Libia: raid della coalizione su Tripoli, prosegue l'assedio a Misurata
Secondo giorno del vertice dei ministri degli Esteri della Nato a Berlino, dove si
tenta di superare le differenze profonde sul campagna militare in Libia. Intanto,
sul terreno proseguono sia il sanguinoso assedio di Misurata da parte delle truppe
fedeli a Gheddafi, sia i raid dell’Alleanza su obiettivi strategici nei pressi di
Tripoli. Il servizio di Marco Guerra:
Si stringe
l’assedio delle truppe di Gheddaffi intorno a Misurata, terza città del Paese e ultima
roccaforte degli insorti in Tripolitania. Secondo i residenti della città, sono almeno
120 i razzi sparati oggi. Fonti mediche parlano di otto nuovi morti, tra cui donne
e bambini. Si combatte anche nella parte occidentale di Adjabiyah, dove il fuoco dei
governativi ha ucciso almeno un ribelle e ferito altri due. E non danno tregua neanche
gli aerei della Nato, che in mattinata hanno compiuti tre raid sulla capitale libica
Tripoli e negli immediati dintorni. L'emittente araba al-Jazeera, riferisce che, tra
i vari obiettivi, è stato colpito un deposito di missili. Giornata convulsa anche
a Berlino, durante la quale i ministri degli esteri della Nato si sono nuovamente
riuniti per superare l’impasse che vede molti Paesi dell’alleanza non disponibili
a fare più di quello che stanno già facendo. L’ordine del giorno comprende anche incontri
con i funzionari di Ucraina e Georgia, e con il ministro degli Esteri russo, Sergey
Lavrov. In particolare, si cercherà di trovare una sintesi tra chi, come Spagna e
Italia, vorrebbe armare gli insorti escludendo la propria partecipazione ai bombardamenti,
e chi, come Francia e Gran Bretagna in primis, spinge per un maggior impegno militare
della Nato. Fuori discussione al momento qualsiasi intervento sul terreno, mentre
sono tutti d’accordo con quanto detto, in un articolo comune, da Obama, Cameron e
Sarkozy, secondo i quali è impossibile “immaginare che la Libia abbia un avvenire
con Gheddafi'', mentre va rifiutato “qualsiasi compromesso che lasci al potere” il
rais. A turbare un quadro già complesso arriva anche il messaggio video del numero
due di al Qaida, al-Zawahiri, che esorta i musulmani del Nord Africa a “combattere
sia i mercenari di Gheddafi sia la Nato''.
Immigrazione, nuovi sbarchi
a Lampedusa Dopo una tregua di circa 24 ore, sono ripresi gli sbarchi nell'isola
italiana di Lampedusa. Un barcone con a bordo 46 tunisini è stato soccorso da una
motovedetta della Guardia di finanza. Un’altra imbarcazione è attesa per le prossime
ore. Il servizio di Gabriele Papini:
Altra notte
di sbarchi a Lampedusa. Una motovedetta della Guardia di finanza ha intercettato un'imbarcazione
con a bordo 46 tunisini. Il pessimo stato del natante ha fatto sì che i militari trasbordassero
i migranti sulla motovedetta. Nel frattempo il servizio di pattugliamento del Canale
di Sicilia ha avvistato un altro barcone con a bordo circa 300 profughi partiti dalla
Libia e in arrivo nelle prossime ore. Alta tensione nel centro di prima accoglienza
sull’isola, dove ieri si è registrata la protesta di un centinaio di migranti contro
i rimpatri avviati sulla base dell'accordo tra l’Italia e le autorità di Tunisi. “Accelerare
i negoziati con i paesi del Nord Africa e in particolare con la Tunisia, per stringere
accordi operativi ed organizzare pattugliamenti congiunti”: è quanto scrive il ministro
dell'Interno, Roberto Maroni, in una lettera inviata al commissario europeo per gli
Affari interni, Cecilia Malmstrom, ed alla presidenza di turno ungherese dell’Ue.
In attesa del vertice italo-francese sul tema dell’immigrazione, in programma a fine
mese, Parigi suggerisce di far sì che Frontex, la missione europea, non porti in Europa
i migranti intercettati a Lampedusa ma li rimpatri in Tunisia. Soluzione che ha riscosso
subito il consenso del ministro degli Esteri italiano, Franco Frattini.
Siria Cresce
la pressione internazionale sulla Siria, accusata di reprimere le proteste con l’aiuto
dell’Iran. Per alleggerire la tensione, ieri il presidente Assad ha annunciato la
nascita di un nuovo governo e la scarcerazione di centinaia di prigionieri politici.
Ma nonostante le aperture del presidente Assad, si è tenuto dell’odierno “venerdì
della tenacia” segnato da manifestazioni contro il governo in tutto il Paese. Intanto,
l'organizzazione di difesa dei diritti umani Human Rights Watch (HRW) accusa i Servizi
di sicurezza siriani di aver torturato numerosi manifestanti fra le centinaia di arrestati
dall’inizio delle contestazioni.
Egitto La procura de Il Cairo,
chiamata a giudicare l’ex presidente Mubarak, ha smentito che sia stata fissata una
data per il processo all’ex capo di Stato e ai suoi due figli, detenuti quest’ultimi
in un carcere della capitale. Viene definito “stabile e rassicurante” lo stato di
salute di Mubarak, colpito nei giorni scorsi da una crisi cardiaca. Lo ha rivelato
una fonte medica, confermando che l’ex-raìs si trova ancora nell’ospedale internazionale
di Sharm el Sheikh.
