Sri Lanka: il cardinale Ranjith visita le vittime di guerra Tamil
La popolazione Tamil vive ancora in grande insicurezza, al di sotto dei livelli minimi
di sussistenza e in stato di abbandono. È quanto emerge dalla missione d’inchiesta
che il Congresso delle religioni ha svolto nei giorni scorsi nel nord dello Sri Lanka
per valutare la situazione della zona a due anni dalla fine del conflitto etnico.
Tra i 26 delegati era presente anche il cardinale Ranjith, arcivescovo di Colombo,
che ha raccolto le lamentele degli sfollati e delle vittime di guerra tamil. Secondo
la relazione stilata dopo la visita, riportata da AsiaNews, “la vastità della distruzione
provocata dagli ultimi mesi della guerra è misurabile dalle carcasse delle auto esplose,
abbandonate fuori dagli edifici lungo i lati della strada che da Pudukudirippu conduce
a Paranthan... quelle carcasse sono tutto ciò che resta delle persone che vivevano
in quelle case”. Dal rapporto emerge anche che la maggior parte del personale militare
presente nell’area non parla il tamil, la lingua parlata nella provincia del nord,
creando così un grave problema di comunicazione. Inoltre, la delegazione ha avuto
la possibilità di visitare il bunker sotterraneo di Velupillai Prabhakaran, l’ultimo
leader del movimento di liberazione delle “Tigri del Tamil”. Tra gli altri delegati
del Congresso delle religioni figuravano anche l’arcivescovo emerito di Colombo Oswald
Gomis, quattro sacerdoti cattolici, due rappresentanti della Chiesa di Ceylon, due
sacerdoti metodisti, due musulmani, due indù, due laici della Caritas Sri Lanka e
dieci monaci buddisti tra cui il bonzo Ittapane Dhammalankara Anunayake Thero. (M.R.)