Acque del Nilo: l’Egitto favorevole alla mediazione del Papa Copto Shenouda III con
l’Etiopia
Papa Shenouda III, capo spirituale della Chiesa copta ortodossa, potrebbe svolgere
un ruolo di mediatore nella disputa che oppone Egitto ed Etiopia per la redistribuzione
delle acque del Nilo. Secondo il quotidiano egiziano Al Masri al Youm, Mona Omar,
sottosegretario per gli Affari Africani del Ministero degli Esteri egiziano, ha accolto
favorevolmente una possibile mediazione di Shenuda III. “Esiste una forte relazione
tra le chiese egiziana ed etiopica - ha detto l’alto esponente del Cairo –. Il Papa
Copto Shenouda III è generalmente rispettato da tutti i cristiani nel mondo, e in
Africa in particolare”. L’Etiopia ha annunciato la costruzione di una diga con annessa
centrale idroelettrica sul Nilo Azzurro, nella regione occidentale del Benishangul.
La futura centrale, dalla potenza di 6mila megawatt, - riferisce l'agenzia Fides -
ha provocato violente polemiche ed allarme in Egitto, che paventa il rischio di un
impoverimento della risorsa idrica del Nilo, con grave danno per l'economia egiziana.
L’Etiopia ha bisogno della nuova centrale per triplicare la produzione di energia
elettrica, ed ha affermato che l’Egitto non corre rischi perché le acque, una volta
azionata le turbine della centrale, verranno lasciate libere di proseguire il loro
corso verso il mare. La controversia è incentrata sul “Nile Cooperative Framework
Agreement” (Cfa), raggiunto a maggio 2010 a Entebbe, in Uganda, dopo dieci anni di
negoziati. L'accordo prevede modifiche al trattato coloniale del 1929, che concedeva
all’Egitto il diritto di veto sui progetti che a suo avviso potevano interferire sul
flusso del fiume, che scorre per 6.600 chilometri dal Lago Vittoria fino al Mediterraneo.
Un successivo accordo con il Sudan del 1959 ha concesso ai due Paesi il controllo
del 90% delle acque del Nilo, pari a circa 70 milioni di metri cubi all'anno. Il Cfa
è stato firmato da Etiopia, Rwanda, Tanzania, Uganda, Kenya e Burundi. Non è stato
ancora siglato dalla Repubblica Democratica del Congo, mentre Egitto e Sudan vi si
oppongono. L’indipendenza del sud Sudan, sancita dal referendum dello scorso gennaio
rischia di complicare ulteriormente la situazione. (R.P.)