Nigeria: scontri e contestazioni dopo la vittoria di Jonathan alle presidenziali
Invito a mettere fine a questa condotta inutile ed evitabile, soprattutto dopo che
tutti i cittadini di questo grande Paese si sono impegnati per garantire elezioni
giuste e trasparenti. Così, Goodluck Jonathan, il vincitore delle presidenziali nigeriane,
svoltesi sabato e contestate nel nord del Paese con una serie di scontri che hanno
causato, secondo la Croce Rossa, diversi morti - il numero è imprecisato - oltre 250
feriti e 15 mila profughi. Ma si può dire che le elezioni hanno riconfermato la netta
spaccatura del gigante africano? Salvatore Sabatino lo ha chiesto a Enrico
Casale, africanista della rivista dei Gesuiti “Popoli”:
R. – E’ vero
che i risultati delle elezioni hanno portato a nuovi scontri, però questi scontri
riguardano frange di estremisti che non rappresentano l’intera popolazione nigeriana.
Forse l’immagine migliore che vale la pena di ricordare della Nigeria è proprio quella
delle file ordinate, composte di persone che si sono recate a votare; simbolo del
desiderio di un Paese dove le tensioni vengano in parte stemperate.
D.
– Molti analisti credono anche che gli scontri di questi giorni siano stati causati
dalla presa di coscienza della popolazione, che pur vivendo in un Paese in forte crescita,
con grandi giacimenti petroliferi, vive in una situazione però di grave miseria...
R.
– Bisogna ricordare che la Nigeria vive una serie di paradossi: è l’ottavo produttore
mondiale di petrolio e il principale produttore, o uno dei principali produttori,
di petrolio d’Africa e deve importare benzina; le popolazioni del Delta del Niger,
dove si estrae la maggior parte del petrolio nigeriano, sono costrette a vivere senza
luce e acqua corrente nelle case. Questo vuol dire che molti dei proventi dell’industria
petrolifera, che riguardano sia il petrolio che il gas, non vengono ridistribuiti
alla popolazione, ma vengono goduti da una piccola elite di persone al potere. Il
nuovo presidente si è impegnato ad una migliore distribuzione. Sarà, il suo, un compito
difficilissimo, perché deve scontrarsi appunto con questa elite piccola, ma molto
forte.
D. – Jonathan pare che abbia anche ottimi contatti con i ribelli
proprio del Delta del Niger, con i quali si potrebbe stabilire a questo punto una
tregua ed un equilibrio di cui se ne gioverebbe l’intero Paese. Cosa possiamo prevedere
da questo punto di vista?
R. – Bisogna dire che Goodluck Jonathan è
il primo presidente nigeriano che proviene dalla zona del Delta del Niger. E’ chiaro,
quindi, che conosce bene i problemi della zona e può chiaramente avere dei rapporti
con i ribelli del Delta. Ha annunciato lui stesso che una delle sue priorità sarà
quella di risolvere il problema e certamente nella sua agenda le questioni del Delta
del Niger è tra i primi punti che affronterà. Credo che, da questo punto di vista,
si possa essere ottimisti. (ap)