Ban Ki Moon al Cairo sulla Libia: L'azione internazionale ha salvato migliaia di vite,
ma ora pericolo per il deterioramento della situazione umanitaria
INTERVENTO DEL SEGRETARIO GENERALE DELL'ONU ALLA CONFERENZA DEL CAIRO SULLA LIBIA
Cairo,
14 aprile 2011
Eccellenze,
Ringrazio la Lega degli Stati Arabi per
aver convocato questo incontro con le Nazioni Unite. E ringrazio voi tutti per aver
accettato il nostro invito.
La situazione in Libia è ancora molto complessa.
Tuttavia, siamo incoraggiati dalla risposta della comunità internazionale.
Le
risoluzioni del Consiglio di Sicurezza 1970 e 1973 hanno mandato un forte messaggio,
autorizzando “ogni misura necessaria” per proteggere la popolazione civile in Libia.
Per
parte sua, è stata la Lega degli Stati Araba a chiedere al Consiglio di sicurezza
di imporre una no-fly zone e a esortare la comunità internazionale a fornire sostegno
e assistenza umanitaria al popolo libico.
Anche l’Organizzazione della Conferenza
Islamica si è espressa chiaramente. L’eccessivo uso della forza contro i civili, ha
dichiarato, contravviene non solo ai diritti umani e al diritto internazionale umanitario
ma va anche contro i valori islamici.
Accogliamo con favore la recente missione
del Gruppo di alto livello dell’Unione Africana in Libia, che mirava a raggiungere
una conclusione pacifica e negoziata della crisi. In tempi diversi ognuno di voi è
stato in contatto con i rappresentanti del popolo libico per la ricerca di una soluzione
politica praticabile.
Durante le scorse settimane, l’Unione Europea è stata
un forte sostenitore di un ruolo guida delle Nazioni Unite in Libia. Apprezzo profondamente
gli sforzi dell’Alto Rappresentante Catherine Ashton per garantire un’azione comune.
Anche l’Unione Europea è stata in prima linea per mobilitare il sostegno umanitario.
Guardando al futuro, ci aspettiamo che l’Unione Europea giochi un ruolo chiave specialmente
nella fase post-conflitto di ricostruzione.
Il mio inviato speciale ed io siamo
rimasti in stretto contatto con le autorità libiche e con l’opposizione.
Al-Khatib
ha visitato la Libia due volte finora, incontrando tutte le parti per promuovere una
soluzione che si accordi con la volontà del popolo libico, in coerenza con le disposizioni
delle risoluzioni 1970 e 1973. Nei prossimi giorni intensificherà le proprie missioni
in Libia e nella regione.
Martedì scorso, prima della mia partenza da New York,
ho ricevuto una chiamata dal Primo Ministro Al Mahmoudi a Tripoli. Mi ha parlato della
sua reazione alla missione dell’Unione Africana e delle sue proposte. Gli ho fatto
parte ancora una volta della necessità di un’immediata sospensione dei combattimenti
e la necessità che tutte le parti rispettino le risoluzioni del Consiglio di Sicurezza
dell’ONU al fine di spianare la strada a un impegno genuino e di dialogo.
Nel
frattempo, a Doha ieri, abbiamo discusso dell’attuale situazione umanitaria e politica.
Abbiamo anche riflettuto su come la comunità internazionale potrà lavorare con la
Libia una volta che il cessate il fuoco entri in vigore. Siamo consapevoli che la
NATO si riunisce oggi a Berlino.
Prendiamo atto dei fatti seguenti:
La
rapida e decisiva azione internazionale ha salvato migliaia di vite.
Abbiamo
una preoccupazione immediata: il deterioramento della situazione umanitaria.
Dentro
la stessa Libia, il quadro è particolarmente grave. A Misurata, Brega e Zintan, dove
i combattimenti sono stati particolarmente intensi, l'accesso ai servizi e ai prodotti
di base è stato in gran parte pregiudicato - cibo, acqua, assistenza sanitaria.
L’Organizzazione
Internazionale per le Migrazioni e l’Alto Commissariato per i Rifugiati delle Nazioni
Unite stimano che circa mezzo milione di persone abbia lasciato la Libia dall'inizio
del conflitto.
Molti restano bloccati nei campi e nei punti di transito dei
paesi confinanti.
Siamo inoltre profondamente preoccupati per la difficile
situazione dei cittadini di paesi terzi, molti dei quali lavoratori migranti e dei
rifugiati intrappolati nelle zone di combattimento.
La scorsa settimana il
WFP ha condotto nel porto di Misurata una nave con rifornimenti vitali. Proprio ieri
una nave dello IOM ha evacuato più di mille cittadini di paesi terzi. Per la maggior
parte, tuttavia, le agenzie umanitarie non sono state in grado di garantire un passaggio
sicuro.
Abbiamo condotto a termine una valutazione da parte delle agenzie umanitarie
coinvolte circa le esigenze nella parte orientale della Libia. I contatti per un’analoga
valutazione nella parte occidentale del paese sono in corso.
Il Coordinatore
ONU per i soccorsi d’emergenza, Valerie Amos, sta valutando la possibilità di una
visita a Tripoli in considerazione della situazione umanitaria.
Dal 9 aprile,
le Nazioni Unite hanno istituito una presenza internazionale a Bengasi, dove i bisogni
umanitari sono stati valutati e affrontati. Io stabilirò una presenza internazionale
a Tripoli il più presto possibile.
Ho anche invitato tutti i paesi vicini a
tenere aperti i propri confini per ricevere quanti fuggono il conflitto. Dobbiamo
fare attenzione a non permettere che grandi concentrazioni di rifugiati in attesa
di evacuazione si ammassino lungo il confine, soprattutto data la fragilità della
situazione nella regione.
Eccellenze,
La pianificazione anticipata
è essenziale. In tandem con i nostri sforzi diplomatici, le Nazioni Unite hanno avviato
un processo di pianificazione di contingenza per aiutare il popolo libico a ricostruire
il proprio futuro. Dobbiamo aspettarci che questo lavoro abbracci l'intera gamma di
attività che rientrano nel peacemaking, peacebuilding e nella ricostruzione post conflitto.
Questo
processo complesso richiederà uno sforzo concertato da parte delle Nazioni Unite.
E' essenziale che la comunità internazionale rimanga impegnata e unita. Dobbiamo
continuare a parlare con una voce sola; dobbiamo continuare a lavorare con pazienza
e determinazione in uno sforzo comune nell’interesse del popolo libico.
Il
mondo sta guardando. Le attese sono alte. Spero che il nostro incontro di oggi ci
aiuterà a tracciare la strada.