La gioia di movimenti e comunità per la Beatificazione di Giovanni Paolo II: Martinez
di Rinnovamento nello Spirito e Corigliano dell’Opus Dei
Giovanni Paolo II ha sempre incoraggiato e sostenuto i movimenti ecclesiali e le nuove
comunità, tanto da definirli “la nuova primavera della Chiesa”. Di qui la grande gioia
con la quale i movimenti vivono, in questi giorni, l’attesa dell’imminente Beatificazione
di Karol Wojtyla. Alessandro Gisotti ha raccolto la testimonianza di Salvatore
Martinez, presidente nazionale di Rinnovamento nello Spirito Santo:
R. - Questo
Pontefice è profondamente uomo, profondamente incarnato, eppure capace nella fede
di realizzare cose impossibili, proprio perché lo Spirito lo ha reso capace di cose
divine. Per me, la Beatificazione di Giovanni Paolo si riassume proprio in questo
assunto: un uomo profondamente incarnato, appassionato, soprattutto di tutta quella
umanità esclusa, fondatore anch’egli di una nuova antropologia sempre più orientata
a Cristo. Eppure, uomo profondamente interiorizzato, uomo profondamente immerso nel
mistero di Dio con una forza interiore, con un magistero interiore, che ha svelato
il cuore di Dio attraverso il volto, il ministero del Pontefice.
D.
- Quali frutti può dare questa Beatificazione al “Rinnovamento nello Spirito” ma non
solo…
R. - Io lo riassumerei nell’espressione “cultura della Pentecoste”,
un’espressione che Giovanni Paolo II ci consegnò nel 2002. Questa convivenza pacifica
tra gli uomini, questa civiltà dell’amore che Paolo VI volle indicare alla Chiesa
si realizza soltanto se gli uomini sapranno riscoprire il primato del soprannaturale,
il primato della vita nello Spirito. E’ l’ordine dei miracoli, cioè ciò che la fede
può compiere laddove tutto sembrerebbe ormai finito. Laddove verrebbe voglia di arrendersi,
di tornare indietro, direi di dichiarare “sciopero della speranza”, il credente ha
questa riserva straordinaria che viene dallo Spirito. C’è bisogno di questa nuova
cultura nei gesti di ogni giorno, c’è bisogno di includere nel nostro ordine sociologico
il primato di Dio, la verità di Dio, il bene che Dio chiede ai suoi discepoli di compiere.
Credo che questa sia la missione all’inizio di questo nuovo millennio, la missione
che Giovanni Paolo II ci ha assegnato. Lo Spirito Santo è questo benefico amico degli
uomini, è questo anelito di unità nel genere umano. Questa è la globalizzazione che
noi dobbiamo realizzare, la globalizzazione dell’amore, un nuovo primato dell’amore
dato a tutti e a ciascuno. (bf)
Tra le nuove realtà ecclesiali che hanno
avuto in Giovanni Paolo II un grande sostenitore c’è sicuramente l’Opus Dei, che proprio
Papa Wojtyla eresse in Prelatura personale nel 1982. Sulla particolare sintonia tra
il prossimo Beato e l’Opera fondata da San Josemaria Escrivà, Alessandro Gisotti
ha raccolto la riflessione del portavoce in Italia dell’Opus Dei, Giuseppe
Corigliano:
R. – Da una
parte, è chiaro che non si può dimenticare la grande intesa che c’è stata con questo
grande Papa, che è quella poi che fermenta: penso ai giovani, alla Prelatura personale.
Ci sono, quindi, gesti di affetto personale che continuano a fare effetto, perché
l’amore è sempre fecondo anche nei ricordi. Guardando al futuro lui è un gran modello:
non solo un modello di Papa, di vescovo, di sacerdote, ma è un gran modello di cristiano
comune, come l’Opus Dei vorrebbe formare, e cioè una persona che sa unire, in grande
unità di vita, lo sport con la ricerca della verità filosofica e teologica, con la
poesia e anche con lo stesso gusto di saper vedere le cose belle del mondo. Si pensi
a lui quando stava in montagna, a come apprezzava la natura. E’ un uomo che ci aiuta,
ci fa capire che il cristiano è un vero uomo, ha tutte le corde, per cui è un modello
ottimo anche per il laico.
D. – Il Vangelo arriva dovunque, senza barriere,
questo in qualche modo è il grande elemento di sintonia tra Josemaría Escrivá
e Karol Wojtyla...
R. – Esattamente! E’ giustissimo questo. Anche questo
suo aver voluto girare tutto il mondo, che perfino poi qualcuno ha criticato, sta
a testimoniare questa voglia di Gesù di raggiungere tutti. Quindi, è veramente un
Santo senza frontiere, un Beato - ma sarà Santo presto - senza frontiere. Effettivamente
si assomigliano.
D. – Questa Beatificazione, dunque, può essere davvero
occasione di nuovo slancio proprio nel senso dell’universalità...
R.
– Sì, per far capire quello che il cristiano di oggi è chiamato a fare. Il nuovo Beato
rappresenta veramente un modello, un modello a cui la formazione dell’Opus Dei tende.
(ap)