Dolore umano senza risposta senza il mistero della morte e risurrezione di Cristo:
così padre Cantalamessa nella celebrazione della Passione
Colui che contempliamo sulla croce è Dio “in persona”. Finchè non si riconosce questa
verità, “il dolore umano resterà senza risposta”: così padre Raniero Cantalamessa,
predicatore della Casa Pontificia, nell’omelia per la celebrazione della Passione
del Signore, presieduta ieri pomeriggio nella Basilica Vaticana da Benedetto XVI.
Il sacerdote cappuccino ha esortato a non far passare sotto silenzio la testimonianza
dei martiri dei nostri giorni. Quindi ha ribadito che le “sciagure che colpiscono
insieme colpevoli e innocenti non sono mai un castigo di Dio”. Il Servizio è di Paolo
Ondarza.
Il Papa in
ginocchio, in silenzio, ai piedi della Croce; poi senza scarpe, in segno di penitenza,
bacia il crocifisso offrendolo alla contemplazione dei fedeli. Sono i gesti essenziali
della celebrazione della Passione del Signore che ha il suo culmine nell’adorazione
del Sacrificio di Cristo sulla Croce. Qui, inchiodato al legno c’è Dio in persona,
"senza questa verità di fede da proclamare forte il Venerdì Santo – ha detto padre
Cantalamessa – il dolore umano resta senza risposta”. Dio invece scegliendo di bere
dal calice amaro del dolore ha dimostrato che in fondo a questo calice ci deve essere
una perla: la risurrezione. “La risposta della croce – ha proseguito il predicatore
della Casa Pontificia – non è solo per i cristiani è per tutti. Lo Spirito Santo offre
a ogni uomo la possibilità di essere associato al mistero pasquale” proprio attraverso
la sofferenza. Oggi - ha riscontrato - “il mondo cristiano è tornato ad essere visitato
dalla prova del martirio che si credeva finita con la caduta dei regimi totalitari”:
“Proprio
oggi, Venerdì Santo del 2011, in un grande paese dell’Asia, i cristiani hanno pregato
e marciato in silenzio per le vie di alcune città per scongiurare la minaccia che
incombe su di loro … E come non rimanere ammirati dalle parole scritte nel suo testamento
dall’uomo politico cattolico, Shahbaz Bhatti, ucciso per la sua fede, il mese scorso?
Il suo testamento è lasciato anche a noi, suoi fratelli di fede, e sarebbe ingratitudine
lasciarlo cadere presto nell’oblio”.
“Anche il mondo – ha aggiunto
padre Cantalamessa – si inchina davanti ai testimoni moderni della fede”. Si spiega
così l’inatteso successo in Francia del film “Uomini di Dio” sull’uccisione dei sette
monaci cistercensi a Tibhirine nel Marzo 1996. “Ma i martiri cristiani non sono i
soli a soffrire e a morire intorno a noi”, ha constatato il padre francescano ricordando
le tragedie consumatesi in mare nelle ultime settimane e la catastrofe abbattutasi
sul Giappone. “Cosa possiamo offrire a chi soffre, oltre la nostra certezza di fede
che c’è un riscatto per il dolore?” , si è chiesto il predicatore:
“Possiamo
soffrire con chi soffre, piangere con chi piange (Rom 12,15). Prima di annunciare
la risurrezione e la vita, davanti al lutto delle sorelle di Lazzaro, Gesù ‘scoppio
in pianto’ (Gv 11, 35). In questo momento, soffrire e piangere, in particolare, con
il popolo giapponese, reduce da una delle più immani catastrofi naturali della storia.
Possiamo anche dire a questi fratelli in umanità che siamo ammirati della loro dignità
e dell’esempio di compostezza e mutuo soccorso che hanno dato al mondo”.
"La
globalizzazione – ha rilevato padre Cantalamessa – ha almeno questo effetto positivo:
ci dà occasione di scoprire che siamo una sola famiglia umana”. “Terremoti, uragani
e altre sciagure che colpiscono insieme colpevoli e innocenti non sono mai un castigo
di Dio. Dire il contrario significa offendere Dio e gli uomini. Sono però un ammonimento
– ha detto il religioso – a non illuderci che basteranno la scienza e la tecnica a
salvarci”:
“Se non sapremo imporci dei limiti, possono diventare,
proprio esse, lo stiamo vedendo, la minaccia più grave di tutte”.
“Ci
fu un terremoto anche al momento della morte di Cristo – ha ricordato il sacerdote
cappuccino – ma ce ne fu un altro ancora più grande al momento della sua risurrezione.
Così sarà sempre. A ogni terremoto di morte - ha concluso - succederà un terremoto
di risurrezione e di vita”.