Libia: da Francia e Gran Bretagna ufficiali come supporto logistico agli
insorti
La Libia ancora sotto i riflettori della comunità internazionale. Il ministro degli
Esteri del governo di Gheddafi propone elezioni in cambio dello stop ai combattimenti.
E dopo Londra anche Parigi invierà a Bengasi un “piccolo” contingente di ufficiali
militari come supporto logistico agli insorti. Marco Guerra:
Se cessassero
i bombardamenti aerei della Nato, in Libia sarebbe anche possibile che “dopo sei mesi"
si vada alle urne "sotto la supervisione delle Nazioni Unite”. Così il ministro degli
Esteri Libico, Abdelati al-Obeidi, secondo il quale il popolo potrebbe esprimersi
anche sulla leadership di Gheddafi. Il regime alterna dunque aperture e fermezza.
Poche ore prima il figlio di Gheddafi, Saif al-Islam, ha infatti ribadito la sua convinzione
che la rivolta fallirà. Intanto dopo Roma il presidente del Consiglio di transizione
li bico, Jalil, fa oggi tappa a Parigi, per rinsaldare i rapporti con i Paesi che
hanno riconosciuto il governo degli insorti. Nel corso dei colloqui il governo francese
ha espresso la sue disponibilità ad inviare un ''numero ridotto'' di ufficiali di
collegamento. Ieri anche Londra aveva annunciato la spedizione di un contingente militare
in Libia per aiutare gli insorti a migliorare la loro organizzazione logistica e le
comunicazioni. Intanto sul terreno sembra perdurare l’impasse tra i due fronti. Gli
insorti riferiscono anche oggi di combattimenti a Misurata e continuano a rivendicare
il controllo della città. Fonti non confermate dei ribelli sostengono inoltre che
le truppe di Gheddafi si stano ritirando dalla città di Brega.
Immigrazione Immigrazione
in primo piano oggi in Commissione europea. Al centro dei lavori un documento in cui
si sollecita maggiore solidarietà con l’Italia, alle prese con un’ondata di sbarchi
che non si placa. 36 tunisini sono arrivati a Pantelleria, mentre da Lampedusa in
nottata è partito un traghetto organizzato dal governo, con a bordo un migliaio di
profughi. L’imbarcazione è diretta a Crotone e Catania. Solo ieri l’arrivo sull’isola
di 760 libici, in un unico sbarco. Per il ministro degli Etseri italiano Frattini
si tratta della ritorsione di Gheddafi.
Yemen, ancora scontri tra manifestanti
e polizia Situazione sempre incandescente anche in Yemen, dove è salito ad
almeno cinque morti accertati e a sessanta feriti il bilancio della sparatoria di
ieri a Sana'a tra la polizia e i manifestanti che protestavano contro il regime del
presidente Saleh. Nuove violenze stamani nella città portuale di Aden, dove è rimasto
ucciso un poliziotto, e a Hodeida, nell'ovest del Paese, dove si segnala una vittima
tra i manifestanti. La situazione continua a preoccupare i rappresentati degli altri
Paesi del Golfo che ieri sera hanno incontrato una delegazione yemenita per proporre
un piano di transizione politica.
Siria: arrestato dissidente nonostante
la revoca dello stato di emergenza In Siria prosegue la repressione delle autorità
contro i dissidenti dell’opposizione nonostante il nuovo governo abbia approvato l’abrogazione
dello stato di emergenza in vigore da 48 anni. Nella notte è stato arrestato ad Homs
l’esponente di spicco dell’opposizione, Mahmoud Issa, per il rilascio di alcune dichiarazioni
alla televisione araba al Jazira.
Medio Oriente Le vicende connesse
alla morte del volontario italiano Vittorio Arrigoni nella Striscia di Gaza hanno
portato alla luce l’intricato conflitto che si sta combattendo in questa isolata parte
del territorio palestinese. L’infiltrazione di gruppi salafiti collegati ad al Qaeda
e determinati a scalzare Hamas dalla guida della Striscia complica ulteriormente il
mosaico politico della regione. A Giorgio Bernardelli, giornalista esperto
di Medio oriente, Stefano Leszczynski ha chiesto se sia possibile una lettura
di questo intricato contesto politico:
R. - Ci sono
questi gruppi salafiti, con un legame diretto con Al Qaeda, che sono sempre più presenti
all’interno della Striscia e sono anche una sfida a quello che è il governo di Gaza,
guidato da Ismail Haniyeh. E’ una situazione in cui la leadership politica di Hamas
si trova a dover fare i conti con un’opposizione che è ancora più radicale dal punto
di vista dei gruppi islamici.
