Europa divisa sull'immigrazione. L'Italia: riconoscere i visti temporanei nell'area
Schengen
Proseguono gli sbarchi di immigrati a Lampedusa mentre l’Italia continua a chiedere
un maggiore impegno all’Unione europea, in particolare dopo la presa di posizione
europea secondo cui i permessi di soggiorno temporanei italiani ai migranti tunisini
non aprono all’area Shenghen. Il servizio di Debora Donnini:
“Oggi vedremo
se esiste un'Europa unita e solidale o se è solo un'espressione geografica”. Così
il titolare del Viminale, Roberto Maroni, entrando al Consiglio dei ministri degli
Interni Ue a Lussemburgo sull'emergenza immigrazione. C’è, dunque, preoccupazione
in Italia. Ieri in una lettera la commissaria europea agli affari interni, Cecilia
Malmstrom, pur ribadendo l’aiuto all’Italia con la missione Frontex e altre risorse
finanziarie, ha sostenuto che i permessi di soggiorno temporanei di protezione dell’Italia
non fanno scattare automaticamente la libera circolazione nell’area Shenghen. La Germania,
oggi, ha ribadito che è inaccettabile che un gran numero di migranti economici arrivi
in Europa e in Germania, passando per l'Italia. Il ministro degli Interni spagnolo,
Alfredo Rubalcaba, dà ragione alla Commissione europea quando sostiene che “non si
può attivare la direttiva 55 del 2001” sulla protezione temporanea perché – dice -
gli immigrati che si trovano in Italia “sono irregolari, bisogna rimandarli indietro
e la Tunisia li deve riprendere”. Ieri poi la Francia aveva sottolineato che continuerà
i respingimenti alla frontiera con l’Italia e si opporrà all’idea di una redistribuzione
dei migranti tra i Paesi europei. Interviene il ministro degli Esteri italiano, Franco
Frattini, che ribadisce che la distribuzione di permessi temporanei è assolutamente
in linea con Schengen e assicura che “il governo italiano vuole chiedere un maggiore
impegno dell'Europa”. Intanto oggi il presidente della Repubblica italiana, Giorgio
Napolitano, si è detto “per un impegno forte dell’Italia in Europa, affinché il nostro
Paese continui tenacemente a perseguire una visione comune ed elementi di politica
comune anche sul tema dell’immigrazione”. “Tutto questo – ha specificato – senza nemmeno
prendere in considerazione posizioni di ritorsione o dispetto o addirittura ipotesi
di separazione”. E per parlare dell’emergenza, domani il presidente della Commissione
europea, José Manuel Barroso, sarà in visita a Tunisi, dove incontrerà le autorità
di transizione. A Lampedusa, intanto, ci sono stati altri due sbarchi nella notte
e stamani sono ripresi i voli di rimpatrio. Attualmente sull’isola ci sono circa 1.500
immigrati. Sulla situazione fra Italia e Unione Europea, abbiamo sentito Oliviero
Forti, responsabile Immigrazione della Caritas italiana:
R.
– Ci sono due piani, un piano giuridico rispetto al quale l’Europa – crediamo – si
sta comportando nei modi che erano assolutamente previsti. Chiaramente un permesso
nazionale come quello rilasciato ai tunisini difficilmente verrebbe accettato - come
è stato d’altronde – da altri Paesi, quale lasciapassare per trovarsi negli stessi
Paesi. Bisogna ricordare che andare in un altro Paese significa che laddove poi non
ci siano i requisiti, sarà quel Paese a doversi sobbarcare l’onere del rimpatrio di
queste persone. D’altra parte, la politica europea sull’immigrazione è stata sempre
una politica molto sbilanciata sulla dimensione statuale. Da sempre chiediamo che
l’Europa prenda coraggio e legiferi a livello congiunto sull’immigrazione: questo
non è stato fatto e potrebbe essere ora l’occasione per cominciare a fare un ragionamento
serio in questo campo. (mg)