Egitto. Mubarak: "contro di me una campagna diffamatoria". Nuove proteste contro l'ex
rais
Per la prima volta dall’11 febbraio l’ex presidente Hosni Mubarak ha rotto il silenzio.
Intervistato dalla tv Al Arabiya l’ex rais ha sostenuto di essere stato vittima di
una “ingiusta campagna diffamatoria” e ha smentito conti bancari fuori dall'Egitto.
Proprio oggi il procuratore generale del Cairo ha deciso di convocare l'ex rais e
i suoi due figli in merito alle responsabilità negli attacchi ai manifestanti dello
scorso 25 gennaio oltre che per accertare eventuali abusi di potere commessi. Fonti
giudiziarie fanno poi sapere che l’ex premier Nazif è stato posto in custodia cautelare
per 15 giorni nell'ambito delle inchieste sulla malversazione di fondi pubblici. Questa
mattina in centinaia avevano occupato piazza Taharir al Cairo per chiedere, prima
possibile, ’apertura di un’inchiesta e l’incriminazione di Mubarak e di altri esponenti
del deposto regime. Sulla situazione nel Paese, Stefan Kempis, della nostra
redazione tedesca, ha intervistato mons. Michael Fitzgerald, nunzio apostolico
in Egitto:00:02:26:52
R. – Siamo in una fase di transizione,
una fase di incertezza, ma ci sono grandi speranze e allo stesso tempo alcune apprensioni.
I partiti politici si stanno organizzando per le elezioni del settembre prossimo.
E’ certo che i Fratelli musulmani sono più organizzati. Il Partito democratico nazionale
ha perso i suoi capi e non si sa come si presenterà o se si presenterà. Si stanno
organizzando anche altri partiti dove ci sono cristiani e musulmani insieme.
D.
– Qual è il ruolo dei cristiani, in particolare dei cattolici, in questa delicata
fase politica?
R. – E’ una cosa molto positiva il fatto che i giovani cristiani,
specialmente i giovani cattolici, stiano facendo uno sforzo per capire i problemi
della società di oggi, per capire cosa vuol dire il cambiamento della Costituzione.
Tutti questi problemi sono studiati con l’aiuto di esperti che sono chiamati a partecipare
a vari incontri. Dal punto di vista delle elezioni, dobbiamo dire che i Fratelli musulmani
non sono i soli sul fronte islamico, ci sono anche altri gruppi e, dunque, c’è una
frammentazione che può forse dare più possibilità a un pensiero liberale in modo che
cristiani e musulmani possano avanzare insieme e poi ottenere una parte dei seggi
del parlamento.
D. – C’è il pericolo che il fondamentalismo islamico metta
le mani sulla rivoluzione?
R. - Certo c’è stata una propaganda da parte di
alcuni musulmani che dicevano che c’è il pericolo che il Paese perda il suo carattere
islamico. Siamo in una fase di transizione, ma per il momento il Consiglio supremo
delle forze armate dirige il Paese. Speriamo che questa fase non duri troppo e che
l’Egitto possa entrare presto in un futuro migliore.