfino poi qualcuno ha criticato, sta a testimoniare questa voglia di Gesù di raggiungere tutti. Quindi, è veramente un Santo senza frontiere, un Beato - ma sarà Santo presto - senza frontiere. Effettivamente si assomigliano.

D. – Questa Beatificazione, dunque, può essere davvero occasione di nuovo slancio proprio nel senso dell’universalità...

R. – Sì, per far capire quello che il cristiano di oggi è chiamato a fare. Il nuovo Beato rappresenta veramente un modello, un modello a cui la formazione dell’Opus Dei tende. (ap)







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