2011-04-20 15:31:29

Giornata di preghiera per Asia Bibi e le vittime della legge sulla blasfemia


Si celebra oggi, in vari Paesi del mondo, la Giornata di preghiera per Asia Bibi, la donna cristiana 45.enne, madre di cinque figli e condannata a morte in Pakistan con l’accusa di aver offeso Maometto. La Giornata è dedicata anche alle vittime della legge sulla blasfemia che nel Paese asiatico prevede, oltre all’ergastolo, anche la pena capitale. Su questa iniziativa, promossa dall’organizzazione umanitaria “Masihi Foundation”, ascoltiamo al microfono di Charles Collins, il direttore delle Pontificie Opere Missionarie in Pakistan, padre Mario Rodrigues:RealAudioMP3

R. – The basic thing is that we can’t fight …
Il problema di fondo è che noi non possiamo lottare contro la legge sulla blasfemia e non possiamo lottare per il rilascio di Asia Bibi, perché siamo una minoranza veramente piccola. Quindi, la cosa migliore è implorare il Cielo e per questo la Fondazione Masihi ha indetto per oggi un giorno di preghiera, e a questa iniziativa si sono unite anche le Pontificie Opere Missionarie insieme con la Chiesa in Pakistan. E’ stata indetta non soltanto una giornata di preghiera. E’ una giornata di preghiera e di digiuno per la liberazione di Asia Bibi e per l’abolizione della legge sulla blasfemia.

D. – Quale è lo stato d’animo dei cristiani in Pakistan?

R. – It is a very peculiar situation ...
E’ una situazione molto particolare, una situazione di incertezza. Dobbiamo fare molta attenzione a quello che diciamo e a quello che facciamo, come è stato per Asia Bibi e come lo è per tutti i casi nei quali si è fatto ricorso alla legge sulla blasfemia. Nessuno mai si esprimerebbe in termini blasfemi nei riguardi di Dio in una Repubblica islamica, dove è risaputo che si può essere accusati per un nonnulla, e che accadono cose simili che rendono la vita tanto difficile.

D. – Come vive la comunità cristiana la Pasqua di quest’anno?

R. – We have what we call “meetings” in various areas …
Avremo “incontri”, così li chiamiamo, in diverse parti del Paese, e diremo alle persone che dovremo “mantenere toni bassi” a causa delle aggressioni e di vari altri tipi di azioni da parte di estremisti musulmani. Ma la gente mi dice: “Padre, qualsiasi cosa accada, noi dobbiamo celebrare la Pasqua senza cancellare nessuna Messa, senza sminuire nulla”. “Dobbiamo celebrare la Pasqua perché questa è la festa del Signore Risorto, è la nostra festa!”.

D. – Come possono i cristiani nel mondo aiutare i fedeli del Pakistan?

R. – I think the first thing we need is them to pray for us. …
Credo che la cosa più importante di cui abbiamo bisogno è che tutti i cristiani preghino per noi. I cristiani del Pakistan, i cristiani del mondo devono prendersi per mano e con la preghiera manifestare la loro solidarietà, pregare per l’abolizione della legge sulla blasfemia, per la liberazione di Asia Bibi … Questo per noi cristiani in Pakistan è un messaggio forte che ci dice che non siamo soli, che i cristiani di tutto il mondo sono con noi, che ci sostengono in ogni momento. E questo è un grande incoraggiamento. (gf)

In tutto il mondo, istituti religiosi, associazioni, parrocchie e fedeli di tutte le confessioni pregano per Asia Bibi e per le vittime della blasfemia. All'iniziativa, lanciata dalla “Masihi Foundation”, hanno aderito, tra gli altri, le Clarisse di Lovere (Italia), i Francescani di Thuc Duc, in Vietnam, la diocesi camerunense di Batouri, le suore di San Giuseppe di Tarbes, in Brasile, e le comunità cristiane della Nuova Zelanda. Fra le centinaia di adesioni, sono arrivate anche quelle delle Missionarie della Consolata, dei Frati del Sacro Cuore, di parrocchie in diverse diocesi di Francia, Spagna e Regno Unito. Scandiscono la Giornata di preghiera la Santa Messa, le veglie di preghiera, le fiaccolate e le adorazioni eucaristiche. Il vescovo di Islamabad, mons. Anthony Rufin, ha spiegato all'agenzia Fides di essere profondamente toccato dalla fede di Asia Bibi. Una fede - ha aggiunto il presule - che la renderà libera perché crede in Cristo Salvatore. Mons. Anthony Rufin ha anche esortato tutti i cristiani ad accendere una candela perché la donna possa tornare presto con la sua famiglia.







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