2011-04-21 14:34:28

Messaggio di Pasqua del Patriarca di Mosca Kirill


La Pasqua segni per ognuno l’inizio di un’«autentica rinascita» spirituale, che alla trasformazione del proprio «mondo interiore» associ «l’impegno a favore del proprio Paese» e della «bellezza e l’armonia del mondo che ci circonda». È l’auspicio contenuto nel messaggio che, in vista della Pasqua, il Patriarca di Mosca, Kirill, ha rivolto ai membri dell'episcopato, del clero, ai monaci e a tutti i fedeli della Chiesa ortodossa russa. «Cristo è risorto!» è l’annuncio di salvezza che Kirill proclama «col cuore colmo di riconoscenza a Dio». Un «evento di portata universale» - si sottolinea nel messaggio diffuso in una traduzione italiana dal sito del dipartimento delle relazioni esterne del patriarcato e ripreso da L'Osservatore Romano - che da quasi duemila anni testimonia a «tutta l'umanità che la morte non significa la fine della vita». Infatti, la resurrezione di Cristo, «per volere di Dio ha significato l'inizio della resurrezione anche per ognuno di noi». E, se il Salvatore «è stato crocefisso e si è rialzato dal sepolcro, ciò è avvenuto affinché anche ogni uomo possa attraversare l'esperienza della resurrezione dai morti, non in senso metaforico, ma in senso reale». Nell'antica Russia la festa della Pasqua «era sempre la più grande e luminosa». E, negli ultimi decenni «essa è celebrata anche in quei posti in cui prima non risuonava il saluto pasquale: negli ospedali e nelle carceri, nelle caserme e sulle navi militari, e perfino sulle stazioni spaziali». Di qui l’auspicio, affidato alla volontà di Dio, «che a questi cambiamenti esteriori, avvenuti nei Paesi della nostra cultura russa, corrisponda un'autentica rinascita delle anime delle persone». È, infatti, attraverso la resurrezione di Cristo che i credenti ricevono la grazia «per vivere secondo la verità e i comandamenti di Dio, essere misericordiosi e caritatevoli, onesti e ben disposti verso ogni prossimo, pronti a condividerne gioie e dolori». Un atteggiamento — viene rilevato — che «comprende anche l'impegno a favore del proprio Paese». Infatti, «predicando la priorità dei valori spirituali eterni, la Chiesa esorta i suoi figli ad aver riguardo anche dei valori passeggeri del mondo creato da Dio, onorando la natura che ci circonda, il ricco tesoro della cultura umana, raccolto lungo i secoli dai nostri antenati. Essere custodi dell'eredità spirituale e della tradizione dell'ortodossia significa impegnarsi attivamente alla trasformazione di se stessi, del proprio mondo interiore, e nel contempo sostenere e preservare la bellezza e l'armonia del mondo che ci circonda, e ristabilirla laddove è stata infranta dalla perfidia umana. Tale è la chiamata e la responsabilità del cristiano». (R.P.)







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