2011-04-08 14:09:03

Sudan: fuga dei cristiani dal nord al sud. Appello dei vescovi alla riconciliazione


In vista della proclamazione dell’indipendenza del Sud Sudan, il 9 luglio prossimo, a seguito del referendum sull’indipendenza nazionale, che si è tenuto ai primi di gennaio, i vescovi del Paese hanno diffuso un nuovo messaggio in cui esortano i cittadini di tutto il Paese “ad abbracciare una cultura della pace” rispettando la vita e la dignità umana. Il messaggio, intitolato “Sii calmo e sii vigile”, è stato diffuso mercoledì, al termine dell’assemblea plenaria della Conferenza episcopale a Juba, la futura capitale del nuovo Stato. Nel documento – riferisce l’agenzia Cns - si chiede ai sudanesi “pazienza, comprensione e cautela” in una fase di “cambiamenti drammatici”, che segue di appena sei anni la fine del sanguinoso conflitto civile tra Nord e Sud. I vescovi evidenziano che il referendum ha dato finalmente ai sud-sudanesi l’opportunità di “decidere il loro futuro politico”. Dall’assemblea è emersa la consapevolezza che i “grandi cambiamenti” richiedono un cammino difficile, come confermano i “problemi” ancora irrisolti delle regioni di Abyei, dei Monti Nuba e del Blue Nile, ma anche dei diritti di cittadinanza, dei confini e della spartizione del petrolio. Al di là delle questioni specifiche, però, nel messaggio è centrale l’appello a respingere ogni violenza: “Invitiamo tutti i cittadini sudanesi a rifuggire dalle divisioni, dall’incitamento alla violenza, dalle parole di odio, dalle insinuazioni e accuse e a risolvere le dispute attraverso il dialogo in uno spirito di unità”. “Indipendentemente dai confini geografici, dalle etnie, dalle fedi, dalle culture o dalle affiliazioni politiche – sottolineano i vescovi – siamo tutti figli di Dio: il rispetto delle diversità è fondamentale”. Intanto, il sud Sudan si trova già a fronteggiare un massiccio rientro di sudanesi dalle regioni settentrionali: secondo stime dell’Organizzazione Mondiale delle Migrazioni, in agosto il fenomeno interesserà oltre 750mila persone. “L’esodo, causato dal panico, ha svuotato il nord di cristiani” ha spiegato in una nota di “Aiuto alla Chiesa che Soffre” (ACS) inviata all’Agenzia Fides, mons. Cesare Mazzolari, vescovo di Rumbek. A seguito della consultazione elettorale, infatti, è diffusa l’idea che il presidente Omar al-Bashir – incriminato dal Tribunale dell’Aia per crimini contro l’umanità relativi al genocidio in Darfur – attui una ancor più radicale islamizzazione. Quando il nord, in prevalenza arabo e musulmano, si sarà separato dal sud dove vive la maggior parte dei non islamici – per lo più cristiani e animisti – è facile prevedere che Khartoum adotterà una linea molto dura nei confronti delle minoranze. “Verrà comunque usato un metro ragionevole nell’imporre la legge islamica – ha però rassicurato mons. Mazzolari – E non potrebbe essere altrimenti, ora che la comunità internazionale è in grande allerta”. Da segnalare che il neo-Stato è chiamato ad affrontare – oltre all’immenso flusso di arrivi – anche il crescente numero di episodi violenti. È dello scorso 17 gennaio la notizia della morte di suor Angelina, religiosa di 37 anni della diocesi di Tombura-Yambio, uccisa da militanti del Lord’s Resistance Army (LRA) mentre portava aiuti sanitari ai rifugiati della regione. Fatti cruenti si sono verificati soprattutto negli Stati di Bar el Ghazal, Unità e Alto Nilo; in Malakal, dove il presule è stato parroco negli anni ‘90, più di 40 persone hanno perso la vita durante un attacco.







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