2011-04-22 16:14:18

Nuove manifestazioni antigovernative in Yemen: in piazza anche sostenitori di Saleh


“Nessun dialogo”: questo lo slogan della nuova manifestazione antigovernativa a Sanaa, la capitale dello Yemen, intitolata ‘il venerdì dell’ultima possibilità’. Decine di migliaia di persone si sono radunate nel centro della città, rifiutando il negoziato con la leadership al potere proposto dai Paesi del Golfo. A pochi chilometri di distanza, invece, si svolge ‘il venerdì della riconciliazione’, la dimostrazione indetta dai sostenitori del presidente Saleh il quale oggi è tornato a ribadire il suo appoggio al piano di transizione purché – ha precisato – avvenga nel quadro della Costituzione. Intanto ieri nel sud del Paese almeno otto persone, tra cui sei militari, sono rimaste uccise in scontri fra soldati yemeniti e milizie di una tribù locale.

Bahrein
Attacchi sistematici contro ospedali in Bahrein nelll'ambito della repressione delle rivolte antigovernative delle settimane scorse. E’ la denuncia di Physicians for Human Rights, Ong con sede negli Stati Uniti, che ha chiesto una “immediata inchiesta internazionale” sulla vicenda. Ieri Amnesty International ha reso noto l’arresto di 500 persone, per lo più sciiti. Molti sarebbero stati torturati, mentre quattro avrebbero perso la vita in prigione.

Egitto
In Egitto prolungata di altri 15 giorni la detenzione dell’ex presidente Mubarak, indagato per corruzione e per la repressione contro i manifestanti che ne chiedevano le dimissioni. Le autorità hanno spiegato che la decisione serve per “il lavoro dell’inchiesta”. Alcuni inquirenti si sono recati all’ospedale di Sharm el Sheik, dove dal 12 aprile si trova ricoverato Mubarak, per continuare l’interrogatorio.

Russia-Onu
La situazione in Nord Africa, assieme alle altre crisi internazionali, è al centro della visita in Russia del segretario generale dell’Onu Ban Ki-moon. In queste ore l’incontro con il leader del Cremlino, Medvedev. Prima del vertice il numero uno del Palazzo di Vetro ha auspicato il sostegno di Mosca per un suo eventuale secondo mandato alla guida dell’organismo.

Cecenia
In Cecenia le forze di sicurezza russe hanno ucciso un alto rappresentante di Al Qaeda. Secondo media di Mosca, si tratta di un saudita morto assieme ad altri due combattenti jihadisti in un'operazione condotta ieri nel distretto orientale di Shali.

Anp-Francia
Il presidente francese Sarkozy sostiene gli sforzi per la riconciliazione tra i palestinesi in vista delle prossime elezioni a Gaza. Questo il messaggio rivolto dal capo dell’Eliseo al presidente dell’Autorità Nazionale Palestinese, Abu Mazen, durante la sua ieri visita a Parigi. Al vertice si è discusso della possibile formazione di un governo tecnico nella Striscia e della disponibilità della Francia ad organizzare a giugno una conferenza dei Paesi donatori per la Palestina. Intanto, al Consiglio di Sicurezza dell’Onu, le diplomazie europee, con in prima linea la Francia, pensano di avviare una discussione per il riconoscimento ufficiale di uno Stato Palestinese.

Gaza
Almeno tre feriti gravi oggi nella Striscia di Gaza per un’esplosione alla frontiera con Israele nei pressi del valico di Karni. Secondo media ebraici i feriti farebbero parte del personale locale delle Nazioni Unite, che sarebbero stati centrati da un colpo di mortaio difettoso sparato da estremisti islamici verso il territorio israeliano. Diversa la ricostruzione fornita da fonti palestinesi che parlano di una cannonata da parte dei soldati israeliani.

Somalia: pirateria all'attacco
Naviga verso le coste somale la motonave italiana Rosalia D'Amato, sequestrata ieri da un gruppo di pirati a largo delle coste dell'Oman. A bordo 22 membri di equipaggio, 15 filippini e sei italiani. Nessuna notizia invece dell’altra nave italiana, la Savina Caylyn, nelle mani dei pirati dall’8 febbraio scorso. Dall’inizio dell’anno sono 28 le navi sequestrate, quasi 600 gli ostaggi. In questo scenario gli armatori chiedono che il Parlamento approvi leggi che consentano l’imbarco di militari o di guardie private. Massimiliano Menichetti ha intervistato Nicolò Carnimeo, docente di diritto della navigazione all’Università degli Studi di Bari ed autore del libro “Nei mari dei pirati” (edito da Longanesi):RealAudioMP3

R. – I pirati in Somalia sono gli stessi 'signori della guerra' che organizzano anche altri traffici illeciti, come quello delle armi o quello delle persone, che però hanno trovato nella pirateria un’attività molto florida e che non si sta arrestando. Nei primi tre mesi di quest’anno ci sono stati 96 attacchi, 35 in più rispetto all’anno precedente: sono morte sette persone, uccise dai pirati, 40 sono state ferite e almeno un’ottantina torturate. Il livello di conflitto, di scontro, si sta alzando.

D. – Anche l’Unione Europea è impegnata nelle missioni internazionali di pattugliamento, che però non riescono ad avere esiti soddisfacenti...