D. - Quali potrebbero essere gli obiettivi
politici del controllo di un’area che è effettivamente isolata dal resto del mondo?
R.
- Questa è una delle aree ideali per una presenza di tipo radicale-islamico. Si tratta
di un posto di 360 chilometri quadrati, dove vive un milione e mezzo di persone in
condizioni disperate, un luogo dove il mondo non mette piede. C’è un posto migliore
di questo per organizzazioni terroristiche che vogliono coltivare nuove cellule, anche
per alimentare quella che è una strategia di tipo globale? Una strategia come quella
del boicottaggio, che tende a chiudere le porte per non far entrare e a non curarsi
più di tanto di quello che succede lì dentro, sperando che questa situazione imploda
da sola, è una strategia che fa molto comodo a forze come quelle dei salafiti, che
vogliono propagandare la loro ideologia attraverso questo tipo di luoghi.
D.
- Che spazi ci sono per una società civile, per la nascita di un pensiero diverso?
R.
- Di spazi ce ne sono parecchi. Ci sono anche giovani, a Gaza, che si sono mossi,
esattamente com’è successo in Egitto. E’ sostanzialmente la volontà di ripartire da
un contesto nuovo. Dietro a questi movimenti giovanili, che esistono sotto traccia,
che provano a venire fuori e sperimentano la repressione a Gaza e a Ramallah, c’è
proprio questa sensazione, di gran parte del mondo giovanile, di non avere prospettive
in questa situazione. Situazione che rimane bloccata ed è sostanzialmente funzionale
al perpetuarsi dell’attuale scontro tra le due leadership. (vv)
Afghanistan Un
militare britannico è morto in ospedale per le ferito riportate nelle scoppio dell'ordigno
che stava disinnescando lo scorso lunedì in Afghanistan. Intanto sul terreno non si
fermano gli attacchi della guerriglia: oggi un kamikaze si è fatto esplodere accanto
ad un convoglio della Forza internazionale di assistenza alla sicurezza (Isaf) nella
provincia orientale afghana di Nangahar, causando il ferimento del capo della polizia
provinciale. L'azione è stata subito rivendicata dai talebani secondo i quali ci sarebbero
invece almeno “una decina di vittime”. Intanto la stessa Isaf ha reso noto che numerosi
talebani sono stati uccisi ieri nell'ambito di una operazione congiunta afghano-internazionale
che ha usufruito di appoggio aereo nel distretto di Zheray della provincia meridionale
di Kandahar.
Iran l’Iran, presidente di turno dell'Opec, ritiene
che i prezzi del petrolio continueranno a salire fino alla fine dell'anno in corso,
ma non giudica opportuna una riunione d'emergenza del cartello dei Paesi esportatori
per decidere un eventuale aumento della produzione. Lo ha detto il governatore iraniano
presso l'Opec, Mohammad Ali Khatibi. Il governatore ha affermato che i prezzi continueranno
ad aumentare sia per gli elementi di instabilità, con le sollevazioni popolari in
Paesi arabi del Medio Oriente e del Nord Africa, sia per un incremento della domanda
mondiale, che ha valutato tra gli 1,3 e gli 1,6 milioni di barili al giorno. Il dirigente
iraniano ha comunque ribadito la posizione di Teheran, secondo la quale non c’è bisogno
di una riunione d'emergenza dell'Opec prima di quella ordinaria in programma a Vienna
l'8 giugno prossimo.
Burkina Faso, nuovo premier dopo le proteste Rimaniamo
in Africa. Sembra tornare la calma in Burkina Faso dove in seguito alle violente proteste
e ai continui ammutinamenti della Guardia presidenziale è stato nominato un nuovo
capo di governo. La crisi è stata gestita dal presidente Compaoré, al potere dal 1987,
e rieletto lo scorso novembre con l’80% dei suffragi. Il servizio di Giulio Albanese:
Dopo gli
ammutinamenti e le violenze dei giorni scorsi in Burkina Faso, l’inossidabile presidente
Blaise Campaore’ ha nominato ieri un nuovo primo ministro. Una mossa studiata a tavolino,
che dovrebbe servire idealmente a ridare stabilità al Paese. Si tratta dell’ex giornalista
ed ambasciatore in Francia, il 56enne Luc Adolphe Tiao. Il cammino, però, è
davvero tutto in salita se si considera che le casse dello Stato sono a secco e la
stragrande maggioranza della popolazione fa davvero fatica a sbarcare il lunario.
