2011-04-12 15:34:33

Libia: Parigi e Londra chiedono alla Nato maggiore impegno al fianco dei ribelli


Libia: all’indomani del fallimento della sua missione, l’Unione africana chiede collaborazione ai ribelli che hanno rifiutato il cessate-il-fuoco. Il regime di Tripoli, invece, torna a minacciare la comunità internazionale, mentre Francia e Gran Bretagna chiedono maggiore impegno alla Nato al fianco degli insorti. Il servizio è di Eugenio Bonanata:RealAudioMP3

La Nato non sta facendo abbastanza, sia nel proteggere i civili che nel contrastare le forze di Gheddafi. Francia e Gran Bretagna sono convinte che l’Alleanza Atlantica debba intensificare i suoi sforzi nel Paese dopo aver assunto la guida della missione. E anche l'Italia - con il ministro degli Esteri Frattini che oggi a Roma ha incontrato il leader dei ribelli libici - ha auspicato un maggiore coordinamento militare con gli insorti. Gheddafi non può garantire “un futuro di pace e democrazia alla Libia”: chiara la posizione dell’Ashton, rappresentante della Politica estera dell’Ue all’apertura del vertice dei ministri degli Esteri europei a Lussemburgo, dove è previsto anche un breve incontro informale con alcuni rappresentanti del Consiglio transitorio di Bengasi. Da giorni si ipotizza il dispiegamento di una forza militare di interposizione con fini umanitari. Il regime di Tripoli, però, ha minacciato una “feroce resistenza” contro qualsiasi tipo di intervento straniero, precisando che si accetteranno aiuti umanitari soltanto dalla Croce Rossa e dalla Mezzaluna Rossa. Sembra in affanno l’Unione Africana: ieri ha proposto invano un cessate-il-fuoco senza garanzie circa l’uscita di scena del rais e oggi ha esortato a tenere aperta la strada del dialogo chiedendo piena collaborazione ai ribelli. Intanto, l’Organizzazione internazionale delle migrazioni ha previsto a breve l’arrivo nel porto di Misurata di una nave con la quale spera di evacuare migliaia di persone, rimaste bloccate nella città assediata da giorni. La tv di Stato libica, invece, ha annunciato un numero imprecisato di vittime a causa di raid aerei a sud di Tripoli, mentre da Ajdabiya fonti mediche riferiscono di almeno 3 civili morti durante la violenta battaglia che ha portato gli insorti a riconquistare la città. Dal canto suo, l’ex ministro degli Esteri libico, rifugiatosi in Gran Bretagna, ha agitato lo spettro della Somalia e ha chiesto di non trascinare il Paese in una guerra civile.

Siria
Nuova manifestazione indetta per oggi in tutta la Siria, attraverso i principali social network su Internet. Gli attivisti protestano contro il regime e “in solidarietà con i martiri, i feriti e prigionieri” provocati in questi giorni dalla repressione delle forze di sicurezza. L’appello arriva all’indomani delle mobilitazioni studentesche in due università di Damasco e dopo le violenze avvenute nella città di Banias e in quella di Daraa, che resta ancora assediata dai carri armati dell’esercito. Il bilancio delle vittime dell’ultimo mese – secondo fonti di associazioni per i diritti civili – è di almeno 20 morti.

Egitto
In Egitto arrestato il capo del partito dell’ex leader Mubarak e presidente della camera alta egiziana. L’accusa è di corruzione e appropriazione indebita. Intanto "Human Rights Watch" ha definito un “duro colpo contro la libertà d’espressione” l’arresto del blogger egiziano 25enne condannato a 3 anni di carcere per aver criticato le forze armate prima e dopo la caduta del regime.

Immigrazione - Ue
Missione oggi in Tunisia per il presidente della Commissione Europea, Barroso, con l’obiettivo di porre le basi di una cooperazione che arresti l’immigrazione irregolare verso l'Europa. Intanto, in Italia non si placano le polemiche per la risposta data ieri dall’Europa sull'immigrazione, mentre prosegue il flusso di immigrati dal nord Africa. Un barcone partito dalla Libia con oltre 100 persone a bordo, in gran parte provenienti dal Ciad e dalla Somalia, è approdato a Malta dopo essere stato soccorso dalla marina militare maltese. A bordo c’è anche il cadavere di una donna di 24 anni, morta durante la traversata. In giornata, inoltre, circa 800 migranti giunti in questi giorni a Lampedusa lasceranno l’isola. In 700 raggiungeranno altre zone d’Italia attraverso la nave “Exelsior”, mentre gli altri migranti saranno rimpatriati forzatamente in Tunisia a bordo di due aerei.

Algeria
È stata repressa dalle forze dell’ordine la manifestazione organizzata ieri da alcune centinaia di studenti universitari di ingegneria, in segno di protesta contro alcune riforme ritenute a loro sfavorevoli. Per alcune ore i manifestanti hanno bloccato la strada d’accesso al palazzo presidenziale, fino all’intervento della polizia. I giornali algerini riferiscono di una ventina di feriti e di alcuni fermi.

Giappone
La situazione alla centrale nucleare di Fukushima “si sta stabilizzando passo dopo passo”. Così il premier giapponese Naoto Kan, precisando che “le radiazioni stanno diminuendo”. Preoccupazione è stata invece espressa dalla Tepco, che gestisce l’impianto, mentre l’agenzia nipponica per la sicurezza nucleare ha innalzato al livello massimo di 7 la classificazione dell’incidente, al pari del disastro di Chernobyl del 1986. Stamani una nuova scossa di magnitudo 6,3 ha colpito l’area.

