2011-04-10 20:01:08

Egitto. Mubarak: "contro di me una campagna diffamatoria". Nuove proteste contro l'ex rais


Per la prima volta dall’11 febbraio l’ex presidente Hosni Mubarak ha rotto il silenzio. Intervistato dalla tv Al Arabiya l’ex rais ha sostenuto di essere stato vittima di una “ingiusta campagna diffamatoria” e ha smentito conti bancari fuori dall'Egitto. Proprio oggi il procuratore generale del Cairo ha deciso di convocare l'ex rais e i suoi due figli in merito alle responsabilità negli attacchi ai manifestanti dello scorso 25 gennaio oltre che per accertare eventuali abusi di potere commessi. Fonti giudiziarie fanno poi sapere che l’ex premier Nazif è stato posto in custodia cautelare per 15 giorni nell'ambito delle inchieste sulla malversazione di fondi pubblici. Questa mattina in centinaia avevano occupato piazza Taharir al Cairo per chiedere, prima possibile, ’apertura di un’inchiesta e l’incriminazione di Mubarak e di altri esponenti del deposto regime. Sulla situazione nel Paese, Stefan Kempis, della nostra redazione tedesca, ha intervistato mons. Michael Fitzgerald, nunzio apostolico in Egitto: 00:02:26:52

R. – Siamo in una fase di transizione, una fase di incertezza, ma ci sono grandi speranze e allo stesso tempo alcune apprensioni. I partiti politici si stanno organizzando per le elezioni del settembre prossimo. E’ certo che i Fratelli musulmani sono più organizzati. Il Partito democratico nazionale ha perso i suoi capi e non si sa come si presenterà o se si presenterà. Si stanno organizzando anche altri partiti dove ci sono cristiani e musulmani insieme.

D. – Qual è il ruolo dei cristiani, in particolare dei cattolici, in questa delicata fase politica?

R. – E’ una cosa molto positiva il fatto che i giovani cristiani, specialmente i giovani cattolici, stiano facendo uno sforzo per capire i problemi della società di oggi, per capire cosa vuol dire il cambiamento della Costituzione. Tutti questi problemi sono studiati con l’aiuto di esperti che sono chiamati a partecipare a vari incontri. Dal punto di vista delle elezioni, dobbiamo dire che i Fratelli musulmani non sono i soli sul fronte islamico, ci sono anche altri gruppi e, dunque, c’è una frammentazione che può forse dare più possibilità a un pensiero liberale in modo che cristiani e musulmani possano avanzare insieme e poi ottenere una parte dei seggi del parlamento.

D. – C’è il pericolo che il fondamentalismo islamico metta le mani sulla rivoluzione?

R. - Certo c’è stata una propaganda da parte di alcuni musulmani che dicevano che c’è il pericolo che il Paese perda il suo carattere islamico. Siamo in una fase di transizione, ma per il momento il Consiglio supremo delle forze armate dirige il Paese. Speriamo che questa fase non duri troppo e che l’Egitto possa entrare presto in un futuro migliore.










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