La Pasqua segni per ognuno l’inizio di un’«autentica rinascita» spirituale, che alla
trasformazione del proprio «mondo interiore» associ «l’impegno a favore del proprio
Paese» e della «bellezza e l’armonia del mondo che ci circonda». È l’auspicio contenuto
nel messaggio che, in vista della Pasqua, il Patriarca di Mosca, Kirill, ha rivolto
ai membri dell'episcopato, del clero, ai monaci e a tutti i fedeli della Chiesa ortodossa
russa. «Cristo è risorto!» è l’annuncio di salvezza che Kirill proclama «col cuore
colmo di riconoscenza a Dio». Un «evento di portata universale» - si sottolinea nel
messaggio diffuso in una traduzione italiana dal sito del dipartimento delle relazioni
esterne del patriarcato e ripreso da L'Osservatore Romano - che da quasi duemila anni
testimonia a «tutta l'umanità che la morte non significa la fine della vita». Infatti,
la resurrezione di Cristo, «per volere di Dio ha significato l'inizio della resurrezione
anche per ognuno di noi». E, se il Salvatore «è stato crocefisso e si è rialzato dal
sepolcro, ciò è avvenuto affinché anche ogni uomo possa attraversare l'esperienza
della resurrezione dai morti, non in senso metaforico, ma in senso reale». Nell'antica
Russia la festa della Pasqua «era sempre la più grande e luminosa». E, negli ultimi
decenni «essa è celebrata anche in quei posti in cui prima non risuonava il saluto
pasquale: negli ospedali e nelle carceri, nelle caserme e sulle navi militari, e perfino
sulle stazioni spaziali». Di qui l’auspicio, affidato alla volontà di Dio, «che a
questi cambiamenti esteriori, avvenuti nei Paesi della nostra cultura russa, corrisponda
un'autentica rinascita delle anime delle persone». È, infatti, attraverso la resurrezione
di Cristo che i credenti ricevono la grazia «per vivere secondo la verità e i comandamenti
di Dio, essere misericordiosi e caritatevoli, onesti e ben disposti verso ogni prossimo,
pronti a condividerne gioie e dolori». Un atteggiamento — viene rilevato — che «comprende
anche l'impegno a favore del proprio Paese». Infatti, «predicando la priorità dei
valori spirituali eterni, la Chiesa esorta i suoi figli ad aver riguardo anche dei
valori passeggeri del mondo creato da Dio, onorando la natura che ci circonda, il
ricco tesoro della cultura umana, raccolto lungo i secoli dai nostri antenati. Essere
custodi dell'eredità spirituale e della tradizione dell'ortodossia significa impegnarsi
attivamente alla trasformazione di se stessi, del proprio mondo interiore, e nel contempo
sostenere e preservare la bellezza e l'armonia del mondo che ci circonda, e ristabilirla
laddove è stata infranta dalla perfidia umana. Tale è la chiamata e la responsabilità
del cristiano». (R.P.)