Guinea
Più di 5mila persone hanno assistito ai funerali del militante del partito di opposizione, Zakariaou Diallo, 32 anni, deceduto per le ferite riportate durante la manifestazione del 3 aprile, repressa dalle forze di polizia di Conakry. Come altri sostenitori dell’Unione delle forze democratiche di Guinea (Ufdg), Diallo partecipava ai festeggiamenti per il rientro in patria, dopo tre mesi di assenza del loro leader, sconfitto alle presidenziali lo scorso novembre.

Bielorussia
E' salito a 12 morti e un centinaio di feriti il bilancio delle vittime dell'esplosione avvenuta ieri nella metro di Minsk, e ritenuta dalla polizia bielorussa un attacco terroristico. Lo stesso presidente Aleksandr Lukashenko ha definito l’attentato un tentativo di destabilizzare il Paese da parte di imprecisate forze esterne. Intanto, il ministro dell’interno ha già fatto diramare gli identikit dei possibili attentatori. Su questi primi elementi Stefano Leszczynski ha intervistato Fabrizio Dragosei, corrispondente da Mosca del "Corriere della Sera":RealAudioMP3

R. – Sono in molti in Bielorussia a pensare che l'attentato possa venire dall’esterno, non solo il presidente, anche se le opinioni sono divergenti. Il presidente ha sempre accusato l’Occidente di fomentare l’instabilità in Bielorussia mentre l’opposizione pensa che se c’è qualcuno che vuole mettere in discussione anche la stessa attività dell’opposizione bisogna guardare non a Occidente ma, invece, a Oriente e quindi verso la Russia e verso i servizi segreti.

D. – Questo è stato proprio il principale timore espresso dall’opposizione. C’era stato questo tipo di reazione in passato?

R. – Sì, già nel 2008 quando c’era stato un attentato che in realtà era stata una cosa molto meno seria di questa, le autorità ne avevano "approfittato". Il fatto che immediatamente le autorità abbiano annunciato un identikit, abbiano annunciato l’identificazione, fa pensare che forse si potrebbero temere indagini a senso unico perché naturalmente è facile identificare gli oppositori, sono conosciuti. Ricordiamoci che a dicembre furono arrestate 700 persone e tra queste c’erano numerosi candidati alle elezioni presidenziali.

D. – Lukashenko non è un personaggio particolarmente amato da molti ambienti democratici. Questo attentato potrebbe contribuire a spostare l’attenzione da quella che è l’attività di questo presidente molto duro …

R. – Diciamo che Lukashenko non è amato in Occidente però è oggettivamente amato in patria. Lui vince le elezioni con percentuali plebiscitarie, perché in realtà lui garantisce o ha garantito finora e in passato un minimo di tranquillità. Inoltre, la Bielorussia era fino a ieri un Paese molto sicuro, dove non succedevano le cose terribili accadute nella vicina Russia. L’attentato nella metropolitana di ieri potrebbe cambiare un po’ le carte in tavola perché a questo punto se Lukashenko non riesce neanche più a garantire la sicurezza, forse la gente può iniziare a ripensarci. Certamente l’atteggiamento dell’Occidente e della Russia nei confronti di Minsk, del suo “padre-padrone”, dipenderà anche poi da quello che uscirà fuori dalle indagini: cioè, da chi saranno effettivamente gli eventuali personaggi che stanno dietro questo attentato. (bf)

Italia processo breve
In Italia oggi pomeriggio il provvedimento sul cosiddetto processo breve approda in aula alla Camera per il rush finale. Alta tensione con le opposizioni che hanno annunciato ostruzionismo presentando numerosi emendamenti. Per domani diverse associazioni si preparano ad "assediare" con le loro proteste Montecitorio.

Tanzania
Nuove nomine ai vertici del partito di governo sono state effettuate con l’obiettivo di contrastare un calo di popolarità rivelato dai progressi delle opposizioni e dalla bassa affluenza alle elezioni politiche dell’anno scorso. I cambiamenti nell’organigramma del Chama Cha Mapinduzi (Ccm) riguardano il comitato centrale e la segreteria generale, affidata ora a Wilson Mukama, un ex-funzionario pubblico con alle spalle una lunga carriera nel partito. Le nomine sono state annunciate al termine di un vertice incentrato sulle strategie politiche in vista delle elezioni legislative e presidenziali del 2015. Ad alimentare i malumori nei confronti del partito di governo, in un Paese dove oltre il 50% della popolazione vive al di sotto della soglia di povertà, hanno contribuito di recente anche alcuni casi di corruzione.

Elezioni presidenziali in Perù
In Perù, prosegue lo spoglio dopo le elezioni presidenziali di domenica scorsa. I dati parziali, relativi all’85 per cento dei voti, vedono al primo posto il candidato della sinistra, Humala, con oltre il 30 per cento dei consensi. In seconda posizione c’è l’esponente della destra, Keiko Fujimori, figlia dell’ex presidente Alberto, che ha ottenuto fino ad ora più del 23 per cento voti. Terzo posto per l’latro candidato della destra, Kuczynski con meno del 20 per cento. Se il quadro sarà confermato saranno i primi due i protagonisti del ballottaggio in programma il 5 giugno prossimo.

Nigeria
Una multa di 3mila Euro per non aver rispettato le norme di radiodiffusione durante le elezioni generali in corso: la dovranno pagare 33 emittenti radiotelevisive in base alla sanzione decisa dalla Commissione nazionale dell’audiovisivo della Nigeria (Nbc). Sabato, mentre erano in corso le elezioni legislative, le emittenti sanzionate hanno diffuso programmi su questioni politiche. (Panoramica internazionale a cura di Eugenio Bonanata e Gabriele Papini)


Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LV no. 102







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