2011-04-25 15:37:17

Libia: bombardamenti di Gheddafi su Misurata, 30 morti. Raid della Nato a Tripoli distrugge edificio del rais


In Libia, si intensificano i bombardamenti delle forze di Gheddafi su Misurata: almeno una trentina le vittime delle ultime ore. I raid aerei della Nato, invece, si concentrano su Tripoli. Distrutto, nella notte, l’ufficio utilizzato dal colonnello Gheddafi per le sue riunioni. Il servizio è di Eugenio Bonanata:RealAudioMP3

Un “vile” attacco. Il figlio del rais, Seif-al-islam, definisce così il raid notturno della Nato che, per l’ufficio stampa del governo libico, rappresenta un “attentato alla vita di Gheddafi”. Il regime, che ha portato sul posto i giornalisti stranieri per mostrare l’accaduto, lamenta alcuni dispersi e almeno 45 feriti, di cui 15 in modo grave. I caccia della coalizione hanno colpito anche altri quartieri della capitale, provocando l’oscuramento di mezz’ora delle trasmissioni di tre tv di Stato. I vertici dell’Alleanza Atlantica hanno esortato i civili a tenersi lontano da postazioni militari, segno che le operazioni non sono affatto terminate. Intanto il regime punta su Misurata, che ha ormai conquistato il triste epiteto di città ‘martire’. Almeno 30 le vittime dei raid condotti in queste ore dalle forze governative, che pure avevano annunciato il ritiro dall’area. Testimoni riferiscono di intensi bombardamenti ancora in corso in vari quartieri. Una sessantina i feriti, oltre 150 quelli giunti da sabato, via mare o via terra, in Tunisia dove si parla di emergenza. Per fronteggiarla le autorità di Tunisi hanno messo a punto un piano di assistenza lungo la frontiera che prevede l’impiego di ambulanze e strutture sanitarie.

Siria - escalation di violenza
In Siria non si placa la dura repressione contro i manifestanti anti governativi. Dopo le violenze di venerdì e sabato scorsi, che avrebbero causato la morte di circa 120 dimostranti, stamani si segnalano nuove operazioni militari per sedare la protesta nel Sud del Paese e in alcuni sobborghi della capitale Damasco. Gli attivisti riferiscono di un nuovo massacro a Daraa, dove si contano almeno 5 vittime. Più pesante il bilancio fornito da altre fonti, secondo le quali almeno 20 persone sono morte a seguito del blitz dell’esercito. Intanto, è arrivato l’appello del commissario delle Nazioni Unite per i diritti umani, Navi Pillay, affinché cessino immediatamente le violenze. Il servizio è di Marco Guerra:RealAudioMP3

Testimoni citati dalla stampa araba e internazionale affermano che intorno alle ore 6 di stamani centinaia di soldati, protetti da almeno otto carri armati e due mezzi blindati, hanno fatto irruzione a Daraa, circa 120 km a sud di Damasco, epicentro dal 18 marzo scorso delle proteste e teatro della violenta repressione del regime. Attivisti riferiscono di aver visto cecchini appostati sui tetti e agenti dei servizi di sicurezza sparare in maniera indiscriminata, lasciando diversi cadaveri riversi nelle strade deserte che conducono al centro cittadino. Secondo bilanci, molto contrastanti tra loro, si contano dalle 5 alle 20 vittime. Oltre tutto è impossibile verificare le informazioni dal momento che gran parte dei giornalisti stranieri sono stati espulsi dal Paese. Sempre secondo gli attivisti, le operazioni militari hanno coinvolto stamani anche i villaggi vicini a Daraa: Enkhel, Nawa, Jassem e Izraa, teatro nei giorni scorsi dell'uccisione di decine di civili che intendevano partecipare ai funerali dei “martiri”. Analoghe operazioni di sicurezza sono in corso - secondo fonti dei dimostranti - anche nei sobborghi a Nord della capitale, dove “le squadre di lealisti” hanno condotto “arresti indiscriminati” all'interno delle abitazioni di sospetti organizzatori delle proteste. E' poi salito a 13 vittime, sempre non confermate dalle autorità ufficiali, il bilancio della repressione avvenuta ieri nella cittadina costiera di Jabla. E mentre sommosse e repressioni si susseguono, a macchia di leopardo, su tutto il territorio nazionale, la società civile siriana mostra sempre più insofferenza verso i metodi del regime del presidente Assad. Oltre cento tra scrittori, giornalisti e intellettuali siriani hanno firmato una dichiarazione in cui condannano “le pratiche oppressive e violente contro i partecipanti ai funerali dei martiri della sollevazione popolare”.