R. – Si spiega nel fatto che la missione Atalanta, di cui fa parte anche l’Italia, pattuglia solamente il Golfo di Aden. Infatti, nel Golfo di Aden gli attacchi sono diminuiti e quasi non ce ne sono più. Invece oggi vengono portati, come nell’ultimo caso della Rosalia, nel Mare Arabico e soprattutto nell’Oceano Indiano. I pirati sono arrivati fino alle isole Andamane.

D. – In sostanza lo specchio di mare non può essere monitorato costantemente nella sua globalità?

R. – No, assolutamente.

D. – Alcuni ritengono che nella regione settentrionale semi autonoma del Putland ci sia la base dei pirati nella città di Eyl. Perché non si interviene lì?

R. – Eyl è la base storica dei pirati. Poi però ci sono altre basi, anche a Nord di Mogadiscio ve ne sono diverse, quante sono le gang di pirati. Ma i pirati non sono solo in Somalia, adesso operano anche nel Mar Rosso e hanno delle basi nello Yemen. Si sono molto ramificati, soprattutto hanno delle basi nelle piccole isole dell’Oceano Indiano.

D. – La pirateria di fronte alle acque somale è il riflesso di un governo che non c’è, ma è diventato anche un affare a sé stante?

R. – Ci sono investitori africani e arabi, da Dubai, che investono nelle attività di abbordaggio. L’auspicio è che in realtà ovviamente si cerchi di risolvere la situazione somala, ma non c’è, anche dal punto di vista internazionale, una repressione forte, anche dal punto di vista normativo, della repressione. Pensate che nei giorni scorsi erano stati arrestati sedici pirati e li hanno liberati, perché nessuno voleva processarli. (ap)

Nigeria
In Nigeria si aggrava il bilancio delle violenze post elettorali: fonti della Croce Rossa Internazionale riferiscono di oltre 60 mila persone in fuga dagli scontri tra sostenitori del presidente rieletto Jonathano Goodluck e del rivale Buhari. I morti accertati sono più di 200: le autorità hanno imposto il coprifuoco in molte città mentre la Commissione elettorale nazionale ha posticipato di due giorni, al 28 aprile, le elezioni amministrative in due Stati del nord.

Costa D’Avorio
L’Unione Africana ha deciso di sollevare le sanzioni imposte alla Costa d’Avorio lo scorso mese di dicembre, in seguito ai disordini post elettorali segnati da sanguinosi scontri tra le forze fedeli al presidente Ouattara, riconosciuto dalla Comunità internazionale, e le milizie del rivale Gbagbo. La Francia, intanto, ha inviato 25 tonnellate di aiuti medici a bordo di un aereo partito oggi alla volta di Abidjan.

Thailandia-Cambogia
Nuove tensioni tra Thailandia e Cambogia. Al centro degli scontri armati, ripresi oggi, il conteso tempio indù di Preah Vihear che si trova al confine tra i due Paesi. Almeno sette i soldati sui due fronti rimasti uccisi. Il servizio di Giancarlo La Vella:RealAudioMP3

Un conflitto mai sopito e mai risolto del tutto, nonostante i negoziati che hanno portato alla recente tregua, raggiunti dopo i cruenti scontri e le 11 vittime del febbraio scorso. Questa volta non si sa quale dei due eserciti abbia infranto per primo il cessate-il-fuoco, dato che ambedue si accusano di aver utilizzato le armi, leggere e pesanti, affermando di aver sparato solo in risposta al fuoco avversario. Il conflitto odierno è iniziato all’alba ed è durato per diverse ore in una zona, in territorio thailandese, nelle vicinanze del tempio khmer conteso. La disputa è in corso dal 1962, quando la Corte Internazionale di Giustizia dell’Aja ha attribuito alla Cambogia il controllo delle rovine di Preah Vihear, risalenti al XII secolo, ma nelle vicinanze vi sono vasti pendii che la Thailandia considera sotto la propria sovranità. La particolare morfologia del territorio, inoltre, costringe i pellegrini dei due Paesi a varcare varie volte il confine per giungere sul sito. La disputa si è riaccesa in modo particolare nel 2008, quando l’Unesco ha inserito il tempio nella lista dei “beni-patrimonio mondiale dell’umanità”, imponendo a Bangkok di consentirne l’accesso attraverso il suo territorio.

Haiti
Scontri e disordini ad Haiti dopo l’annuncio dei risultati ufficiali delle elezioni presidenziali, vinte dal cantante Michel Martelly. Al momento si segnalano due morti e numerosi feriti. Il neo capo di Stato - che assumerà l'incarico presidenziale ufficialmente il 14 maggio - ha intanto incontrato il capo della diplomazia Usa, Hillary Clinton, che ha promesso il “pieno appoggio” di Washington all’isola caraibica, colpita a gennaio dell’anno scorso dal terribile terremoto, seguito l’autunno scorso da una violenta epidemia di colera.

Giappone
In Giappone il governo ha esteso l’ordine di evacuazione per altre 5 città che si trovano fuori dal raggio di 20 kilometri dalla centrale di Fukushima. Tokyo, inoltre, ha stanziato altri fondi: circa 34 miliardi di euro per la ricostruzione. La Tepco, la società che gestisce gli impianti nucleari, ha annunciato la costruzione di barriere di protezione al sito di Niigata per prevenire i danni di uno tsunami come quello dell’11 marzo scorso. (Panoramica internazionale a cura di Eugenio Bonanata)

Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LV no. 112







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