2011-04-07 15:08:12

Libia: raid Nato contro le forze di Gheddafi nell'area di Brega e Misurata


In Libia, proseguono senza sosta i combattimenti tra le forze lealiste e i ribelli che ormai da diversi giorni si concentrano soprattutto attorno a Misurata e a Brega. Le truppe lealiste che operano nella regione delle due città stamattina sono finite nel mirino dei raid della Nato, mentre la diplomazia internazionale insiste sulla necessità che Gheddafi lasci il Paese. Il servizio di Eugenio Bonanata:RealAudioMP3

Coinvolgere l’Unione Africana e organizzare al più presto un’incontro tra i leader europei e i rappresentanti dei ribelli. Questi i punti fondamentali sui quali lavorerà la seconda riunione del cosiddetto Gruppo di contatto in programma a Dhoa, in Qatar, il prossimo 13 aprile. Di oggi la notizia dell’arrivo a Bengasi di una delegazione europea con l’obiettivo di avviare i primi contatti con gli insorti, che in queste ore hanno lamentato lo scarso appoggio sul campo. La Nato ha risposto che la conduzione dei raid aerei si fa sempre più difficile a causa dell’utilizzo di civili come scudi umani. Nonostante questo, i velivoli della coalizione stamattina hanno colpito le forze governative sia a Misurata che a Brega, con testimoni che riferiscono di esplosioni anche nella periferia di Tripoli. Non è chiaro, invece, chi abbia colpito il campo petrolifero di Sarir, nel sud della Cirenaica, in mano ai ribelli. Confuso anche il bilancio delle vittime della mattinata, che potrebbe aggirarsi intorno ad una decina di morti e diversi feriti. I ribelli hanno annunciato a breve una grande battaglia. Per il momento, però, nessuna delle due parti avanza in modo significativo, mentre nella confinante Tunisia è stato allestito un nuovo campo per garantire l'assistenza umanitaria. “Gheddafi non ha futuro”, ha affermato l’ex ministro dell’Energia libico, che ha lasciato la città di Misurata per rifugiarsi a Malta. Il leader libico, dal canto suo, ha chiesto lo stop delle ostilità, ma la lettera che ha inviato ieri alla Casa Bianca non ha sortito alcun effetto. L’amministrazione Usa chiede fatti concreti e lavora per il suo esilio e anche Parigi ha ribadito che il nodo centrale della questione è sapere a quali condizioni Gheddafi sia disposto a fare un passo indietro. Intanto, la cronaca registra molte voci alimentate dalla stampa: c’è la presunta scomparsa di un commando di forze speciali francesi, che sarebbe avvenuta nel deserto libico nonostante la risoluzione Onu escluda l’impiego di truppe di terra. Poi, si parla anche della presenza di mercenari bielorussi in aiuto delle forze lealiste. Dall’Algeria, infine, è arrivato l’allarme relativo al Qaeda: il ramo magrebino della rete di Osama Bin Laden starebbe inviando in Libia kamikaze pronti a colpire le brigate di Gheddafi.

Yemen
Nello Yemen, prosegue la mediazione del Consiglio di Cooperazione del Golfo in vista di una soluzione pacifica della crisi politica in atto nel paese, che ha già provocato decine di morti. L’organismo sarebbe pronto a chiedere le dimissioni del presidente Saleh. La proposta è contenuta in una bozza d’intesa che a breve sarà presentata allo stesso leader yemenita, dopo il via libera da parte dell’opposizione. Il documento – secondo le anticipazioni fornite dal primo ministro del Qatar – prevede una breve fase di transizione guidata da un Consiglio nazionale, composto da tutte le forze in campo, che dovrebbe traghettare il Paese verso le nuove elezioni.

Siria
Resta sempre alta la tensione in Sira. Ignoti hanno assaltato e incendiato la casa di un deputato a Daraa, nel sud del Paese, teatro nelle settimane scorse della violenta repressione delle forze di sicurezza contro i manifestanti anti-regime. Oggi, intanto, il presidente al Assad, dopo oltre mezzo secolo, ha concesso la nazionalità ai curdi residenti nella regione nordorientale di Hasake, al confine con Turchia e Iraq. Si tratta di 100 mila persone, private finora di ogni diritto.

Afghanistan
Almeno sei membri delle forze di sicurezza afghane sono morti in un attentato suicida avvenuto oggi contro un centro di addestramento della polizia a Kandahar, nel sud dell'Afghanistan. L'attacco è sfociato in una battaglia protrattasi per alcune ore, che ha portato all’uccisione di tre dei quattro attentatori. L’azione è stata rivendicata dai talebani.

