Il commento di padre Bruno Secondin al Vangelo della Domenica
In questa Pasqua di Risurrezione, la liturgia ci propone il passo del Vangelo che
ci parla del sepolcro vuoto. Prima Maria di Màgdala, poi Pietro e Giovanni, si trovano
di fronte a un dato di fatto: il corpo di Gesù non c’è. Pietro entra nel sepolcro
e osserva i teli posati là, e il sudario, avvolto in un luogo a parte:
“Allora
entrò anche l’altro discepolo, che era giunto per primo al sepolcro, e vide e credette.
Infatti non avevano ancora compreso la Scrittura, che cioè egli doveva risorgere dai
morti”.
Su questo brano del Vangelo, ascoltiamo il commento del padre
carmelitano Bruno Secondin, docente di Teologia spirituale alla Pontificia Università
Gregoriana:
Incapace
di attendere ancora, Maria di Magdala, prima che il sole sorga, va al sepolcro, per
stare vicino al Maestro che aveva visto straziato nel corpo tre giorni prima. Il supplizio
della croce e quella pietra non potevano impedire il suo amore. Ma la grossa pietra
è stata spostata, quel sepolcro è vuoto. Pensa: qualcuno ha trafugato quel corpo:
e allora, terrorizzata, corre, con il cuore in gola, a dirlo agli amici del Maestro.
Pietro e il discepolo prediletto corrono a vedere, a controllare, incapaci di sopportare
un altro oltraggio al Maestro. Ma non era stato trafugato quel corpo: era uscito da
solo da lì, lasciando le bende mortuarie come afflosciate, svuotate dal loro contenuto.
Se fosse stato trafugato davvero, le bende non potevano restare afflosciate. Pietro
non capisce e resta confuso; l’altro discepolo intuisce qualcosa di unico: nessuno
l’ha portato via, da solo è sfuggito alla morte. Le lacrime non hanno più senso: qualcosa
di incredibile è successo. Ritorna alla mente una parola che Gesù ripeteva: risurrezione.
Ah, ecco cosa significa. La vita trionfa, oltre ogni morte e ogni violenza: appunto
come le Scritture affermano quando parlano della fedeltà di Dio. E da allora la vita
corre, corre vittoriosa, felice, nuova. A tutti voi: Buona Pasqua!