2011-04-21 15:42:54

Emergenza immigrazione. Il cardinale Bagnasco ribadisce l'impegno della Chiesa all'accoglienza


Continua l’impegno della Chiesa a favore dei migranti. La Caritas ha individuato oltre 3100 posti in 107 diocesi. ''Davanti al dramma di tanti profughi e rifugiati – ha detto oggi il cardinale Angelo Bagnasco, presidente della Cei, riaffermiamo l'impegno della Chiesa a educare ad una cultura dell'accoglienza che sia sempre congiunta alla legalità e alla sicurezza, tenendo conto della oggettiva complessità della situazione. Come uomini e come pastori – ha aggiunto, come riferisce il Sir - guardiamo a tanti fratelli che lasciano i Paesi martoriati del Nord Africa, e approdano come profughi o rifugiati sulle nostre coste in cerca di speranza''. A Roma, però, la Comunità di Sant'Egidio esprime “stupore e disappunto per le recenti scelte dell'Amministrazione comunale nei confronti dei Rom e dei profughi giunti in questi giorni dal Nord Africa”. Per la Comunità non si intravvede una “politica di accoglienza e umanità all’altezza del ruolo di Roma”. Nella capitale hanno trovato alloggio una cinquantina di tunisini nella parrocchia della Natività a Via Gallia, altri bivaccano alla Stazione Termini. Alessandro Guarasci.RealAudioMP3

La Natività è una parrocchia storica di San Giovanni. E storica è la sua capacità di accogliere. Sabato circa 200 immigrati tunisini sono arrivati a Roma per essere accolti a Grottarossa, ma il quartiere è insorto. Da lì è iniziato il loro vagabondare per la città. Poche ore dopo è intervenuto il parroco della Natività, don Pietro Sigurani, sorpreso della scarsa capacità d’accoglienza della capitale:

R. - E’ una città che si è risvegliata indifferente. E’ un’indifferenza che rasenta un po’ di razzismo.

D. – Quale segno di vicinanza ha dato la parrocchia a questi ragazzi?

R. – La parrocchia ha delle case nel Sahara tunisino e anche delle scuole, in modo da farli venire regolarmente. Diamo loro da mangiare, diamo loro da dormire e poi li mettiamo in contatto con i parenti che hanno in Francia e con i parenti che hanno in altre città d’Italia e alcuni sono già andati. Qui cerchiamo di dare loro anche un lavoro e quattro li stiamo assumendo con contratto regolare. Ci dicono: “Siamo venuti qui e ‘pour nous c’est un rêve!’, 'per noi è un sogno!'".

Sono giovani, venti anni o poco più, tutti con un titolo di studio o con un mestiere. Il loro primo impatto con Lampedusa è stato forte. Ascoltiamo la testimonianza di un immigrato:

R. – Essendo troppi, gli alloggi non erano un granché a Lampedusa, e solo dopo essere stati trasferiti a Caserta e a Napoli l’ospitalità è migliorata. Poi, però, sono stati trasferiti a Roma, a Grottarossa, dove invece sono stati trattati malissimo, e dove una parte dei cittadini ha reagito male: alcuni avevano bastoni e altri persino la pistola. Per fortuna presso la Natività sono venuti a saperlo e il parroco ha mandato alcuni parrocchiani a cercare questi ragazzi che dormivano per strada.

D. – Ma è difficile vivere per un giovane in Tunisia?

R. – Quelli del Sud e dell'Est della Tunisia, come noi, non hanno un lavoro. Quelli del Sahel invece trovano un lavoro, anche se non sono laureati. Noi invece, che per la maggior parte abbiamo studiato e chi non è laureato ha almeno un diploma, non abbiamo un lavoro. Nel Sud siamo isolati, come se non facessimo parte della Tunisia. (ap)







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