Il mondo può essere salvato dall’amore creatore di Dio: così il Papa nella Veglia
Pasquale
Ieri sera, nella Basilica Vaticana gremita di fedeli, Benedetto XVI ha presieduto
la suggestiva Veglia Pasquale, con i riti della benedizione del fuoco e dell’acqua.
“Il mondo può essere salvato – ha detto il Papa nella sua omelia – perché all’origine
sta l’amore creatore di Dio”. Centrale anche il concetto che l’uomo non è un “prodotto
casuale dell’evoluzione”, e che la Chiesa non è un’associazione qualsiasi che si occupa
dei “bisogni religiosi degli uomini”, ma “porta l’uomo in contatto con Dio”. Nel corso
della Veglia, Benedetto XVI ha amministrato i sacramenti di Battesimo, Cresima e Prima
Comunione a sei catecumeni – quattro donne e due uomini - provenienti da Svizzera,
Albania, Russia, Perù, Singapore e Cina. Il servizio di Isabella Piro:
(suono di
campane e musica)
Trenta secondi: tanto suonano le campane della Basilica
Vaticana all’annuncio che Cristo è risorto. Lui, “vera stella del mattino” che porta
la luce e la vita, come quella fiammella che i fedeli si passano di candela in candela.
E la Basilica di San Pietro, prima silenziosa, buia, sgomenta di fronte alla morte
del Signore, improvvisamente esplode di luci, colori, canti per celebrare Colui “che
non tramonta in eterno”. Ed è su Dio Creatore che il Papa pone l’accento nella sua
omelia, perché “omettere la creazione significherebbe fraintendere la stessa storia
di Dio con gli uomini, sminuirla”. Invece, come recita la preghiera del Credo, Dio
è “Creatore del cielo e della terra”:
"Se omettiamo questo primo articolo
del Credo, l’intera storia della salvezza diventa troppo ristretta e troppo piccola.
La Chiesa non è una qualsiasi associazione che si occupa dei bisogni religiosi degli
uomini (…) No, essa porta l’uomo in contatto con Dio e quindi con il principio di
ogni cosa. (…) La vita nella fede della Chiesa non abbraccia soltanto un ambito di
sensazioni e di sentimenti e forse di obblighi morali. Essa abbraccia l’uomo nella
sua interezza, dalle sue origini e in prospettiva dell’eternità".
Ma
attenzione, dice il Papa, la gioia e la gratitudine per la creazione vanno di pari
passo con la responsabilità, perché, come narra il Vangelo di Giovanni, all’origine
di tutto c’è il Verbo, il Logos, la Ragione, una Ragione “che è senso e che crea essa
stessa senso”:
"Il racconto della creazione ci dice che il mondo è un
prodotto della Ragione creatrice. E con ciò esso ci dice che all’origine di tutte
le cose non stava ciò che è senza ragione, senza libertà, bensì il principio di tutte
le cose è la Ragione creatrice, è l’amore, è la libertà".
Ed è su questo
piano, continua Benedetto XVI, che si gioca “la disputa tra fede ed incredulità”,
ovvero il primato della Creazione spetta al caso, all’irrazionalità o alla ragione?
Come credenti, afferma il Papa, rispondiamo che “all’origine sta la ragione, sta la
libertà”:
"Se l’uomo fosse soltanto un tale prodotto casuale dell’evoluzione
in qualche posto al margine dell’universo, allora la sua vita sarebbe priva di senso
o addirittura un disturbo della natura. Invece no: la Ragione è all’inizio, la Ragione
creatrice, divina".
Certo, prosegue il Santo Padre, della libertà “si
può fare anche un uso indebito” ed è per questo che “una linea oscura” si estende
attraverso l’universo e l’uomo:
"Ma nonostante questa contraddizione,
la creazione come tale rimane buona, la vita rimane buona, perché all’origine sta
la Ragione buona, l’amore creatore di Dio. Per questo il mondo può essere salvato.
Per questo possiamo e dobbiamo metterci dalla parte della ragione, della libertà e
dell’amore – dalla parte di Dio che ci ama così tanto che Egli ha sofferto per noi,
affinché dalla sua morte potesse sorgere una vita nuova, definitiva, risanata".
Per
tale motivo, continua il Papa, “l’alleanza, la comunione tra Dio e l’uomo” non è un
qualcosa di aggiunto successivamente in un mondo già creato, ma è “predisposta nel
più profondo della creazione stessa”:
"L’alleanza è la ragione intrinseca
della creazione come la creazione è il presupposto esteriore dell’alleanza. Dio ha
fatto il mondo, perché ci sia un luogo dove Egli possa comunicare il suo amore e dal
quale la risposta d’amore ritorni a Lui".
Poi, Benedetto XVI affronta
il grande tema della Risurrezione, un “processo rivoluzionario” che ha portato a cambiare
il giorno di festa: se nel Vecchio Testamento esso cadeva di sabato, dalle origini
della Chiesa si è passati alla domenica, “primo giorno”, “origine e meta della nostra
vita”, in cui celebriamo “la vittoria definitiva del Creatore e della sua creazione”:
"Ora,
grazie al Risorto, vale in modo definitivo che la ragione è più forte dell’irrazionalità,
la verità più forte della menzogna, l’amore più forte della morte".