Bahrein Il ministro della Giustizia ha intrapreso
un’azione per la dissoluzione di due partiti sciiti di opposizione, l’"Associazione
islamica" e "al Wefaq". Quest’ultimo in particolare, principale gruppo di opposizione
in parlamento, è accusato di aver “violato alcuni articoli della Costituzione e le
leggi in vigore”, allo scopo di “turbare la pace e l’ordine sociale”. In questi giorni,
le organizzazioni per i diritti umani denunciano le percosse subite da diversi esponenti
di opposizione in seguito alle proteste avvenute nel Paese il mese scorso.
Marocco Il
sovrano, Mohammed VI, ha graziato 190 detenuti politici, esponenti di movimenti islamisti,
in risposta ad un memorandum presentatogli dal Consiglio nazionale dei diritti dell’uomo
(Cndh). Solo 96 dei ‘graziati’ tuttavia, saranno liberati nell’immediato. Gli altri
si sono visti ridurre le pene detentive “in modo considerevole”.
Tribunale
penale internazionale condanna ex generale croato L'ex generale croato, Ante
Gotovina, è stato condannato a 24 anni di carcere dal Tribunale penale internazionale
per l'ex Jugoslavia. Gotovina è stato riconosciuto colpevole di crimini di guerra
e crimini contro l'umanità compiuti nel ’95 sui civili serbi in Croazia.
G20,
economia Non sono incoraggianti i dati sulla crisi economica che emergono dai
lavori del G20, iniziato ieri a Washington. Ad esprimere le maggiori preoccupazioni
per l’oscillante andamento della ripresa è stato il direttore generale del Fondo monetario
internazionale (Fmi), Strauss-Kahn. Tra gli impegni che i grandi del mondo sono chiamati
ad assolvere c’è la necessità di mettere a punto un sistema di regole per prevenire
e gestire eventuali crisi future, anche dal punto di vista finanziario. Il servizio
da New York di Elena Molinari:
“Siamo
ancora al centro della crisi”. E’ una voce fuori dal coro quella del direttore generale
del Fondo monetario internazionale, Dominique Strauss-Kahn, che ieri da Washington
ha descritto una ripresa “squilibrata” perché senza lavoro. Strauss-Kahn ha lanciato
in particolare l’allarme per i giovani: “Il vero rischio è per loro - ha detto - servono
politiche per l’occupazione. Nessun minuto da perdere compiacendosi della strada fatta,
bisogna mettere in atto misure urgenti”. Il direttore del Fondo si rivoleva ai governi
dei Paesi del G20, arrivati ieri nella capitale Usa per definire nel dettaglio linee
guida per prevenire e gestire crisi future. “E’ sulla base della consapevolezza che
siamo solo a metà dal guado che il G20 cercherà da oggi di mettere a punto un metodo
e una serie di indicatori destinati ad individuare segnali di crisi e di squilibrio
che facciano suonare un campanello d’allarme”. Spetterà al G20 anche parlare di riforme
del sistema monetario e di flussi di capitali oltre che del rincaro dei prezzi delle
materie prime in tutto il mondo. Inevitabile anche il dibattito sulla regolamentazione
del sistema finanziario, con la paura di una fuga delle banche regolamentate da parte
del settore a quelle non regolate.
Grecia economia La Grecia
risolverà i propri problemi economici senza ristrutturare il debito ma "ristrutturando
il Paese". Lo ha dichiarato il primo ministro ellenico, George Papandreou, presentando
il suo piano di riforme anticrisi. Intanto, nel Paese continua a salire il numero
dei senza lavoro: nel mese di gennaio il tasso di disoccupazione ha raggiunto il 15,1%,
dal 13,1% di gennaio 2010.
Italia, allarme inflazione Il tasso d'inflazione
a marzo è salito in Italia al 2,5%, dal 2,4% di febbraio. Lo rileva l'Istat confermando
le stime provvisorie e aggiungendo che l'aumento dei prezzi su base mensile è pari
allo 0,4%. A livello europeo, invece, il costo della vita ha segnato una crescita
del 2,7%. Sentiamo Alessandro Guarasci:
I portafogli
degli italiani sono sempre più leggeri. Il tasso tendenziale risulta il più alto dal
novembre del 2008, quando l'inflazione si attestò al 2,7%. L'aumento dei prezzi al
consumo risente dei rialzi sui beni energetici non regolamentati, come i carburanti,
e sugli alimentari. Se si va a vedere quello che è il carrello di tutti i giorni,
l’inflazione ha raggiunto il 3,2%. Sulle conseguenze per famiglie e imprese il commento
dell’economista Luigi Campiglio.
R. - Questo accrescerà
ulteriormente le difficoltà delle famiglie e probabilmente comporterà dei processi
di risistemazione interna della spesa disponibile, che potrebbero non essere un buon
segnale per le imprese che producono.
D. – A questo punto lei che cosa
suggerirebbe: una manovra fiscale per venire incontro alle esigenze delle famiglie,
fermando, tra l’altro, questo vizio di ritoccare ogni volta le accise dei carburanti?
R.
– E’ vero che i prezzi del petrolio sono aumentati in modo considerevole, ma l’ordine
di grandezza dell’aumento è all’incirca lo stesso ordine di grandezza di rivalutazione
dell’euro sul dollaro, e dato che il petrolio è pagato in dollari, la domanda è: di
quanto è realmente variato il prezzo in euro di un barile di petrolio? Non credo sia
variato di tantissimo. E’ un aumento che andrebbe a maggior ragione giustificato ai
cittadini consumatori.
Per le Associazioni dei consumatori ogni famiglia
rischia di spendere oltre 1800 euro in più. In compenso vanno bene le entrate tributarie,
nei primi due mesi dell’anno cresciute del 5,4% rispetto a un anno fa. Sotto controllo
il debito pubblico, a febbraio calato di quattro miliardi.(ap)(Panoramica
internazionale a cura di Marco Guerra e Gabriele Papini)
Bollettino
del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LV no. 105