Yemen
Nello Yemen prosegue la repressione delle manifestazioni contro il presidente Saleh. Oggi si segnalano almeno due morti e decine di feriti in diverse città dove le forze di sicurezza hanno aperto il fuoco sui dimostranti nel tentativo di disperderli. Intanto, nella zona meridionale del Paese, ci sono state 5 vittime per gli scontri delle ultime 24 ore tra esercito regolare e miliziani delle tribù locali.

Marocco - proteste
Migliaia di persone sono scese in piazza in Marocco per la terza volta consecutiva dal mese di febbraio per chiedere riforme democratiche. E’ successo ieri nella capitale Rabat e a Casablanca dove i dimostranti hanno denunciato corruzione, torture, disoccupazione e pervasivo controllo dell’economia da parte della famiglia reale. Per evitare disordini il re Mohamed VI ha già annunciato alcune concessioni, ma i manifestanti si sono detti insoddisfatti invocando la cessione di parte dei suoi poteri.

Nigeria - tensioni
Ancora tensioni in Nigeria. Oggi tre bombe sono esplose in una città del nordest della Nigeria, provocando un numero imprecisato di morti e feriti. La polizia attribuisce gli attentati a una setta islamica. Fino ad ora sono oltre 500 le persone che hanno perso la vita per le violenze post-elettorali. A riferire il bilancio una Ong locale, precisando che le vittime si sono registrate soprattutto nella zona nord del Paese.

Ciad - presidenziali
Urne aperte oggi in Ciad per il primo turno delle presidenziali. Testimoni nella capitale N’Djamena hanno constatato che le operazioni di voto sono iniziate con molto ritardo. Il presidente uscente Deby è quasi certo di vincere la tornata per il boicottaggio dei suoi tre principali oppositori.

Egitto - Mubarak
Sarà trasferito in un ospedale militare nei pressi del Cairo l’ex presidente egiziano Mubarak, in precarie condizioni di salute, che ora si trova agli arresti domiciliari nella sua villa di Sharm el el Sheikh. La decisione è stata annunciata da fonti della Procura generale, in attesa dell’allestimento di un reparto di terapia intensiva nell’ospedale del carcere di Tora dove successivamente dovrà essere portato l’ex rais. Nella prigione si trovano già rinchiusi i suoi due figli e diversi ex ministri ed esponenti politici del passato governo egiziano.

Sudan - scontri
Almeno 55 ribelli sono morti in Sudan negli scontri tra l’esercito sudista e le milizie del Sud-Sudan scoppiati negli ultimi due giorni. Lo ha riferito un responsabile del governo, parlando di aspri combattimenti avvenuti nello Stato di Jonglei, tra membri dell’Esercito popolare di liberazione del Sudan (Spla) - cioè gli ex ribelli oggi a capo dell’esercito del Sud-Sudan - e uomini legati all’ex capo milizia Gabriel Tang.

