2011-04-16 14:49:06

Nuovi massacri in Sudan in vista dell'indipendenza del Sud: la testimonianza di un missionario


In Sudan più di 20 persone, tra cui donne e bambini, sono state uccise nei giorni scorsi nel corso di un attacco condotto da truppe paramilitari in un villaggio del Sud Kordofan, regione confinante con il Darfur. Si tratta di violenze che avvengono sullo sfondo di profondi mutamenti che, nei prossimi mesi, cambieranno la geografia del territorio sudanese. Il Sud Sudan, infatti, il 9 luglio diventerà un Paese indipendente è sarà il 54.esimo Stato del Continente africano. Su questo nuovo attacco e sulla situazione in Sud Sudan, ormai vicino all’indipendenza, si sofferma, al microfono di Amedeo Lomonaco, il provinciale dei missionari Comboniani in Sud Sudan padre Daniele Moschetti, raggiunto telefonicamente a Juba:RealAudioMP3

R. - Sono attacchi di vari gruppi ribelli, che stanno cercando “un posto al sole” per quel che riguarda la spartizione di potere di quello che sarà il nuovo governo, dopo il 9 luglio in Sud Sudan. Il Sud Kordofan non è nemmeno nel Sud, perché il Sud Kordofan è ancora fuori dal confine del Sud Sudan, e si trova così nel Nord del Sudan: è però una delle regioni, una degli Stati che vuole unirsi al Sud, ma è forte la resistenza del presidente del Sudan, Omar Hassan Ahmad Al-Bashir.

D. - Ricordiamo poi che nel Sud Kordofan, teatro di questo nuovo drammatico attacco, vive una significativa comunità non araba, cristiana, e che il prossimo 2 maggio gli elettori saranno chiamati alle urne per scegliere il nuovo governatore. Si tratta di una tappa importante…

R. - Certamente. Dopo il 9 luglio, comunque, i focolai di guerra rimarranno. Probabilmente nel momento in cui ci sarà la dichiarazione di indipendenza da parte del Sud, si intensificheranno quelle che poi saranno le difficoltà di relazioni con il Nord per questi due Stati, il Sud Korfodan e il Blue Nile. E quest’ultima potrebbe essere una zona ancora più a rischio di quanto lo è oggi.

D. - Come si sta avvicinando il Sud Sudan a questa importante data dell’indipendenza?

R. – L’impegno più grande, che è già adesso in atto e che proseguirà poi anche dopo il 9 luglio, sarà esattamente quello di lavorare per integrare le varie etnie, perché in questi anni c’è stato molto isolamento, anche a causa della guerra. Quindi, c’è tutto un cammino da compiere e un “processo di guarigione”, che sarà lento e indubbiamente ci vorranno decenni, perché vi sia realmente un’integrazione fra le etnie. Questo è il grande lavoro da fare.

D. - Con l’indipendenza cambierà anche il vostro lavoro missionario?

R. – Indubbiamente, il Sud Sudan non sarà mai più lo stesso né come Stato, perché sarà uno Stato nuovo, né come Chiesa. Dobbiamo trovare un nuovo approccio e questo approccio è esattamente quello dell’integrazione, della non violenza e della pace.

D. - Il fatto che nasca un nuovo Stato, abitato in prevalenza da cristiani, può avere degli influssi positivi anche per tutta la regione?

R. - Il Vangelo deve ancora penetrare profondamente in quella che è la realtà delle varie etnie per fare in modo che il popolo sud sudanese possa davvero riconoscersi come nazione. Stiamo diventando una nazione, indubbiamente indipendente, ma questo è tutto da costruire insieme e la Chiesa ha un gradissimo ruolo. (mg)







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