Nella Basilica Papale di Santa Maria Maggiore si è tenuta stamani, come ogni Sabato
Santo, la celebrazione dell'Ora della Madre che ricorda la prova suprema della fede
vissuta da Maria in attesa della Risurrezione del Figlio. La celebrazione è stata
presieduta dal cardinale Bernard Francis Law, arciprete della Basilica. Sul significato
teologico dell’Ora della Madre si sofferma al microfono di Amedeo Lomonaco
il direttore del Centro di Cultura Mariana “Madre della Chiesa”, padre Ermanno
Toniolo, dell’Ordine dei Servi di Maria:
R. – L’Ora
della Madre come tale mette in primo luogo la Vergine Maria quando Gesù ha già consumato
la sua ora, il Venerdì Santo, e cioè dopo che lei ha assistito e compartecipato al
suo divino sacrificio offrendo anche il suo cuore di madre insieme col suo sacrificio
divino per la salvezza di tutti. Poi Gesù è deposto nel sepolcro. In quel momento
sembra che tutto sia finito. Nel momento in cui tutto pare finito, allora invece,
una grande fiamma, una fiamma alta, rimane nel cuore della Vergine. In lei si concentra
tutta la fede della Chiesa e del mondo, in lei si concentra la speranza di tutta l’umanità:
Cristo risorgerà, sta per risorgere. La memoria del dolore la porta a condividere
ancora, in certo modo quasi straziata, quello che è stato compiuto al figlio di Dio
ma la speranza della Risurrezione la proietta in questa radiosa attesa che è una trepidazione
in cui tutta l’ora della Madre, si può dire, si concentra nel chiedere: torna o Signore,
ritorna tra i vivi, tu che sei venuto per salvare tutti e dare a tutti la tua vita.
D.
- Dunque Maria è il ponte tra il Venerdì Santo e l’alba della Pasqua…
R.
– E’ il ponte della fede. Così come è stata il ponte tra l’umanità e Dio per l’Incarnazione,
così è il ponte con la sua fede, sempre per la fede. Maria rimane lì, nella trepida
attesa, vegliando, pregando, gemendo e implorando, attendendo il primo abbraccio del
Figlio risorto che porterà la luce radiosa della Pasqua su tutta l’umanità e su tutti
i tempi della storia umana.
D. – Un ponte fonte di unione e che unisce
anche Oriente e Occidente proprio nel ricordo dell’attesa da parte di Maria…
R.
- Soprattutto l’Oriente. L’Oriente è carico di questa attesa della Vergine. Tutta
la notte del Sabato Santo, davanti al Cristo deposto nel sepolcro accanto alla madre.
E cantano i lamenti, i lamenti delle pie donne sul figlio ucciso, trafitto, una notte
intera di canto e, se vogliamo dire, anche di speranza e di fede davanti all’immagine
del Cristo deposto nel Sepolcro ma davanti alla Vergine che attende unica con fede
indubitata, con speranza contro ogni speranza, che Egli ritorni subito dai morti a
consolare quanti l’attendono e a diffondere nel mondo la certezza che dove Egli è
ivi è la vita.
D. – Quali insegnamenti possono trarre i cristiani dall’attesa
di Maria, attesa della nascita di Gesù, attesa della Risurrezione …
R.
– Abbiamo bisogno di ravvivare la speranza. Colui che sembrava finito, Colui che dicevano
ormai essere un malfattore, a cui i suoi avversari avevano già posto i sigilli al
sepolcro perché non fosse trafugato, Colui al quale si è fatto ogni sorta di ingiuria,
alla fine sarà Lui il salvatore anche dei suoi crocifissori, sarà Lui che detterà
l’ultima parola. La parola appartiene a Dio che è amore, è la speranza nel cuore di
tutti nonostante le tribolazioni di ogni giorno: è al di là della tribolazione, al
di là della croce, spunta e sarà sempre eterna la luce. (bf)