2011-04-14 16:36:46

I presuli canadesi sul caso del vescovo anglicano di Gerusalemme Sheil Dawani


I vescovi canadesi hanno rivolto un pressante appello al Governo israeliano affinché ripristini il permesso di soggiorno al vescovo anglicano di Gerusalemme Arieh Cohen Sheil Dawani. Il permesso era stato revocato lo scorso mese di febbraio dal Ministero dell’Interno che ha sinora respinto ogni richiesta di ripristinarlo, nonostante le proteste delle autorità religiose anglicane. In una lettera all’Ambasciatrice d’Israele in Canada Miriam Ziv, la Conferenza episcopale canadese (Cecc/Cccb) si unisce al Primate della Comunione Anglicana, Rowan William, ai leader delle Chiese cristiane in Terra Santa e ai Rabbinati di Inghilterra e Israele per chiedere alle autorità israeliane di “risolvere la questione e di dimostrare in modo chiaro il suo rispetto della libertà religiosa nei territori sotto il suo controllo”. “Impedire a mons Dawani di esercitare liberamente il suo ministero religioso non solo pregiudica la sua persona, ma lede i bisogni e i diritti della comunità anglicana di Gerusalemme”, si legge nella missiva che ricorda come lo Stato d’Israele rispetti “da anni la libertà religiosa e il diritto delle comunità credenti di scegliere i propri leader e di celebrare il culto secondo le proprie tradizioni”. Il vescovo Dawani è nato in Terra Santa e vi ha trascorso la maggior parte della sua vita, ma non può ottenere né la cittadinanza e neppure la residenza legale in Israele, perché è nato a Nablus, in Cisgiordania, territorio che si trova sotto l’occupazione militare israeliana dal 1967, ma che non è stato annesso a Israele. Conseguentemente è considerato uno straniero, che non può risiedere a Gerusalemme se non con un permesso speciale, che le autorità israeliane possono concedere o negare a loro discrezione. Come è noto, la questione dei visti di ingresso e di residenza per il clero, le religiose e i religiosi della Chiesa cattolica è un punto centrale dei negoziati tra la Santa Sede e lo Stato di Israele, tuttora in corso dal 1992. Nella stessa situazione si trovano tutte le Chiese in Terra Santa: data la loro specifica natura, una grande parte del personale religioso operante in Terra Santa viene infatti dall’estero. (A cura di Lisa Zengarini)







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