La colonia albanofona di Piana degli Albanesi si prepara alla Pasqua
Anche la colonia albanofona di Piana degli Albanesi si prepara alla Pasqua, una festività
molto sentita in cui si fondono tradizioni religiose e culturali. Suggestivo il rito
greco-bizantino: tra ampie volute di incenso, l’eparca celebra il rito sulla sacra
mensa circondato dai sacerdoti tra cori e inni sacri. Ci riferisce da Palermo Alessandra
Zaffiro:
In provincia
di Palermo, oltre cinque secoli fa, un gruppo di profughi dell’Albania centrale e
meridionale, scampati all’invasione e alle persecuzioni dei turchi, fondò Piana degli
Albanesi.Gli albanesi di Piana, gli arbëreshë, hanno tenacemente
conservato fino ad oggi lingua, costumi e tradizioni liturgiche greco-bizantine, al
punto da chiamare gli italiani ‘latini’ per il loro rito.
L'Eparchia
di Piana degli Albanesi, alla quale appartengono gli arbëreshë, è una comunità di
fedeli cattolici in comunione con la Chiesa di Roma che segue un rito e una disciplina
ecclesiastica propri.Le manifestazioni religiose di questa colonia
albanofona, raggiungono il culmine nella celebrazione della Settimana Santa, (Java
e madhë), in particolare il giorno di Pasqua.La cerimonia liturgica
inizia al mattino nella Cattedrale "San Demetrio", ricca di icone, con il solenne
pontificale celebrato dal vescovo Sotir Ferrar e dai sacerdoti, papàdes, dell’Eparchia,
istituita nel 1937 da Papa Pio XI con la Bolla Pontificia "Apostolica Sedes".Nelle celebrazioni liturgiche vengono utilizzate sia la lingua greca che la
lingua albanese.Tra ampie volute di incenso l’Eparca, attorniato dai
‘papàdes’, celebra il rito sulla sacra mensa che, secondo l’uso greco, si innalza
al centro dell’abside.
La celebrazione della Divina Liturgia (la Santa
Messa), molto diversa da quella di rito latino, contiene gli stessi momenti liturgici
essenziali: introito, lettura della Parola di Dio, offertorio, consacrazione e comunione
che, nel rito bizantino greco, si distribuisce sotto le due specie del pane fermentato
e del vino consacrato.L’intensità delle preghiere, l’armonia dei canti
e lo splendore dei paramenti sacri, creano momenti di profonda spiritualità.Vibrante il congedo pasquale, quando in lingua arbëreshë il celebrante
pronuncia: “Krishti u ngjall!”, “Cristo è risorto!”. E i fedeli rispondono:
“Me të vërtet u ngjall!”, “E’ veramente risorto!”.Al termine
della funzione, la tradizionale sfilata delle donne in costumi ricamati in oro fino
alla piazza, dove viene impartita la benedizione, seguita dalla distribuzione delle
uova rosse, simboli di vita e immortalità.