India: la proposta dei Gesuiti contro la corruzione
La lotta alla corruzione sta impegnando intensamente la Chiesa indiana che manda messaggi
chiari alla politica sull’urgenza di “moralizzare la res publica, per rendere un servizio
ai cittadini e contribuire al bene comune”: per questo i Gesuiti indiani, impegnati
nel Segretariato dell’Azione Sociale, hanno reso noto e inviato alle autorità governative
un memorandum in nove punti che offre proposte concrete per la lotta alla corruzione
in India. Nei giorni scorsi i cristiani indiani hanno appoggiato la protesta non violenta
dell’attivista gandhiano Anna Hazare, che ha digiunato in segno di disapprovazione:
il governo ha accolto le sue rimostranze promettendo la creazione di una Commissione
di 10 membri (incluso lo stesso Hazare) per redigere una proposta di legge anti corruzione.
La vicenda ha mobilitato le coscienza e ravvivato il dibattito nella società civile.
I Gesuiti indiani nel loro Memorandum, inviato all’agenzia Fides, propongono di istituire
una autorità indipendente contro la corruzione in ogni stato indiano, denominata “Lokpal”
e un centro federale di coordinamento, del tutto separati dalla burocrazia e dalla
politica. Le indagini sui casi di corruzione, nota il testo dei Gesuiti, non dovranno
durare più di un anno, e un altro anno sarà dato per il processo. I funzionari pubblici
che risultano colpevoli dovranno risarcire lo Stato. Un risarcimento sarà dovuto anche
ai cittadini che, a causa di comportamenti corrotti, sono stati danneggiati. L’autorità
anti corruzione sarà sempre a disposizione e a servizio dei cittadini, e in tal modo
contribuirà al bene comune. I membri del “Lokpal” – prosegue il Memorandum – saranno
scelti dal popolo e non dalla politica, con un processo di massima trasparenza. In
questa autorità, rimarcano i Gesuiti, dovranno fondersi anche le commissioni anti
corruzione attualmente esistenti, in modo da dare al “Lokpal” pieni poteri in materia.
(R.P.)