I Papi a confronto con la Sindone, "specchio del Vangelo": una lezione del teologo,
mons. Ghiberti
La Sindone nei discorsi di tre grandi Papi. Questo il tema della conferenza tenutasi
ieri all’Ateneo Pontificio Regina Apostolorum di Roma nell’ambito del corso
di specializzazione in Studi Sindonici. Relatore dell’incontro è stato monsignor Giuseppe
Ghiberti, teologo e biblista e uno dei massimi esperti internazionali della reliquia.
Il servizio di Michele Raviart:
I Papi
e la Sindone. Un rapporto irrinunciabile in cui devozione e scienza spesso si intersecano
tra loro. Un argomento libero per la fede, ma sul quale molti pontefici hanno sempre
sentito il bisogno di prendere una posizione, mostrando una sorta di amore pudico,
importante in modo unico, per la reliquia. Padre Giuseppe Ghiberti,
teologo e biblista.
“La Sindone non può essere dichiarata articolo di
fede, perché nel credo non c’è, ad esempio. In realtà, però, aiuta a credere, e tutto
il programma della Chiesa è proprio in quella direzione: richiamare alla fede coloro
che possono essere distratti e che, magari, a contatto con questo segno possono riprendere
un rapporto con il Signore”.
In occasione delle Ostensioni pubbliche
del Sacro Lino, Paolo VI, Giovanni Paolo II e Benedetto XVI, hanno sottolineato nei
loro discorsi il legame naturale della reliquia con il racconto dei Vangeli e con
gli ultimi giorni mortali di Cristo. La Sindone come “specchio del Vangelo”, quindi
e come modello e invito all’evangelizzazione. Ma se per Paolo VI la Sindone è la fortuna
riservata all’uomo moderno di poter vedere qualche lineamento del volto di Gesù “così
vero, così profondo, così umano e divino”, per Giovanni Paolo II, la reliquia è un’opportunità
per delimitare i confini tra scienza e fede:
“Per Giovanni Paolo II,
c’è l’insistenza, da una parte, nel chiarire quale sia il campo della competenza della
scienza, e cioè la risposta a quelle due famose domande dell’età del telo sindonico
e della modalità di formazione dell’immagine sindonica. Dall’altra parte, però, c’è
tutto il rimando sia alla sofferenza che al silenzio che alla debolezza, in modo che
ambedue gli aspetti, quello della devozione da una parte e della ricerca dall’altra,
si condizionino tra di loro”.
La prospettiva di Benedetto XVI è invece
quella della Sindone come aiuto ad accettare la sofferenza e la morte. Ancora Padre
Ghiberti:
“Per Benedetto XVI, è il richiamo al mistero del Sabato Santo,
quello che viene ad echeggiare quando ci si mette di fronte alla Sindone, e cioè il
mistero del momento in cui l’Incarnazione ha toccato il punto più basso della sua
realizzazione: non solo la morte, ma il rimanere nella morte, per cui la forza della
Resurrezione ha provocato il superamento e, nello stesso tempo, ha dato il motivo
della speranza. E noi passiamo per la stessa strada”.(ap)