2011-04-23 15:02:31

Misurata è libera: così, i ribelli libici in seguito al ritiro dei soldati di Gheddafi


In Libia le forze di Gheddafi si sono ritirate da Misurata dopo settimane di durissimi scontri, costati la vita a centinaia di persone. I ribelli hanno annunciato la liberazione della città. I particolari nel servizio di Eugenio Bonanata:RealAudioMP3

Misurata è libera. Anche se non ci sono conferme indipendenti, i leader dei ribelli cantano vittoria. Il colonnello ha ordinato ai suoi uomini di ritirarsi, inaugurando così una nuova fase strategica che consiste nel lasciare la zona e affidare le operazioni militari alle tribù locali. Lo ha testimoniato anche un soldato filo-governativo catturato dagli insorti proprio durante l’abbandono della città ribelle, segnato peraltro da nuovi scontri con almeno una decina di vittime. Il militare ha detto che l’ordine di Tripoli è arrivato ieri. Una dichiarazione che conferma quanto già anticipato dal viceministro degli Esteri libico, Khaled Kaim, che in queste ore aveva parlato di una situazione divenuta insostenibile a Misurata: un assedio che prosegue da diverse settimane, con centinaia di morti, senza avanzamenti significativi. Così il regime ha accettato l’aiuto delle tribù locali che prima tenteranno di dialogare con gli insorti per convincerli ad arrendersi: in caso di fallimento si continuerà a combattere. La soluzione, frutto di pressioni delle stesse tribù, che avevano dato un ultimatum alle truppe di Gheddafi, deve tuttavia fare i conti con i raid aerei della Nato. La notte scorsa, come annunciato, i caccia della coalizione sono entrati in azione a Tripoli. Nel mirino è finito un terreno poco distante dalla residenza di Gheddafi dove si troverebbe un bunker. Per il regime, però, si tratta solo di un parcheggio e di una fognatura. Il raid – sempre secondo fonti governative – ha provocato la morte di tre civili.

Siria
Ancora morti in Siria: sembrano essere 7, oggi, i morti a Izraa e a Douma, dove la polizia ha aperto il fuoco sulla folla che stava partecipando ai funerali delle 112 vittime, uccise ieri dalle forze di sicurezza durante la repressione delle manifestazioni antigovernative. Per questo motivo, per la prima volta, due deputati hanno annunciato le loro dimissioni. Il servizio è di Roberta Barbi:RealAudioMP3

Sono morti almeno in 7, secondo quanto alcuni testimoni oculari hanno riferito alla tv al-Arabiya, uccisi dai cecchini appostati sui tetti di Izraa o dalla polizia che ha aperto il fuoco sulla folla a Douma, dove oggi si sono svolti i funerali delle vittime delle manifestazioni antigovernative di ieri, cui hanno partecipato migliaia di persone. Fonti giornalistiche riferiscono, inoltre, che in migliaia sono scesi in piazza in diverse città, chiedendo “il rovesciamento del regime” e cantando in onore dei caduti di quella che ieri è stata l’ennesima giornata di sangue. La triste conta delle vittime, tra le quali molti bambini, non lascia dubbi: l’intervento delle forze dell’ordine nel corso delle manifestazioni è stato sproporzionato. Immediata la condanna internazionale per l’atteggiamento delle autorità: Stati Uniti, Francia, Gran Bretagna e Unione Europea hanno condannato il vergognoso e atroce uso della forza sui dimostranti. Scende in campo con fermezza anche il segretario generale dell'Onu, Ban Ki-moon, che ha condannato la repressione in atto, rinnovando la richiesta di un'indagine indipendente e trasparente sulle uccisioni dei manifestanti.

Yemen-Bahrein-Arabia Saudita
Resta difficile la situazione nello Yemen. Negozi chiusi oggi nella capitale Sanaa all’indomani della più grande manifestazione contro il presidente Saleh, al potere da 32 anni, dall'inizio delle proteste lo scorso gennaio. Sempre, ieri, dimostrazioni anche in Arabia Saudita in favore del rispetto dei diritti umani e contro la distruzione di moschee sciite nel vicino Bahrein. E sono stati migliaia a scendere in piazza anche in questo Paese, dove ieri la polizia è intervenuta con decisione eseguendo centinaia di arresti per interrompere le proteste antigovernative.

Iran
Le proteste in Bahrein sono “giuste” e il governo di Manama e l’Arabia Saudita, che ha inviato truppe per aiutare a reprimere la sollevazione, “non potranno far nulla” per fermare la rabbia della popolazione. Lo ha detto oggi la Guida suprema iraniana, ayatollah Ali Khamenei, citato dalla televisione di Stato, che ha respinto le accuse di ingerenze nelle rivolte di questi Paesi, mosse a Teheran dall’Unione Europea e dal Consiglio di Cooperazione del Golfo.

Immigrazione-Italia-sbarchi
Sbarco di immigrati in Calabria, sulla costa ionica. Almeno 18 persone di nazionalità pakistana, tra i quali un minorenne, sono stati rintracciati mentre camminavano lungo la Statale 106. Secondo una prima ricostruzione sono partiti dalla Grecia per approdare la notte scorsa nel crotonese. Nessuna traccia dell’imbarcazione con cui hanno viaggiato. Intanto a Ventimiglia continuano i passaggi in Francia di nordafricani in arrivo da vari centri italiani. Nelle ultime ore si contano almeno 150 partenze. Martedì il tema dell’immigrazione sarà al centro del vertice italo francese in programma a Roma.

Italia-mafia
Duro colpo, in Italia, alla criminalità organizzata. In manette ad Oria, nel brindisino, in Puglia, colui che viene considerato il capo della "Sacra Corona Unita". Si tratta di Francesco Campana arrestato dalla polizia stamattina nella sua abitazione: l’accusa è di associazione mafiosa. Deve scontare una condanna a nove anni.

Italia-rifiuti
Riprese le proteste a Terzigno, nel napoletano, nei pressi della discarica di Cava Sari. La notte scorsa si sono verificati atti vandalici, che hanno provocato lo stop del conferimento dei rifiuti per alcune ore. Protagonisti cinquanta persone a volto coperto che hanno fermato tre auto compattatori, incendiato la cabina di un mezzo e danneggiato un’automobile.

Nigeria
Continuano gli scontri in Nigeria, in preda alle violenze post-elezioni. Di oggi la notizia di un attentato a Kaduna, nel Nord del Paese. Due kamikaze sarebbero morti. Secondo fonti locali i combattimenti tra i fedelissimi del neo presidente Jonathan Goodluck e i sostenitori del candidato antagonista Muhammadu Buhari hanno provocato finora la morte di oltre 240 persone.

Terremoto Isole Salomone
Un sisma di magnitudo 6,9 sulla scala Richter si è verificato stamani alle isole Salomone, nel Pacifico. Ad annunciarlo l’Istituto Geofisico statunitense, precisando che non è stata diramata alcuna allerta tsunami. La regione fu colpita nel 2009 da un forte terremoto, seguito da uno tsunami, con un bilancio di 186 vittime.

Haiti
Ad Haiti il presidente eletto, Michel Martelly, ha chiesto formalmente alla Comunità internazionale di “non riconoscere i risultati delle elezioni legislative”. La tornata, secondo il capo dello stato, che ieri sera ha diffuso un comunicato, è viziata da una frode in favore del partito al potere e dunque non riflette la volontà popolare. (Panoramica internazionale a cura di Eugenio Bonanata)

Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LV no. 113







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