Da rilevare che Campaore’, nel frattempo, aveva assolto il governo e rimosso i responsabili
militari proprio venerdì scorso, dopo che elementi della sua stessa guardia presidenziale
si erano ammutinati, non avendo ricevuto il salario. Una reazione che aveva portato
i militari a terrorizzare la capitale Ouagadougou e le località limitrofe,
sparando alla cieca nelle strade, saccheggiando negozi e rubando mezzi di trasporto.
La violenza aveva poi scatenato le manifestazioni di piazza con studenti, commercianti
e comuni cittadini.
Russia, economia La crescita del prodotto
interno lordo della Russia sarà del 4 e 2 per cento quest’anno. Lo ha detto il presidente
Putin durante la sua audizione annuale in Parlamento. Intanto nel Paese si discute
sui nomi dei candidati delle prossime presidenziali, in programma a marzo del 2012.
Pare che il partito di maggioranza, Russia Unita, guidato da Putin, abbia ottenuto
la registrazione del movimento Forza Russia strappandolo al Partito Russia Giusta.
Italia
nucleare Il disastro nucleare al sito di Fukushima, in Giappone, ha provocato
un ripensamento sulle centrali in tutto il mondo. Il governo italiano ha deciso di
bloccare la costruzione di nuovi impianti nel Paese. Pioggia di critiche dall’opposizione
che parla di una ‘trovata’ per aggirare il prossimo referendum sull’atomo. Il servizio
è di Eugenio Bonanata:
Stop alla
realizzazione delle centrali nucleari in Italia e rinvio di ogni decisione a dopo
l’estate, in attesa di una posizione chiara dell’Europa sugli standard di sicurezza
degli impianti. Questa la spiegazione del governo italiano, ribadita poco fa dal ministro
dello Sviluppo Economico, Romani, intervenuto in aula in Senato dove è in discussione
il decreto legge Omnibus provvedimento che già conteneva la moratoria del programma
nucleare italiano. La decisione di bloccare tutto – ha chiarito – arriva alla luce
di quanto avvenuto in Giappone e rende inutile il referendum sul ritorno all’atomo,
in calendario il 12 e il 13 giugno prossimi. Proprio questo preoccupa l’opposizione,
che, pur cantando vittoria per la marcia indietro, non crede nelle buone intenzioni
del governo. Per l’Italia dei Valori l’emendamento serve solo ad aggirare il referendum.
“Deve essere scritto in modo chiaro e forte: mai più nucleare in Italia”, ha detto
Di Pietro. Sulla stessa linea anche il leader del Pd Bersani, che parla di “sconfessione”
del governo Berlusconi. Per i Verdi, invece, si tratta di uno stop dettato dal timore
di perdere le prossime elezioni amministrative. L’esecutivo, da canto suo, annuncia
la definizione della nuova strategia energetica nazionale e chiede confronto e condivisione.
La nuova strada sarà basata sulle energie rinnovabili e su quelle alternative, con
il ministro dell’Economia Tremonti che ha ipotizzato un piano europeo di finanziamento
della ricerca in linea con la struttura geopolitica del Mediterraneo.
Nucleare-Onu Intanto
il segretario generale dell’Onu Ban Ki-moon ha lanciato un appello per una revisione
delle norme di sicurezza negli impianti nucleari di tutto il mondo, in vista di standard
più elevati. Lo ha fatto visitando il sito di Chernobyl, teatro della catastrofe avvenuta
nel 1986. In prossimità del 25esimo anniversario, si è aperto ieri a Kiev, in Ucraina,
la conferenza dei Paesi donatori. Stanziati 550 milioni di euro per la ricostruzione
del sarcofago di cemento armato, ormai gravemente danneggiato, che protegge il reattore.
Il progetto complessivo costa 760 milioni di euro.
Giappone-nucleare Sempre
critica la situazione nell’area della centrale di Fukushima, in Giappone. Due robot
radiocomandati, messi a disposizione dagli Stati Uniti, sono arrivati nei pressi dei
due reattori danneggiati e hanno rilevato consistenti livelli di radioattività altamente
dannosi per gli operatori. La polizia, invece, ha reso noto che oltre 12 mila persone
hanno perso la vita a causa dello Tsunami. Le vittime accertate sono più di 13 mila:
nel 5,5 per cento dei casi, il decesso è stato provocato da crolli e da incendi dovuti
a fughe di gas. (Panoramica internazionale a cura di Marco Guerra e Gabriele Papini)
Bollettino
del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LV no. 110