In Giappone si celebra la festa buddista del Vesakh. Gli auguri del cardinale Tauran
Si celebra oggi in Giappone, per i buddhisti della tradizione “mahayana”, l’annuale
festa del Vesakh/Hanamatsuri, che in Corea, Cina, Taiwan e Vietnam viene osservata
il 10 maggio dai fedeli della medesima tradizione; per i seguaci della scuola “theravada”
di Thailandia, Sri Lanka, Cambogia e Birmania la festa verrà celebrata il 17 maggio.
La celebrazione ricorda la nascita, il risveglio e il trapasso di Buddha. In occasione
della ricorrenza il Pontificio Consiglio per il Dialogo interreligioso ha rivolto
alle comunità buddhiste del mondo il consueto Messaggio, quest’anno dal titolo “Cercando
la verità in libertà: Cristiani e Buddhisti vivono in pace”. “Nel mondo d’oggi, segnato
da forme di secolarismo e fondamentalismo che sono spesso nemiche della vera libertà
e dei valori spirituali, il dialogo interreligioso – si legge nel Messaggio – può
essere la scelta alternativa con la quale troviamo la ‘via d’oro’ per vivere in pace
e lavorare insieme per il bene comune”. Il dialogo, si afferma, “è anche un potente
stimolo a rispettare i fondamentali diritti umani della libertà di coscienza e della
libertà di culto. Quando la libertà religiosa è effettivamente riconosciuta, la dignità
della persona umana è rispettata nella sua radice”. Il Messaggio, firmato dal cardinale
Jean-Louis Tauran e dall’arcivescovo Pierluigi Celata, presidente e segretario del
Pontificio Consiglio per il Dialogo Interreligioso, si sofferma sul rapporto fra pace,
verità e libertà. “Condizione necessaria per perseguire una pace autentica – si legge
– è l’impegno a cercare la verità”. Questa naturale “tensione umana verso la verità
– asserisce il dicastero vaticano – offre ai seguaci delle diverse religioni una felice
opportunità di incontro in profondità e di crescita nel reciproco apprezzamento per
i doni di ciascuno”. E le ricadute sociali sono altrettanto importanti, perché la
“sincera ricerca” di ciò che è vero e buono rafforza la coscienza morale e le istituzioni
civili, mentre “la giustizia e la pace sono fermamente stabilite”. Il Messaggio si
conclude con l’augurio che la celebrazione del Vesakh sia “fonte di arricchimento
spirituale” e “occasione per dare nuovo slancio alla ricerca della verità”, al fine
di “mostrare compassione verso tutti coloro che soffrono” e l’impegno a “vivere insieme
in armonia”.