Kosovo. Pasqua è tornare a sperare nonostante la povertà e le divisioni
Il Kosovo è una terra ancora scossa da laceranti divisioni provocate dalla guerra
e in attesa di un’autentica rinascita. La gioia per la Risurrezione di Gesù è accompagnata
dalla speranza che le ferite si possano rimarginare e che si possano trovare delle
soluzioni alle gravi difficoltà sociali ed economiche. Su questo tempo di Pasqua nel
Paese si sofferma, al microfono di Luca Collodi, don Sergio Grisolìa,
cappellano militare in Kosovo:
R. – Ci sono
i serbi, poi i kosovari albanesi che vivono in Kosovo e, tra questi, si inseriscono
anche alcuni serbi cattolici e serbi kosovari. La maggioranza è musulmana. Tuttavia,
anche loro partecipano a questo grande evento, perché essendo una terra di confine
con l’Oriente ci sono influenze occidentali e orientali che ben si amalgamano. Quest’anno,
poi, la Pasqua cattolica e ortodossa si celebra nello stesso giorno.
D.
– Sul piano sociale il Kosovo è un Paese giovane e c’è una grande disoccupazione giovanile...
R.
– Molti giovani non trovano lavoro. Vanno all’estero con la speranza di arricchirsi
e tornare qui. Vanno all’estero ma, vista la situazione di crisi economica internazionale,
tornano qui poveri come erano partiti e per di più delusi. Sono in aumento l’uso di
stupefacenti e i suicidi giovanili. Nell’area di Gjakova se ne segnano tantissimi:
un’area altamente depressa. Nella zona di Gjakova i bambini venivano abbandonati e
vivevano da zingari, mangiando quello che gli altri scartavano, era un luogo dove
sparivano tanti bambini. Oggi, il controllo della polizia è cresciuto.
D.
– Il Kosovo, a dodici anni dalla guerra, è guarito dall’odio interetnico?
R.
– Ci vogliono anni ed anni per rimarginare tante ferite. Si spera nelle nuove generazioni
e si spera in un rinnovamento spirituale che possa supportare questa deficienza materiale.
La Chiesa locale cattolica fa dei passi avanti, ma credo che dovrebbe aumentare il
suo impegno, proprio per testimoniare concretamente che Cristo ha portato la Croce
ed è risorto. Dal legno della Croce di ciascuno di noi - chi è che non ha una croce?
Chi è che non ha una sofferenza? - deve risorgere la vita, deve realizzarsi quello
che il Signore dice: “Apro una via dentro il deserto e faccio sbocciare i fiori tra
le rocce”. (ap)