Messico: la Chiesa chiede chiarezza dopo il ritrovamento di tanti corpi massacrati
a Matamoros
Padre Jorge Molina, sacerdote della diocesi di Matamoros, ha chiesto alle autorità
di compiere con scrupolo il loro dovere per proteggere la gente del Paese. La richiesta
del sacerdote è stata fatta prima di un momento di preghiera spontaneo, presso la
sede del Procuratore Generale di Matamoros, insieme ai membri di 78 famiglie che erano
arrivati lì per riconoscere i propri cari tra i corpi ritrovati nelle fosse clandestine
a San Fernando. Padre Molina ha invitato le famiglie che erano arrivate dagli stati
di Oaxaca, Guanajuato, Michoacán, Nuevo León e altri comuni di Tamaulipas, a pregare
per i propri cari e ad unirsi alla richiesta di chiarezza fatta alle autorità. Secondo
la stampa locale, fuori della sede della Procura si è svolta una scena terribile,
con gente che piangeva nel riconoscere i propri familiari e gente disperata perché
finora non sono ancora stati rinvenuti i corpi dei loro parenti scomparsi. I terribili
fatti sono ormai noti: la scorsa settimana i soldati hanno trovato una cinquantina
di morti nelle fosse clandestine della città di San Fernando, stato di Tamaulipas,
proprio nella zona in cui, nell’agosto dell'anno scorso, sicari del cartello della
droga di Los Zetas avevano ucciso 72 immigrati, in gran parte provenienti dal Centro
America. Le autorità della Procura generale della Repubblica (Pgr) hanno confermato,
fino a questo momento, la presenza di 116 corpi trovati nelle fosse di San Fernando,
ma secondo il rapporto presentato alla stampa da parte dell'obitorio di Semefo di
Matamoros, sarebbero almeno 120 i cadaveri. Fonti vicine alla polizia della zona parlano
inoltre di altri 22 corpi trovati a Matamoros. Pochi giorni fa, l’8 aprile, mons.
Faustino Armendáriz Jiménez, vescovo di Matamoros, aveva pubblicato una Lettera pastorale
chiedendo alla popolazione di unirsi nella preghiera per il tragico ritrovamento di
tante persone assassinate dalla malavita. “Esprimiamo la nostra profonda costernazione
dinanzi al nuovo massacro nella città di San Fernando, in particolare nel Ejido La
Joya. Constatiamo tristemente che la cultura della morte è ancora presente nella comunità"
aveva scritto il vescovo. (R.P.)