Angelus. Il Papa: è la morte spirituale, il peccato, che minaccia di rovinare l’esistenza
di ogni uomo
All’Angelus Benedetto XVI ha ricordato che le Letture bibliche di questa domenica
parlano tutte della risurrezione. “Non ancora di quella di Gesù, che irromperà come
una novità assoluta, ma della nostra risurrezione, quella a cui noi aspiriamo e che
proprio Cristo ci ha donato, risorgendo dai morti”. Il servizio di Amedeo Lomonaco:
Benedetto
XVI, a sole due settimane della Pasqua, si sofferma sul significato cristiano della
morte che rappresenta per noi “come un muro che ci impedisce di vedere oltre”. Eppure
il nostro cuore - afferma il Pontefice – “si protende al di là di questo muro, e anche
se non possiamo conoscere quello che esso nasconde, tuttavia lo pensiamo, lo immaginiamo,
esprimendo con simboli il nostro desiderio di eternità”. Riferendosi al Vangelo di
oggi della risurrezione di Lazzaro, il Santo Padre ricorda che l’idea di una risurrezione
personale compare solo alla fine dell’Antico Testamento e che al tempo di Gesù non
era accolta da tutti i Giudei.
“Del resto, anche tra i cristiani,
la fede nella risurrezione e nella vita eterna si accompagna non raramente a tanti
dubbi, a tanta confusione, perché si tratta pur sempre di una realtà che oltrepassa
i limiti della nostra ragione, e richiede un atto di fede”.
Di fronte
a tanti dubbi e limiti c’è una vera novità – aggiunge il Papa - che irrompe e supera
ogni barriera:
“Cristo abbatte il muro della morte, in Lui abita
tutta la pienezza di Dio, che è vita, vita eterna. Per questo la morte non ha avuto
potere su di Lui; e la risurrezione di Lazzaro è segno del suo pieno dominio sulla
morte fisica, che davanti a Dio è come un sonno (cfr Gv 11,11)”.
Ma
c’è un’altra morte – spiega il Pontefice - che è costata a Cristo “la più dura lotta,
addirittura a prezzo della Croce”:
“E’ la morte spirituale, il peccato,
che minaccia di rovinare l’esistenza di ogni uomo. Per vincere questa morte Cristo
è morto, e la sua Risurrezione non è il ritorno alla vita precedente, ma l’apertura
di una realtà nuova, una “nuova terra”, finalmente ricongiunta con il Cielo di Dio”.
Dopo
l’Angelus, il Papa ha rivolto un saluto agli operai del polo minerario sardo di Portovesme
che vivono una difficile situazione lavorativa, e ha ricordato il primo anniversario
della catastrofe aerea nei pressi di Smoleńsk, in Russia, costata la vita al
presidente Lech Kaczynski e ad altre personalità della Polonia.
“Cristo, la nostra vita e Risurrezione – ha detto il Santo Padre rivolgendosi ai pellegrini
polacchi - li accolga nella sua gloria e vi conforti in questa dolorosa esperienza”.