Messico
Almeno 59 cadaveri sono stati ritrovati in otto fosse comuni, nello Stato nordorientale messicano di Tamaulipas. Le autorità locali hanno annunciato il fermo di 11 persone sospettate di essere coinvolte nelle uccisioni. Per la polizia potrebbe trattarsi dei passeggeri di alcuni pullman spariti nel nulla il 25 marzo scorso nella stessa zona: l’ipotesi è che tutti siano finiti nelle mani dei trafficanti, nel tentativo di entrare illegalmente in territorio statunitense. La scoperta è avvenuta proprio mentre migliaia di persone sfilavano in una quarantina di città messicane per condannare i narcotrafficanti e chiedere la fine delle violenze. Alla fine del 2010, la lotta ai narcotrafficanti ha causato oltre 34.600 morti. Dall'inizio del 2011 i morti sono stati già più di tremila.

Medio Oriente
Nuovo raid aereo sulla Striscia di Gaza, condotto la notte scorsa dall'aviazione israeliana in risposta ad un attacco missilistico dei miliziani palestinesi. Per ora non si ha notizia di vittime. Secondo un portavoce militare a Tel Aviv, sono stati colpiti tre tunnel di contrabbando nel sud della Striscia.

Pakistan
Un’autobomba è esplosa oggi in Pakistan contro la residenza di un ufficiale di polizia a Quetta, capoluogo della provincia meridionale del Baluchistan, causando un morto e nove feriti. Gli attentatori hanno diretto il veicolo contro la casa di del vice ispettore generale della polizia investigativa della città. Intanto a Bara, nel territorio confinante con l'Afghanistan, sette membri di un reparto delle forze di sicurezza pakistane sono rimasti feriti in un attentato.

Giappone
In Giappone, possibile nuova perdita di acqua radioattiva dal reattore numero due della centrale di Fukushima, nonostante la riparazione della falla attraverso iniezioni di "vetro solubile" ultimata in queste ore. Lo ha affermato il portavoce dell’Agenzia nipponica per la sicurezza nucleare, precisando che la Tepco – la società che gestisce l’impianto – avrebbe rafforzato le analisi sulle radiazioni in mare. Inoltre, per evitare altre contaminazioni, si prevede di creare una diga con 100 tonnellate di sacchetti di sabbia e di utilizzare pannelli di ferro come contenimento attorno ai punti critici.

Haiti
Ad oltre un anno dal devastante sismo che ha colpito Haiti, ci sono grosse difficoltà nella ricostruzione e nella ripresa del poverissimo Paese caraibico. A lanciare l’allarme le Nazioni Unite dopo una riunione che si è svolta ieri al Palazzo di Ventro. Il servizio, da New York, è di Elena Molinari:RealAudioMP3

Quattordici mesi dopo il sisma che l’ha devasta, Haiti rimane in ginocchio e la comunità internazionale ha stanziato solo il 37 per cento dei fondi promessi per la ricostruzione. Lo ha detto Bill Clinton, inviato dell’Onu nel Paese centroamericano, intervenendo ieri ad una riunione del Consiglio di sicurezza su Haiti. L’ex presidente americano ha sottolineato che tonnellate di macerie rimangono nella capitale haitiana, Port-au-Prince, dal gennaio 2010. Durante la stessa riunione, il segretario generale dell’Onu, Ban Ki-moon, ha invece evidenziato che l’economia di Haiti rimane prostrata: le istituzioni pubbliche sono a mala pena in grado di offrire i servizi essenziali e troppe donne e bambini vivono nella paura della violenza sessuale. Il segretario generale ha, però, illustrato anche alcuni dati positivi: gli sfollati che vivono nei campi profughi sono passati - ad esempio - da un milione e mezzo nel luglio dell’anno scorso ai 680 mila attuali. Anche Clinton ha concluso dicendo che, nelle condizioni attuali, la ricostruzione avvenuta finora ad Haiti è un piccolo miracolo, anche se la sfida per un successo a lungo termine dipende dal prossimo governo di Port-au-Prince, emerso dal ballottaggio presidenziale del mese scorso.

Kosovo
I principali partiti del Kosovo hanno raggiunto un accordo per sostenere un candidato comune alla presidenza, dopo il verdetto della Corte Costituzionale che ha dichiarato illegittima l’elezione di Pacolli, avvenuta lo scorso mese di febbraio. La scelta, è caduta su una donna, Atifete Jahjaga, attualmente alto funzionario della polizia. L’intesa, annunciata dal premier Thaci evita il ricorso anticipato alle urne e prevede alcune riforme costituzionali e una riforma della legge elettorale, sia per quanto riguarda il presidente della Repubblica sia il parlamento. Le prossime presidenziali sono in programma nell’aprile 2012, mentre le politiche sono previste per la primavera del 2013.

Cina
La Cina ha esortato gli altri Paesi a non interferire nell’arresto dell’artista dissidente, Ai Weiwei, avvenuto domenica nell’ambito di un’inchiesta per presunti crimini economici. Diversi governi e diverse organizzazioni internazionali hanno chiesto notizie sulla sorte dell’uomo, che fa parte di un gruppo di una trentina di persone scomparse da febbraio in concomitanza con le rivoluzioni nel mondo arabo e nordafricano. Per Pechino, la vicenda “non ha nulla a che vedere con i diritti umani e la libertà d’espressione”. (Panoramica internazionale a cura di Eugenio Bonanata e di Gabriele Papini)


Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LV no. 97







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