2011-04-17 14:25:33

All'Antonianum di Roma, la Giornata annuale di studi promossa dall’Istituto Francescano di Spiritualità


Incrementare la formazione dei religiosi, riscoprendo il valore della teologia, essere lievito in una società in cambiamento attraversata dalla globalizzazione e dalla secolarizzazione. Questi gli obiettivi emersi nel corso della Giornata annuale di studi dell’Istituto Francescano di Spiritualità che si è svolta presso la Pontificia Università Antonianum di Roma sul tema: “Identità e compito della teologia spirituale oggi”. Un’occasione, nel 40.mo anniversario dell’Istituto, per fare il punto sulle sfide urgenti, ma anche sulle risorse della vocazione. Per un bilancio, Cecilia Seppia ha sentito padre Paolo Martinelli, preside della struttura:RealAudioMP3

R. – In questi anni sono veramente cresciute molto le collaborazioni, i tratti specifici del tipo di studio che noi proponiamo agli studenti e, con la nostra realtà, è anche cresciuta la presenza interculturale. Quindi, possiamo dire che il nostro istituto si sia caratterizzato in modo crescente per una presenza interculturale di francescani, per lo più, ma anche di persone provenienti da altre esperienze carismatiche. Questa diventa una grande ricchezza, perché andare alle fonti del carisma, in una modalità interculturale, oggi è particolarmente significativo in un contesto di globalizzazione, dove appunto le differenze devono entrare in contatto e interagire, rendersi feconde tra loro.

D. – Dal cuore dell’Umbria, fino all’Europa intera, poi l’Africa, l’America Latina, l’Asia, il carisma di Francesco affascina, attrae anche oggi e conquista soprattutto i più giovani. Ma c’è una risposta concreta dal punto di vista delle vocazioni?

R. – Per quanto riguarda le vocazioni siamo in una situazione decisamente molto variegata: si sottolinea una certa contrazione nell’area euro-atlantica, mentre c’è una crescita significativa in Asia, in Africa e anche in America Latina. Credo che in Europa soprattutto, la problematica sia quella di aiutare a riscoprire che innanzitutto è la vita stessa ad essere vocazione, perché questo è il terreno in cui scoprire anche la vocazione specifica. Io credo che da questo punto di vista Francesco d’Assisi si presenti a noi in modo molto affascinante, proprio perché ha saputo vivere l’istante, ogni istante, come rapporto con Dio, dentro tutte le circostanze della vita.

D. – Veniamo al ruolo e alla missione nella Chiesa della grande comunità francescana. Lei ha ribadito la comunione, la fraternità, l’interculturalità, ma anche la spinta, il rinnovo costante dell’impegno ad una nuova evangelizzazione...

R. – Certo, credo che per noi il segno della nuova evangelizzazione sia la prova di un’autentica esperienza spirituale, perché chi sperimenta qualcosa di grande, chi incontra un senso per cui valga la pena vivere e dare la vita, questo si attesta subito nel fatto che vuole comunicarsi agli altri. In questo senso, il grande orizzonte della nuova evangelizzazione è una sfida innanzitutto per noi, per riscoprire che Gesù Cristo, la vita cristiana, la sequela di Cristo, è ciò che fa accendere il cuore di entusiasmo per la vita. (ap)







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