Afghanistan - evasione dal carcere di Kandahar
Maxi-evasione dal carcere di Kandahar, nel Sud dell'Afghanistan. Più di 500 detenuti, tra cui molti leader dei talebani, sono fuggiti la notte scorsa attraverso un tunnel di oltre 300 metri scavato in questi mesi. Un comunicato dei guerriglieri ha fornito i dettagli dell’operazione, precisando che la galleria è stata terminata ieri sera. Per il presidente Karzai, - che ha parlato tramite il suo portavoce – “si tratta di un disastro che non sarebbe dovuto accadere”.

Italia - Napolitano sul 25 aprile
“No al cieco scontro tra le parti”. Così il presidente della Repubblica Italiana, Giorgio Napolitano, durante la manifestazione organizzata stamattina all’Altare della Patria a Roma in occasione del 66.mo anniversario della Liberazione. Il capo dello Stato ha lanciato un appello al “senso di responsabilità” ricordando che le riforme devono essere fatte nel rispetto delle libertà e dei diritti “che la Costituzione ha sancito nella sua prima parte”. L’appuntamento è stato segnato anche dalla visita del presidente della camera Fini ad Herat, in Afganistan, al contingente italiano di stanza nel Paese. Il ritiro delle truppe internazionali – ha detto – potrebbe subire uno slittamento rispetto alla scadenza del 2014.

Ungheria - costituzione
In Ungheria via libera alla nuova costituzione. Oggi, in una cerimonia trasmessa in diretta televisiva, il presidente Schmitt ha firmato il testo approvato la settimana scorsa in Parlamento dalla maggioranza di due terzi del governo conservatore del premier Orban. Numerose le critiche all’indirizzo della nuova Carta, bollata da qualcuno come ultraconservatrice.

Bce-Sarkozy-Draghi
Per il presidente francese Sarkozy il governatore di Bankitalia, Draghi, è il candidato più accreditato alla successione di Jean-Claude Trichet alla guida della Banca Centrale Europea. Lo riferisce l’agenzia Bloomberg citando fonti informate, in attesa di dichiarazioni dirette del capo dell’Eliseo che potrebbero giungere domani durante l’incontro a Roma con il premier italiano Berlusconi. Dalla Germania, intanto, cresce il sostegno nei confronti di autorevoli rappresentanti del governo tedesco al vertice dell’Istituto di Francoforte.

Italia-tentato dirottamento
Si trova detenuto a Civitavecchia, nei pressi di Roma, l’uomo che ieri sera ha tentato di dirottare verso Tripoli un volo Alitalia partito da Parigi e diretto nella capitale italiana. Si tratta di un dipendente dell’Unesco in Francia bloccato e sedato dagli steward dopo aver minacciato una hostess con un coltellino. Appena atterrati allo scalo di Fiumicino è stato arrestato con le accuse di sequestro di persona e tentato dirottamento. Esclusa ogni pista terroristica. L’uomo soffrirebbe di problemi depressivi.

Terremoto - Indonesia
Nuovo sisma stamattina nelle isole indonesiane Sulawesi. La magnitudine – secondo l’l’istituto geofisico statunitense - è stata di 6.2 gradi. Una donna, in preda al panico, si è ferita lanciandosi da una finestra. Le autorità locali hanno precisato che l’epicentro è stato registrato in mare, a 9 km di profondità, a circa 75 km a Sud Est della città di Kendari. La scossa è stata seguita da parecchie repliche.

Giappone- terremoto
Scossa di terremoto di magnitudo 5.0 oggi in Giappone, con epicentro al largo delle coste della prefettura di Ibaraki ad una profondità di 30 km. Le autorità locali non hanno lanciato nessun allarme tsunami. La scossa, avvertita anche a Tokyo, non ha provocato danni a persone o a cose. Intanto, il governo nipponico sta valutando l'ipotesi di costruire una barriera sotterranea intorno alla centrale nucleare di Fukushima, con l’obiettivo di bloccare la diffusione delle sostanze radioattive nel suolo e nelle falde acquifere. (Panoramica internazionale di Eugenio Bonanata)

Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LV no. 115







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