2011-04-21 11:47:27

La colonia albanofona di Piana degli Albanesi si prepara alla Pasqua


Anche la colonia albanofona di Piana degli Albanesi si prepara alla Pasqua, una festività molto sentita in cui si fondono tradizioni religiose e culturali. Suggestivo il rito greco-bizantino: tra ampie volute di incenso, l’eparca celebra il rito sulla sacra mensa circondato dai sacerdoti tra cori e inni sacri. Ci riferisce da Palermo Alessandra Zaffiro:RealAudioMP3

In provincia di Palermo, oltre cinque secoli fa, un gruppo di profughi dell’Albania centrale e meridionale, scampati all’invasione e alle persecuzioni dei turchi, fondò Piana degli Albanesi. Gli albanesi di Piana, gli arbëreshë, hanno tenacemente conservato fino ad oggi lingua, costumi e tradizioni liturgiche greco-bizantine, al punto da chiamare gli italiani ‘latini’ per il loro rito.

L'Eparchia di Piana degli Albanesi, alla quale appartengono gli arbëreshë, è una comunità di fedeli cattolici in comunione con la Chiesa di Roma che segue un rito e una disciplina ecclesiastica propri. Le manifestazioni religiose di questa colonia albanofona, raggiungono il culmine nella celebrazione della Settimana Santa, (Java e madhë), in particolare il giorno di Pasqua. La cerimonia liturgica inizia al mattino nella Cattedrale "San Demetrio", ricca di icone, con il solenne pontificale celebrato dal vescovo Sotir Ferrar e dai sacerdoti, papàdes, dell’Eparchia, istituita nel 1937 da Papa Pio XI con la Bolla Pontificia "Apostolica Sedes". Nelle celebrazioni liturgiche vengono utilizzate sia la lingua greca che la lingua albanese. Tra ampie volute di incenso l’Eparca, attorniato dai ‘papàdes’, celebra il rito sulla sacra mensa che, secondo l’uso greco, si innalza al centro dell’abside.

La celebrazione della Divina Liturgia (la Santa Messa), molto diversa da quella di rito latino, contiene gli stessi momenti liturgici essenziali: introito, lettura della Parola di Dio, offertorio, consacrazione e comunione che, nel rito bizantino greco, si distribuisce sotto le due specie del pane fermentato e del vino consacrato. L’intensità delle preghiere, l’armonia dei canti e lo splendore dei paramenti sacri, creano momenti di profonda spiritualità. Vibrante il congedo pasquale, quando in lingua arbëreshë il celebrante pronuncia: “Krishti u ngjall!”, “Cristo è risorto!”. E i fedeli rispondono: “Me të vërtet u ngjall!”, “E’ veramente risorto!”. Al termine della funzione, la tradizionale sfilata delle donne in costumi ricamati in oro fino alla piazza, dove viene impartita la benedizione, seguita dalla distribuzione delle uova rosse, simboli di vita e immortalità.







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