Il Vaticano II è la bussola del terzo millennio cristiano
I Papi che lo hanno visto nascere e affermarsi lo hanno ripetuto a più riprese: il
Concilio Vaticano II non ha ancora visto completato il suo disegno spirituale e dottrinale
nella Chiesa contemporanea. C’è una ricchezza che attende ancora di esprimere il proprio
potenziale di rinnovamento. A sostenerlo è anche il gesuita padre Dariusz Kowalczyk,
che al Concilio ha dedicato una lunga rubrica settimanale di approfondimento, oggi
giunta alla sua 25.ma e ultima puntata:
Nella lettera
“Novo millennio ineunte”, scritta al termine del Grande Giubileo, Giovanni Paolo II
ci dà un programma, anzi un testamento pastorale per il XXI secolo. Alla fine della
lettera il Papa scrive: “Quanta ricchezza negli orientamenti che il Concilio Vaticano
II ci ha dato! Per questo, in preparazione al Grande Giubileo, ho chiesto alla Chiesa
di interrogarsi sulla ricezione del Concilio.È
stato fatto?” (n. 57). Ecco, questa domanda ci ha accompagnato nelle nostre 25 puntate.
La risposta ad essa è che la ricezione del Concilio non è un’opera compiuta.
E’
vero quanto dice Giovanni Paolo II al riguardo dei testi conciliari che “a mano a
mano che passano gli anni, quei testi non perdono il loro valore
né il loro smalto. È necessario che essi vengano letti […] conosciuti e assimilati”
(NMI, 57). Infatti, la nostra conoscenza del Concilio è piuttosto superficiale. Benedetto
XVI fa notare nel suo libro “La luce del mondo” che “il Concilio è stato recepito
dal mondo tramite l’interpretazione dei mass media e non attraverso i suoi testi”.
Allora,
l’indicazione di Giovanni Paolo II che nel Concilio “ci è offerta una sicura bussola
per orientarci nel cammino del secolo che si apre” (NMI, 57), la dobbiamo riferire
soprattutto ai testi conciliari e non a un sentimento vago dello spirito del Concilio,
che in fondo è un vero anti-spirito.
Spesso non ci rendiamo conto che
uno dei grandissimi frutti del Concilio Vaticano secondo è il Catechismo della Chiesa
Cattolica. Giovanni Paolo II si aspettava che “dopo il rinnovamento della Liturgia
e la nuova codificazione del Diritto canonico […], questo Catechismo apporterà un
contributo molto importante a quell’opera di rinnovamento […] voluta e iniziata dal
Concilio”. Leggiamo dunque i testi conciliari e leggiamo il Catechismo per poter rispondere
a chiunque ci domandi ragione della speranza che è in noi” (cfr. 1 Pt 3,15).