Crisi umanitaria in Costa d’Avorio: l’impegno dei salesiani al fianco dei rifugiati
La caduta di Laurent Gbabo non ha messo fine alla crisi umanitaria che attraversa
la Costa d’Avorio, principalmente nell’ovest del Paese, a Duékoué: da oltre due settimane,
una missione cattolica tenuta dai salesiani si trova a dover gestire circa 30 mila
rifugiati che sono fuggiti dai combattimenti. Se la situazione è un po’ migliorata
grazie al ritorno dell’elettricità, le condizioni di vita restano ancora molto difficili:
manca il cibo, l’acqua potabile è quasi inesistente e la gente vive stipata, perché
il campo non può ospitare oltre 8 mila persone. Padre Vincente Grupeli, direttore
della comunità salesiana e a capo della parrocchia di Duékoué, lancia un grido di
allarme e un appello per gli aiuti e chiede anzitutto l’apertura di un nuovo campo
rifugiati da parte delle autorità ivoriane. Ma al momento, regna l'incertezza. Xavier
Sartre, del nostro programma francese, lo ha intervistato:
R. – Maintenant,
nous souhaiterons que on nous aide à donner à ces gens-là … Al momento,
chiediamo che ci si aiuti a mettere queste persone in una situazione un po’ più dignitosa
e questo va oltre le nostre possibilità. Ci siamo rivolti al nunzio apostolico e al
nostro vescovo della diocesi di Man, affinché intervengano con le autorità del governo
Ouattara e con le Organizzazioni umanitarie - come l’Alto Commissariato per i rifugiati
e l’Organizzazione internazionale delle migrazioni - per cercare di migliorare la
situazione di queste persone. Purtroppo noi notiamo molta lentezza: non ci si preoccupa
di comprendere quale sia la situazione e abbiamo ricevuto veramente poche visite atte
a constatare quale sia la situazione reale. Sappiamo bene che la creazione di un nuovo
campo profughi è un qualcosa che non si sposa con l’immagine che i politici vorrebbero
dare. Il problema è che non possiamo continuare a tenere le persone in queste condizioni!
Ma abbiamo la sensazione che si pensi che noi possiamo continuare a sostenere questa
situazione ancora settimane e forse anche mesi … Non possiamo tenere in queste condizioni
migliaia di persone alle quali non possiamo offrire una condizione di alloggio dignitosa
e cibo sufficiente … E’ solo grazie a "Medici senza frontiere" e il Comitato internazionale
della Croce Rossa che possiamo offrire loro il minimo indispensabile di servizio sanitario.
La situazione è per noi molto, molto preoccupante. Noi guardiamo con grande tristezza
a questa situazione e alla lentezza nell’agire di coloro che potrebbero fare qualcosa
per noi. (mg)